Migranti, rifugiati e poveri in cerca di pace
“Pace a tutte le persone e a tutte le nazioni della terra! La pace, che gli angeli annunciano ai pastori nella notte di Natale, è un’aspirazione profonda di tutte le persone e di tutti i popoli, soprattutto di quanti più duramente ne patiscono la mancanza. Tra questi, che porto nei miei pensieri e nella mia preghiera, voglio ancora una volta ricordare gli oltre 250 milioni di migranti nel mondo, dei quali 22 milioni e mezzo sono rifugiati. Questi ultimi, sono uomini e donne, bambini, giovani e anziani che cercano un luogo dove vivere in pace.”
Con queste parole Papa Francesco apre il suo messaggio per la 51a giornata mondiale della pace, inviato a tutti i capi di stato e rivolto a tutti gli uomini e donne della terra.
Anche il nostro ve-scovo Crescenzio, nella sua lettera pastorale di quest’anno ci invita a riflettere sulla quarta opera di misericordia: accogliere i pellegrini. Credo che questi messaggi, quello del papa quanto quello del vescovo, meritino da parte nostra, particolare attenzione per riflettere su una situazione non solo attuale ma anche drammatica. Gesù nel Vangelo ci richiama ad uno specifico nostro dovere ospitare i pellegrini, accogliere gli stranieri e aiutare gli emarginati. Questo perché anche lui da bambino ha vissuto l’esilio in Egitto e da adulto ha sperimentato l’emarginazione; ancor di più perché ogni uomo, donna, migrante, forestiero, emarginato,… è mio fratello/sorella.
Il papa è consapevole “che aprire i nostri cuori alla sofferenza altrui non basta. Ci sarà molto da fare prima che i nostri fratelli e le nostre sorelle possano tornare a vivere in pace in una casa sicura. Accogliere l’altro richiede un impegno concreto, una catena di aiuti e di benevolenza,…“
Ci invita alla prudenza e a fare appello ai governanti affinché sappiano “accogliere, promuovere, proteggere e integrare, stabilendo misure pratiche, nei limiti consentiti dal bene comune rettamente inteso, per permettere quell’inserimento.”
Il fenomeno migratorio ha assunto oggi proporzioni eccessive, causando nelle nostre città, compresa Napoli, situazioni di emergenza sociale. Noi non possiamo rimanere indifferenti o far finta di non vedere. Accanto alla nostra Basilica “gironzolano” ben 160 migranti accolti presso la struttura dell’Ostello della Gioventù e gravitano circa trenta persone senza fissa dimora (alcune di esse cittadini di Napoli). Pertanto non possiamo restare indifferenti. Cosa possiamo fare?
Il papa ci offre quattro azioni: accogliere, proteggere, promuovere ed integrare.
Il vescovo, invece, nella sua lettera ci dà una precisa indicazione: “Si adotti in ogni comunità parrocchiale un barbone o uno straniero, curandolo nei suoi bisogni immediati, circondandolo di ogni premura. Non si trascuri di inserirlo in un progetto di recupero e d’integrazione piena nel tessuto sociale. L’obiettivo è ridurre ogni anno il numero dei “senzatetto” presenti in Diocesi almeno del 10%.”
Nel segno di queste concrete indicazioni, il nostro creativo e sensibile spirito cristiano ci aiuterà ad individuare forme concrete di solidarietà e di sostegno. Fosse anche la semplice offerta o proposta di lavoro.
Con spirito di misericordia, perlomeno abbracciamo tutti coloro che fuggono dalla guerra e dalla fame o che sono costretti a lasciare le loro terre a causa di discriminazioni, persecuzioni, povertà e degrado ambientale. Solo così possiamo avere pace… nelle nostre coscienze.
Buon anno!
Don Franco Bergamin
parroco