«Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10,8)
Preghiera per la Giornata Mondiale del Malato
Signore Gesù,che hai sperimentato il dolore e la sofferenza, donaci la forza di affrontare il tempo della malattia e di viverlo con fede insieme ai nostri fratelli.
Spirito Santo, amore del Padre e del Figlio, suscita nei cuori il fuoco della tua carità, perché sappiamo chinarci sulla umanità piagata nel corpo e nello spirito.
Maria, Madre amorevole della Chiesa e di ogni uomo, mostraci la via tracciata dal tuo Figlio, affinché la nostra vita diventi in Lui servizio di salvezza in cammino verso la Pasqua.
Amen.
L’11 febbraio è l’anniversario della prima apparizione di Maria a Bernadette Soubirous, in Francia. È in questo giorno della SOLENNITÀ DELLA MADONNA DI LOURDES che San Giovanni Paolo II ha stabilito, nel 1993, la prima Giornata Mondiale del Malato. Quest’anno, per la ventisettesima edizione, Papa Francesco pubblica un messaggio nel quale esorta tutte le donne e gli uomini di buona volontà ad un rinnovato impegno al servizio di coloro che soffrono. Proseguiamo, in questo modo, anche la riflessione della Chiesa di Napoli sulla opera di misericordia di questo anno pastorale: “Visitare gli infermi”.
MESSAGGIO DI PAPA FRANCESCO
PER LA XXVII GIORNATA MONDIALE DEL MALATO 2019
«Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10,8). Queste sono le parole pronunciate da Gesù quando inviò gli apostoli a diffondere il Vangelo, affinché il suo Regno si propagasse attraverso gesti di amore gratuito.
In occasione della XXVII Giornata Mondiale del Malato, che si celebrerà in modo solenne a Calcutta, in India, l’11 febbraio 2019, la Chiesa, Madre di tutti i suoi figli, soprattutto infermi, ricorda che i gesti di dono gratuito, come quelli del Buon Samaritano, sono la via più credibile di evangelizzazione. La cura dei malati ha bisogno di professionalità e di tenerezza, di gesti gratuiti, immediati e semplici come la carezza, attraverso i quali si fa sentire all’altro che è “caro”.
LA VITA È DONO DI DIO, e come ammonisce San Paolo: «Che cosa possiedi che tu non l’abbia ricevuto?» (1 Cor 4,7). Proprio perché è dono, l’esistenza non può essere considerata un mero possesso o una proprietà privata, soprattutto di fronte alle conquiste della medicina e della biotecnologia che potrebbero indurre l’uomo a cedere alla tentazione della manipolazione “dell’albero della vita” (cfr Gen 3,24).
Di fronte alla cultura dello scarto e dell’indifferenza, mi preme affermare che IL DONO VA POSTO COME IL PARADIGMA IN GRADO DI SFIDARE L’INDIVIDUALISMO E LA FRAMMENTAZIONE SOCIALE CONTEMPORANEA, per muovere nuovi legami e varie forme di cooperazione umana tra popoli e culture. Il dialogo, che si pone come presupposto del dono, apre spazi relazionali di crescita e sviluppo umano capaci di rompere i consolidati schemi di esercizio di potere della società. Il donare non si identifica con l’azione del regalare perché può dirsi tale solo se è dare sé stessi, non può ridursi a mero trasferimento di una proprietà o di qualche oggetto. Si differenzia dal regalare proprio perché contiene il dono di sé e suppone il desiderio di stabilire un legame. Il dono è, quindi, prima di tutto riconoscimento reciproco, che è il carattere indispensabile del legame sociale. Nel dono c’è il riflesso dell’amore di Dio, che culmina nell’incarnazione del Figlio Gesù e nella effusione dello Spirito Santo.
OGNI UOMO È POVERO, BISOGNOSO E INDIGENTE. Quando nasciamo, per vivere abbiamo bisogno delle cure dei nostri genitori, e così in ogni fase e tappa della vita ciascuno di noi non riuscirà mai a liberarsi totalmente dal bisogno e dall’aiuto altrui, non riuscirà mai a strappare da sé il limite dell’impotenza davanti a qualcuno o qualcosa. Anche questa è una condizione che caratterizza il nostro essere “creature”. Il leale riconoscimento di questa verità ci invita a rimanere umili e a praticare con coraggio la solidarietà, come virtù indispensabile all’esistenza.
Questa consapevolezza ci spinge a UNA PRASSI RESPONSABILE E RESPONSABILIZZANTE, in vista di un bene che è inscindibilmente personale e comune. Solo quando l’uomo si concepisce non come un mondo a sé stante, ma come uno che per sua natura è legato a tutti gli altri, originariamente sentiti come “fratelli”, è possibile una prassi sociale solidale improntata al bene comune. Non dobbiamo temere di riconoscerci bisognosi e incapaci di darci tutto ciò di cui avremmo bisogno, perché da soli e con le nostre sole forze non riusciamo a vincere ogni limite. […]
In questa circostanza della celebrazione solenne in India, voglio ricordare con gioia e ammirazione LA FIGURA DI SANTA MADRE TERESA DI CALCUTTA, un modello di carità che ha reso visibile l’amore di Dio per i poveri e i malati. […]
SANTA MADRE TERESA CI AIUTA A CAPIRE CHE L’UNICO CRITERIO DI AZIONE DEV’ESSERE L’AMORE GRATUITO VERSO TUTTI SENZA DISTINZIONE DI LINGUA, CULTURA, ETNIA O RELIGIONE. Il suo esempio continua a guidarci nell’aprire orizzonti di gioia e di speranza per l’umanità bisognosa di comprensione e di tenerezza, soprattutto per quanti soffrono.
La gratuità umana è il lievito dell’azione dei volontari che tanta importanza hanno nel settore socio-sanitario e che vivono in modo eloquente la spiritualità del Buon Samaritano. Ringrazio e incoraggio tutte le associazioni di volontariato che si occupano di trasporto e soccorso dei pazienti, quelle che provvedono alle donazioni di sangue, di tessuti e organi. Uno speciale ambito in cui la vostra presenza esprime l’attenzione della Chiesa è quello della tutela dei diritti dei malati, soprattutto di quanti sono affetti da patologie che richiedono cure speciali, senza dimenticare il campo della sensibilizzazione e della prevenzione. […]
Il volontario è un amico disinteressato a cui si possono confidare pensieri ed emozioni; attraverso l’ascolto egli crea le condizioni per cui il malato, da passivo oggetto di cure, diventa soggetto attivo e protagonista di un rapporto di reciprocità, capace di recuperare la speranza, meglio disposto ad accettare le terapie. Il volontariato comunica valori, comportamenti e stili di vita che hanno al centro il fermento del donare. È anche così che si realizza l’umanizzazione delle cure.
LA DIMENSIONE DELLA GRATUITÀ dovrebbe animare soprattutto le strutture sanitarie cattoliche, perché è la logica evangelica a qualificare il loro operare, sia nelle zone più avanzate che in quelle più disagiate del mondo. […]
Vi esorto tutti, a vari livelli, a PROMUOVERE LA CULTURA DELLA GRATUITÀ E DEL DONO, indispensabile per superare la cultura del profitto e dello scarto. Le istituzioni sanitarie cattoliche non dovrebbero cadere nell’aziendalismo, ma salvaguardare la cura della persona più che il guadagno. Sappiamo che la salute è relazionale, dipende dall’interazione con gli altri e ha bisogno di fiducia, amicizia e solidarietà, è un bene che può essere goduto “in pieno” solo se condiviso. La gioia del dono gratuito è l’indicatore di salute del cristiano.
VI AFFIDO TUTTI A MARIA, SALUS INFIRMORUM, SALUTE DEGLI INFERMI. Lei ci aiuti a condividere i doni ricevuti nello spirito del dialogo e dell’accoglienza reciproca, a vivere come fratelli e sorelle attenti ai bisogni gli uni degli altri, a saper donare con cuore generoso, a imparare la gioia del servizio disinteressato. A tutti con affetto assicuro la mia vicinanza nella preghiera e invio di cuore la Benedizione Apostolica.