Le edicole della Madonna di Piedigrotta
(clicca sulle immagini per ingrandirle)
‘a Madonna v’accumpagne
la “presenza” della Madonna di Piedigrotta
nella città di Napoli (e oltre…)
ovvero le edicole o altarini
dedicati alla Madonna di Piedigrotta
“due” parole sulle edicole sacre di Napoli
Napoli è un luogo in cui la fede, la devozione sembra toccarsi con mano. Soprattutto nel centro storico della città non c’è via, viuzza, slargo o vicolo che non abbia il suo bravo altarino, addossato o incluso al muro di uno stabile; la forma è varia, gli ornamenti cambiano ma si riconosce un certo comun denominatore: il tentativo di riprodurre un tempietto con tanto di immagine sacra al centro, una tettoia, forse delle colonne, e le luci. Sì, pare che proprio le luci abbiano favorito il diffondersi di tante edicole sacre nel territorio di Napoli, almeno stando al racconto dei padri [1]. Sembra che grazie all’idea illuminata del “mitico” padre Rocco, esemplare figura di missionario della fine del secolo dei lumi, il 700, fu assicurata proprio l’illuminazione in una città che ne aveva assoluto bisogno. Il buon domenicano, tra i tanti suoi meriti (era tra l’altro capace di parlare al popolo col linguaggio del popolo), annovera anche quello di aver escogitato questo semplice mezzo: fece riprodurre in 300 copie un quadro della Vergine e fece costruire 100 croci di legno; collocò poi tutte queste immagini, corredate da nicchie dignitose, con fanali e ceri, in posti strategici della città, soprattutto nei luoghi di maggior passaggio. Il tutto con una solenne cerimonia, strada per strada, nella quale non mancava l’esortazione (anche veemente) alla cura del simulacro, alla sua manutenzione, e soprattutto ad assicurare che non venisse mai meno la luce davanti all’immagine. L’appello non cadde nel vuoto: ci furono offerte di impegno spontanee e diverse volte sorse quasi una gara tra quella buona gente.
Ma attribuire a questa bella pensata tutto lo sviluppo delle edicole sacre, che nei tempi successivi si è verificato nelle strade di Napoli, ci sembra un po’ riduttivo. Infatti, bisogna considerare quanto il popolo senta il bisogno di “vedere” e nello stesso tempo “sentire” una presenza superiore, come una protezione, una vicinanza anche tangibile. E questo, quasi come una reminiscenza storica che risale ad oltre 2000 anni fa. Come non ricordare i tempietti dedicati ai Lari e Penati delle antiche case romane o le edicole per gli dei presenti nelle strade delle città dissepolte [2]?
Siamo propensi a ritenere che la devozione popolare abbia potuto più del senso pratico del buon padre Rocco, e così lo straordinario sviluppo delle edicole in Napoli sia dovuto soprattutto alla necessità di sentire vicino il sacro e ottenerne grazie e protezione . Infatti, si deve anche considerare che molte delle edicole sono sorte in adempimento di un voto, per una “grazia ricevuta” ( e spesso ne portano l’epigrafe), per cui è pienamente giustificato l’attributo che le qualifica: “votive”.
In ogni caso, sulla praticità prevale il senso del sacro. Siamo confortati in questa tesi da illustri testimonianze di illustri napoletani del secolo scorso: basti pensare a Marotta e Eduardo, per una fortunata coincidenza artistica riuniti: l’indimenticabile don Ersilio, dispensatore di saggezza, tratto da “L’oro di Napoli” [3] del buon don Peppino Marotta, è interpretato nella splendida trasposizione cinematografica proprio da Eduardo De Filippo. Ricordate: tra le tante richieste che gli vengono rivolte, anche quella di forgiare un’epigrafe per una costruenda edicola votiva (“Passeggero che passi per la via , alza gli occhi e pensa a Maria”). Ad Eduardo, poi, si deve la sublime decifrazione della religiosità popolare, riportata nel famoso monologo di Filumena Marturano [4], in cui viene riferito del “dialogo” fondamentale tra la protagonista e la “Madonna delle rose” presente in un altarino, culminato con quel “‘e figlie so’ figlie”, responsabile delle decisioni della donna e quindi di tutta la vicenda.
La ricerca delle edicole dedicate alla Madonna di Piedigrotta
Le edicole sacre. Grande segno di devozione e religiosità popolare, dunque [5]. Segno di un desiderio del sacro, delle sua presenza, della sua vicinanza.
Fatto sta che tra i tanti altarini che ci sono nel territorio della nostra città, abbiamo voluto cercare quelli dedicati alla Madonna di Piedigrotta, un po’ per affetto nei suoi confronti, un po’ per la grande tradizione del suo culto, un po’ perché alcuni di noi, spinti da uno slancio missionario, volendo essere presenti nel nostro territorio, hanno scoperto una presenza particolare, quelle delle immagini di Maria di Piedigrotta e ne hanno voluto sottolineare il valore con questa documentazione.
Riportiamo le loro parole, tratte dalla presentazione di uno dei frutti di questa ricerca, il calendario del 2006, in quanto ci sembrano molto esplicative:
“Ci siamo chiesti lungamente: come fare giungere a popoli lontani, in terra di missione, il segno concreto della fraternità, nato da un desiderio sincero di condivisione? La Parola del Signore ci ha detto: con l’attenzione d’amore e di servizio al nostro quartiere, alla città violenta e insanguinata del nostro tempo. Solo questo avrebbe dato autenticità al desiderio di condivisione universale. Siamo usciti, e con sorpresa abbiamo scoperto che qualcuno ci aveva preceduto. Maria di Piedigrotta, fedele al suo desiderio materno di andare incontro alla fatica di vivere del nostro popolo, come narra l’antica leggenda della sua scarpetta [6], era presente nei vicoli, tra le case, nelle edicole votive. E non solo a Mergellina e a Chiaia, ma oltre, a Montecalvario, a Fuorigrotta. Da lì guardava le persone una ad una e tutte, il luogo vicino ed ogni luogo. Si è il rinnovato in noi lo stupore che provavamo bambini quando ci sforzavamo inutilmente di sfuggire a quegli occhi nei momenti di rimorso e ci emozionavamo nel sentirci seguiti in ogni angolo. Abbiamo capito di poter andare oltre la paura di essere soli, la diffidenza per le diversità, le strettoie di una vita preoccupata solo di sé, e vivere il tempo come spazio di speranza che cresce , e di amore che si vede. Per questo il calendario. Vogliamo porre i giorni della nostra terra e della nostra gente nella luce degli occhi di Maria, perché sia vero in ciascuno l’augurio antico e sempre nuovo:
“ ’a Madonna t’accumpagna ”
Da tutto ciò è scaturita una ricerca, non originale, se proprio vogliamo essere pignoli, ma sicuramente bella e feconda, in quanto fatta in comunione, in quanto fatta tra la gente, parlando con la gente, scoprendone tutta la positività, pur in un territorio difficile come il nostro. Un piccolo segno di questo andare per le vie è l’aver notato quanta cura ancora oggi viene data alla manutenzione di questi tempietti.
Il frutto immediato di questo studio (nel senso di “studium”, amore), dicevamo, è stato un calendario, quello del 2006, realizzato anche con l’intenzione di destinare il ricavato delle offerte a favore della missione di don Sandro in Centrafrica, compiendo quel segno concreto di fraternità, di cui si diceva.
Accorgendoci che non bastavano 12 fogli a contenere il lavoro e l’impegno profuso (e tutti gli altarini trovati o… da trovare), si è pensato di creare questo spazio nel sito della parrocchia, dedicato alla presenza della Madonna di Piedigrotta nelle edicole di Napoli (e oltre…), anche per lasciare un segno e invogliare a percorrere non frettolosamente le nostre strade. Sì, è stato anche il desiderio di lasciare una “memoria” di queste immagini a motivare questa pubblicazione, in quanto, in questo tempo di veloci cambiamenti (non si sa mai che non intervenga qualche “saggio” piano regolatore o qualche “pratica” ruspa), ci è sembrato giusto “fermare” queste figure, come delle visioni o sensazioni, documentarle, proprio per lasciarle alla memoria, anche dei giovani e di quelli che verranno.
Quanto sia giustificato questo proponimento, lo si evince anche dando una rapida occhiata alle foto riportate. La maggior parte di esse, se non la totalità (in effetti, l’unica che si distingue riporta l’immagine più recente, quella all’ingresso di Fuorigrotta della Grotta vecchia, che non è una vera e propria edicola votiva, ma un riferimento al “collegamento” con la zona di Mergellina), raffigura la Madonna col manto e la corona, secondo una tradizione, risalente al secolo 700, di “vestire” le statue. Tale raffigurazione rischia di per sé di essere già nella memoria, seppure per tanto tempo sia stata legata all’immagine di Maria di Piedigrotta, tanto che quando, nel 1967, la statua ritornò dal necessario restauro e fu imposta dalla Sovraintendenza alle belle arti la soppressione di ogni aggiunta o sovraccarico che potesse deteriorare il delicato legno della statua, risalente al 1300, ci fu una specie di rivolta popolare, poiché si faceva fatica a riconoscere quella “bella mamma ‘e Piererotta” che si era conosciuta sin dall’infanzia: “Vi abbiamo dato una regina e ci restituite una popolana”. Altri, invece, apprezzarono questa “spoliazione” che liberava la statua da oggetti pesanti e appesantenti, anche se preziosi, frutti di un gusto di un’epoca, in cui si tendeva ad accentuare la maestà del sacro. Dobbiamo riconoscere che il poter ammirare quasi nello splendore originario la statua costituisce un’emozione continua, ad iniziare dalla policromia per continuare nella interpretazione dei simboli; si scopre infatti che esiste già una corona, ma è di una tale semplicità, atta a rappresentare la regalità, nel senso del servizio; si incontra quello sguardo e quella raffigurazione frontale, che può sembrare di una severa fissità, ma che invece ad un esame attento rivela tutta la dignità e la serenità della Donna del sì; ci si sorprende che ancora è stato applicato nella mano destra della Madonna uno scettro, mentre è palese il gesto delle mani che offrono, indicano a tutti il Bambino Gesù, riprendendo la raffigurazione della Odegitria, Colei che mostra la via, cioè di quella immagine che era collocata all’ingresso della grotta vecchia da tempo immemorabile, dal culto della quale scaturì l’impulso a innalzare un tempio più degno per la Madre di Dio; e poi quel bambino benedicente, con un misterioso uccellino nella mano sinistra, lui così piccolo, ma così sicuro sulle ginocchia della sua mamma amorevole. Tutti elementi propri dell’epoca alla quale risale la statua lignea di Piedigrotta, e che si ritrovano curiosamente in un’altra statua, stavolta in pietra, presente nel Duomo di Caserta vecchia, della medesima epoca medievale, il che dimostra un gusto e una modalità di raffigurazione comune di quel tempo.
Al di là della semplice e stupenda bellezza della nostra statua, pure ci sembra giusto lasciare alla memoria quella raffigurazione con tanto di manto serico e di imponente corona, che per tanti secoli è stata al centro del culto e della pietà popolare, e già ci sembra di aver dato, con questa documentazione, un piccolo contributo alla non dispersione di tale patrimonio culturale ed emotivo.
Anzi, ci auguriamo di arricchire nel tempo questa pubblicazione, eventualmente riportando le immagini delle edicole votive sparse nel mondo (ci è giunta notizia di qualcuna presente a New York, Caracas, o addirittura in Australia), segno di un altro fenomeno proprio della nostra gente, nel secolo scorso: l’emigrazione, fenomeno denso di miseria, malinconia, nostalgia. Era proprio il desiderio di attenuare questa nostalgia che spingeva gli emigranti a porre, nella povera valigia di cartone, anche una riproduzione della Madonna, quella più “napoletana” possibile, e si sa che, soprattutto nel secolo scorso, il binomio Napoli-Piedigrotta era pressoché inscindibile.
Se qualcuno ci vuole aiutare…
Edicole della Madonna di Piedigrotta in quartieri diversi da Chiaia. |
Vico Grotta Mastrodatti (Montecalvario) Vicoletto III del Consiglio (Montecalvario) Via della Grotta vecchia (Fuorigrotta) Ingresso della grotta vecchia (Fuorigrotta) Via Consalvo – cortile di condominio (Fuorigrotta) Via Winspeare (Fuorigrotta) |
Edicole della Madonna di Piedigrotta nel quartiere di Chiaia |
Via S. CaterinaGradini AmedeoVia Ferdinando Palasciano Via S. Maria della Neve Via Camillo Cucca Via Piedigrotta Piazzetta Eritrea Via Jan Palach (vico nuovo) |
Per le edicole nel quartiere Chiaia la cosa è un po’ diversa: queste edicole, oltre a dare quel senso della presenza di Maria, pregnante proprio tra la gente del quartiere dove si trova il tempio a Lei dedicato, sembrano segnare un percorso, sono delle tappe, in quella sorta di pellegrinaggio che si effettuava tempo fa all’udire questo invito:
sorè, ‘a maronna!
Questa era la “voce” che si poteva ascoltare, all’alba dei sabati d’estate e dei primi giorni di settembre, per le strade di Chiaia, quando non c’erano ancora i rumori e la confusione del traffico e dei nottambuli sazi dell’ultimo cornetto appena sfornato.
Era un invito semplice, essenziale, popolare: non aveva bisogno di altre parole; con esso si chiamavano in particolare le pie donne alla devozione per la Madonna di Piedigrotta. Molte di esse, le più fedeli, erano considerate le “sorelle della Madonna”.
Così, si formava un corteo che raggiungeva la chiesa di Piedigrotta in tempo per la sua apertura, intorno alle ore 6, e lì si innalzavano canti e preghiere a quella che tutte consideravano: «‘a bella mamma ‘e Piererotta». Era un moto spontaneo, un atto di amore e di riverenza, una richiesta di protezione per le proprie famiglie e per gli uomini, molti dei quali stavano ritornando da una nottata passata in mare, tra i disagi e i pericoli del lavoro di pescatore.
Questa presentazione, lo ribadiamo, vuol essere anche un invito a riscoprire una memoria delle radici culturali del territorio, in un tempo in cui occorre raccontare, quasi come una leggenda, a giovani disincantati, che una volta esisteva questa grande devozione alla Madonna di Piedigrotta, dalla quale era scaturita una festa che era diventata la regina delle feste, che l’estro dei Napoletani aveva coniugata ad una gara di canzoni dalla quale sono state prodotte liriche dalle parole e musiche incomparabili!
Per non perdere la nostra memoria… e viverla nel presente.
APPELLO per tutti i NAPOLETANI d.o.c., dovunque siano:
volete aiutarci ad arricchire la documentazione delle immagini delle edicole sacre dedicate alla Madonna di Piedigrotta, presenti a Napoli e nel mondo?
Segnalateci se ce n’è qualcuna che ci è sfuggita, oltre quelle che trovate pubblicate, o, meglio, inviateci una foto con l’indicazione del luogo all’indirizzo email: info@madonnadipiedigrotta.it
Se volete, correderemo la pubblicazione delle nuove immagini col nominativo di chi ce l’ha segnalate, in segno di ringraziamento e in memoria della collaborazione, ma siamo sicuri che vi ringrazierà e starà con voi la “Padrona di casa”. A tutti voi, per l’attenzione e per l’impegno, ancora e sempre
‘a Madonna v’accumpagna
Note
[1] Ludovico de la Ville Sur-Yllon : “Padre Rocco e l’illuminazione della città di Napoli” in “Napoli nobilissima” fasc 6, giugno 1897
[2] Maria Rosaria Costa “Le edicole sacre di Napoli” 1998 Newton & Compton editori
[3] Giuseppe Marotta “L’oro di Napoli” Bompiani, 1947
[4] Eduardo De Filippo “Filumena Marturano” da “La cantata dei giorni dispari I vol ” Einaudi Ed., 1967
[5] Gianfranco Barbati, Antonio Coppola “’a Maronna t’accumpagne” ed. Intra Moenia 2002
[6] in: “La Madonna di Piedigrotta e il suo santuario” Copyright Canonici Regolari Lateranensi , 1989