L’undici novembre 2023 don Giovanni Pochini ha celebrato il suo 50° anno di sacerdozio.
Con due semplici volantini, la famiglia religiosa ha annunciato le celebrazioni nel paese natale Monteleone Sabino (RI) il giorno 11 novembre e quello nella nostra chiesa di Piedigrotta il 18 novembre, preceduta da un triduo di preparazione di riflessione e preghiera.
Di seguito è invece riportato l’articolo apparso sul numero di novembre di Qui Piedigrotta in cui don Giovanni ha voluto tracciare un profilo della sua storia
50° anniversario di consacrazione presbiterale
di don Giovanni Pochini.
Canonico Regolare Lateranense. (C.R.L.)
- Perché Presbitero, prete o sacerdote?
- Perché Canonico Regolare Lateranense?
- Perché prete religioso (che fa riferimento ad un Istituto, ad una famiglia religiosa) e non diocesano (che fa capo ad una Diocesi, ad un Vescovo)?
- Perché prete: perché il Signore mi ha voluto bene, anzi mi ha amato.
Gesù un giorno, mi ha voluto ricoprire con il suo mantello, come il profeta Elia, ha ricoperto il profeta Eliseo.
Gesù ama tutti, buoni e meno buoni.
Ognuno di noi fa, sicuramente, fatica a rispondere al suo abbraccio anche se ci accorgiamo di essere, sempre, sollevati e ricoperti dalla sua tenerezza.
Avevo tredici anni, quando con nonno Nicola mi recai in un paesino della Sabina, Poggio Nativo. Nonno Nicola era una persona molto semplice, umana, generosa anche se la domenica alzava, per le delusioni della vita, il gomito.
Nonna Aurora, sua moglie, che non ho conosciuto, morì all’età, mi sembra, di quarant’ anni.
Avevo solo tredici anni, quando, a piedi, con nonno Nicola da Monteleone Sabino (Rieti) (mio paese di origine), per scorciatoie, siamo arrivati a Poggio Nativo (Rieti) dove i frati avevano una scuola di avviamento al lavoro. Ma, causa la mia “piccola” età, non mi presero: Dio stava già parlandomi, stava già incidendo nella mia vita (Dio – incidenza).
Il Signore parla a noi non tanto direttamente ma nelle persone, con i fatti o attraverso gli avvenimenti…
Tornai, deluso, in famiglia; e non sapendo cosa fare mi affiancai ad alcuni coetanei che partivano per il Seminario, allora, (si parlava) di Collegio come un luogo di correzione.
Don Antonio Susanna, canonico regolare lateranense, tramite la famiglia Monaco (Giovanna / Checchina) mi invitò ad andare a S.Floriano di Castelfranco Veneto provincia di Treviso dove l’Istituto dei Canonici Regolari Lateranensi era collocato.
In Seminario, durante una preghiera, per me intensa, davanti al Santissimo, a Gesù Eucarestia, ho avvertito la sua voce, il suo abbraccio, e mi ha chiamato: VIENI. VUOI …?
Ho iniziato, allora, un cammino più, a Lui, vicino e ho continuato, nonostante i dubbi, le perplessità e le difficoltà a dirgli: “Eccomi, parla Signore che il tuo servo ti ascolta ”!
Oggi, dopo cinquant’anni di consacrazione, sono contento di essere stato invitato a salire più in alto, per servire.
L’undici novembre, memoria di san Martino di Tours, durante una giornata bella e soleggiata, per le mani del vescovo, allora, di Rieti, mons. don Dino Trabalzini sono diventato presbitero nella chiesa, parrocchiale, di san Giovanni Evangelista di Monteleone Sabino.
Oggi, con san Paolo posso continuare a ripetere “per grazia di Dio sono quello che sono…” ( 1Cor. 15,10).
Gesù chiama, e noi, liberamente possiamo rispondere: “eccomi ” che, per me, si è, nel tempo, irrobustito per mezzo di parole sagge e sapienti di don Luigi Casetta, allora parroco del mio paese.
La vita, si è, poi, sviluppata tra studio e continue risposte.
La vocazione, infatti, si vive “sul campo” e non una volta sola quando si dice “sono disposto a…”o “prendo te come…”
- Perché Canonico Regolare Lateranense, e non Francescano, Gesuita, Domenicano, Certosino, Benedettino…
Il Signore mi ha voluto tra i canonici regolari lateranensi perché don Antonio Susanna, allora parroco in Roma di san Giuseppe sulla via Nomentana e la famiglia Monaco (anche qui Dio – incidenza) mi ha, mi hanno voluto bene.
- Perché prete religioso e non diocesano, come don Sante Paoletti (attuale parroco di Monteleone Sabino)?
Anche qui, devo dire: il Signore si esprime attraverso le persone, i fatti, gli avvenimenti…E’ necessario, allora, da parte nostra, rispondere , liberamente: “Signore, parla che il tuo servo ti ascolta ”.
Oggi, al tramonto… dopo cinquant’anni di vita consacrata sono gioioso che il Signore mi ha voluto “SUO ”, anche, se le difficoltà vissute dentro le mie fragilità, non sono mancate.
D.Giovanni Pochini. C.r.l.
Napoli, novembre 2023