Cari amici,
ho pensato di dedicare questo numero di “Qui Piedigrotta” ai diaconi Gianni e Giuseppe che prestano il loro servizio in questa nostra parrocchia. Per comprendere meglio il loro ministero daremo subito la parola a quello che Papa Francesco ha detto ai diaconi permanenti della diocesi di Milano:
“… Stiamo attenti a non vedere i diaconi come mezzi preti e mezzi laici. Questo è un pericolo. Alla fine non stanno né di qua né di là. Guardarli così ci fa male e fa male a loro. Questo modo di considerarli toglie forza al carisma proprio del diaconato. E questo carisma è nella vita della Chiesa. E nemmeno va bene l’immagine del diacono come una specie di intermediario tra i fedeli e i pastori. Né a metà strada fra i preti e i laici, né a metà strada fra i pastori e i fedeli. E ci sono due tentazioni. C’è il pericolo del clericalismo: il diacono che è troppo clericale: sembra quasi di voler prendere il posto del prete. E l’altra tentazione, il funzionalismo: è un aiuto che ha il prete per svolgere certi compiti e non per altre cose… No. Voi avete un carisma chiaro nella Chiesa e dovete costruirlo. Il diaconato è una vocazione specifica, una vocazione familiare che richiama il servizio. A me piace tanto quando, negli Atti degli Apostoli, i primi cristiani ellenisti sono andati dagli apostoli a lamentarsi perché le loro vedove e i loro orfani non erano ben assistiti, e hanno fatto quella riunione, quel “sinodo” tra gli apostoli e i discepoli, e hanno “inventato” i diaconi per il servizio. Questa parola è la chiave per capire il vostro carisma. Il servizio come uno dei doni caratteristici del popolo di Dio. Il diacono è il custode del servizio nella Chiesa: alla Parola, all’Altare, ai Poveri. La missione del diacono: nel ricordare a tutti noi che la fede, nelle sue diverse espressioni – la liturgia comunitaria, la preghiera personale, le diverse forme di carità – e nei suoi vari stati di vita – laicale, clericale, familiare – possiede un’essenziale dimensione di servizio. Il servizio a Dio e ai fratelli. Voi, diaconi, siete i custodi del servizio nella Chiesa. Voi siete sacramento del servizio a Dio e ai fratelli. E da questa parola “servizio” deriva tutto lo sviluppo del vostro lavoro, della vostra vocazione, del vostro essere nella Chiesa. Una vocazione che come tutte le vocazioni non è solamente individuale, ma vissuta all’interno della famiglia e con la famiglia; all’interno del Popolo di Dio e con il Popolo di Dio.”
Ed ora la parola a Gianni e a Giuseppe.
Sono stato ordinato diacono con mio fratello Marco nel 2006 da Sua Em. il card. Giordano dopo un lungo percorso spirituale e di studi durato sette anni. La mia vocazione affonda le sue radici già nella mia infanzia e presso il convento dei Padri Cappuccini al corso Vittorio Emanuele; ho ancora chiaro quel momento in cui davanti al presepe settecentesco del convento, avevo circa 5 anni, rimasi incantato davanti alla grotta del Bambin Gesù. A 16 anni fui richiamato proprio in quello stesso convento dal buon padre Camillo che chiamando anche me “angioletto” mi introdusse nella Gioventù francescana e nel 1969 emanai la professione perpetua nell’ordine Francescano Secolare. Qui, conobbi Clelia, mia moglie, e con lei continuiamo a frequentare. Non posso fare a meno di ricordare tutti i parroci e i collaboratori della comunità di Piedigrotta che si sono succeduti e che mi hanno accompagnato e che ancora oggi costituiscono per me un esempio vivo di accoglienza, di serietà e di umile silenzio; essi sono per me, ancora oggi, il sostegno di un autentico e proficuo ministero diaconale. A Piedigrotta ho cercato di portare sempre con me il senso del servizio dell’obbedienza e del rispetto base della mia formazione francescana e della mia vocazione diaconale. Posso dire a distanza di 11 anni che, in conformità a quanto Papa Francesco ha sottolineato, ho rivolto la mia attenzione alla povertà intesa nel suo senso più ampio e soprattutto a quella povertà che è possibile colmare soltanto con la nostra relazione con Dio. E così si formò, circa 8 anni fa, un gruppetto di persone che ogni lunedì sera si reca a servire coloro che vivono per strada, gli invisibili di oggi, al fine di portare loro un messaggio di attenzione e quindi di speranza. Lo scorso anno è iniziata poi una nuova esperienza presso la mensa delle Figlie della Carità dove ogni giorno la mattina mi reco per coordinare il servizio tra tanti volontari che offrono il loro tempo e il loro amore a chi si trova nel disagio e senza punti di riferimento in questa società. Per tutto questo non posso non ringraziare il Signore per la grazia che mi concede di incontrarlo in questi fratelli verso i quali mi inchino per ripetere quanto Lui stesso ha fatto prima di tutto a me. Sottolineo quanto espresso dal Papa che non c’è vocazione ecclesiale che non sia anche familiare e infatti quel poco che posso oggi offrire alla Chiesa di Napoli è il frutto del sacrificio di mia moglie, dei miei figli e dei miei nipotini che condividono con me ogni giorno la strada che il Signore ha voluto tracciare per me e per la mia famiglia.
(Gianni Improta)
É trascorso appena un anno dalla mia ordinazione a Diacono permanente, anzi mi verrebbe da dire spontaneamente dalla “nostra” ordinazione, nostra come famiglia, perché è una grazia, un cammino che ha toccato tutta la mia famiglia, mia moglie Valeria i figli Clelia, Emanuele e Lillo.
Un grande dono che ha dato luce e calore alla famiglia.
Ma a cosa sono stato chiamato in concreto lo sto scoprendo ogni giorno grazie a don Franco, don Marco,
don Giovanni e Gianni, che mi stanno dando la possibilità di esercitare il mio ministero in ogni occasione.
La benedizione delle famiglie nelle loro case dove scoprire il cuore della famiglia, nell’accompagnare le coppie al matrimonio, al battesimo, ma soprattutto nel visitare e portare Gesù a chi è sofferente: qui ho incontrato veramente Gesù che mi parla.
(Giuseppe Fiumanò)