Inizio del nuovo Consiglio Pastorale Parrocchiale
Sabato 14 gennaio ore 10,30
Carissimi tutti,
il cammino sinodale, pur arduo, sta impegnando tante energie della nostra parrocchia, i due incontri del primo ottobre e del 18 novembre, che hanno visto la partecipazione e il contributo di tanti, ci hanno aiutato a riflettere e a comprendere un po’ meglio il senso e il significato del Sinodo e hanno offerto molti spunti per i prossimi passi da fare insieme in uno spirito di fraterna comunione. Il nostro arcivescovo, don Mimmo Battaglia, in continuità con il Sinodo mondiale che la Chiesa tutta sta vivendo, ma soprattutto con quello Diocesano da lui indetto, ci ha offerto nella sua Lettera Pastorale per l’anno 2022-2023, (“Di che cosa stavate discutendo per la strada?” Chiamati da Dio a servizio del mondo) alcuni ulteriori spunti di riflessione tra questi anche quelli per far sì che gli organismi di partecipazione parrocchiale (ossia il Consiglio Pastorale Parrocchiale e il Consiglio Parrocchiale Affari Economici) possano sempre più essere e diventare mezzi attraverso i quali si costruisce, di giorno in giorno, la comunione, “l’esser un cuor solo e un’anima sola”. Questi organismi devono essere il cuore pulsante della realtà parrocchiale, da un lato sintesi e interpreti delle molteplici realtà e delle diverse sensibilità in essa presenti e dall’altro propulsori della sua vita per fare sempre di più e meglio al servizio di tutti con il sostegno del soffio dello Spirito che sta spirando in questo nostro cammino. Alcuni passaggi importanti della lettera del nostro Arcivescovo, che a seguire vi riporto, ci aiutano meglio delle mie parole a mettere a fuoco il fine di questo organismo di partecipazione. Come lui ci ricorda, lo scopo di questi organismi sarebbe quello di poter arrivare a tutti e ascoltare tutti. Se vogliamo camminare insieme è necessario metterci insieme. Tante volte le nostre comunità danno prova di bravura personale, ma non di organicità collettiva. “Ogni volta che si annulla l’avverbio “insieme”, si annulla anche il verbo “camminare”. Se vogliamo perciò camminare, dobbiamo metterci “insieme”. Continua così il nostro Vescovo: “Riscopriremo il gusto dell’impegno, il sapore della lotta, la percezione della crescita, il coraggio dei gesti audaci, l’ottimismo non solo della ragione ma anche quello della volontà. Possiamo pure costruire comunità perfette, efficienti, dove tutto ruota alla perfezione… Ma sarà solo l’ARMONIA di una CORALITÀ a far passare il sogno del Vangelo”.
Facciamo nostro questo desiderio di voler vivere una coralità dove le diversità non sono mortificate, ma dove invece emerge l’armonia di una coralità che costruisce, giorno per giorno, la bellezza del nostro essere figli di Dio dal dono comune della nostra uguaglianza battesimale. Pertanto volendo e dovendo procedere alla formazione del nuovo Consiglio Pastorale e del Consiglio degli Affari economici invoco l’aiuto di tutte le realtà parrocchiali a fare un percorso di riflessione per individuare persone disponibili a mettersi in gioco con slancio per il bene comune, avendo cura di riflettere su quanto sia importante che il consiglio pastorale sia il luogo delle diversità in cui dovranno trovare spazio vecchio e nuovo, esperienza e novità, spiritualità e pratica, cultura e manualità, insomma il tutto che è ricchezza. Certo il numero dei componenti non può essere illimitato altrimenti ne andrebbe della sua capacità di agire e di essere effettivamente organismo responsabile delle scelte che compie.
Spero in una vostra ampia e generosa disponibilità per consentirmi di individuare I nuovi componenti dei due consigli per far sì che il 14 gennaio alle ore 10,30 possiamo vederci tutti insieme, con il nuovo consiglio pastorale, per riflettere in uno spirito di fraterna comunione delle sfide e dell’impegno che dovranno animare tutti i componenti e i consigli nella loro totalità.
Don Piero, Parroco; i sacerdoti e i diaconi
Così scrive il nostro Arcivescovo, don Mimmo Battaglia, nella sua lettera pastorale a riguardo del Consiglio Pastorale Parrocchiale e del Consiglio Pastorale Affari Economici: “Gli ORGANISMI DI PARTECIPAZIONE facciano da supporto – così come dovrebbe essere – alle nostre comunità nello svolgimento della loro missione, noi dobbiamo costruirli sullo stile del vangelo, che è stile sinodale, del camminare insieme, di quel sedersi “stando in mezzo” e non sopra, non creando file, ma in mezzo. Lo stile del Risorto. […]
L’OBIETTIVO di questi processi partecipativi non sarà principalmente l’organizzazione ecclesiale, bensì IL SOGNO MISSIONARIO DI ARRIVARE A TUTTI».
Ecco: io penso che a volte i nostri organismi di partecipazione sono luoghi sicuramente ben strutturati, luoghi di un’efficienza unica, ma che hanno perso di vista il sogno! E quando si perde di vista il sogno ci si trasforma in altro; ci si trasforma in luoghi in cui si esercita un potere personale, in cui si affermano i personalismi, luoghi di esaltazione narcisistica del proprio sapere ma anche luoghi di rivendicazioni. Mi preoccupano quei consigli pastorali parrocchiali costruiti con tanto di elezioni nei quali si inneggia alla democraticità e alla rappresentanza ma che non riflettono i cammini di fede dei partecipanti o la condivisione di una vita comunitaria; oppure quei consigli pastorali costruiti come se fossero comitati di quartiere o comitati festa. Così come mi fanno tanto pensare, per quel diffuso senso di frustrazione che colgo, certi consigli pastorali che sembrano essere fucine di parole ma spesso inconcludenti, confusi negli obiettivi, con una capacità di ascolto reciproco molto bassa e vissuti con la sensazione di parlare lingue diverse partendo da orizzonti diversi. Incontri ai quali si va perché ci si dovrebbe ascoltare, per lavorare su decisioni da condividere e invece ci si trova dinanzi a decisioni già prese, provocando un senso di disagio così forte che sovente si arriva a pensare all’inutilità di questi organismi così come di tante riunioni che si fanno nelle nostre comunità. È vero che si tratta di organismi consultivi e non deliberativi ma questo non deve significare mortificazione della comunione.
E la COMUNIONE la si esercita solo nell’esercizio concreto di una corresponsabilità nelle riflessioni e nel processo delle decisioni.
E, dunque, se nella Chiesa si vuole affrontare correttamente il TEMA DELLA PARTECIPAZIONE, io penso che non si può non prescindere almeno da tre fattori:
- non è possibile un esercizio reale della partecipazione senza una condivisione del concetto di Chiesa come comunione;
- è necessario restituire dignità alla relazione e alla comunicazione all’interno di questi organismi ma non semplicisticamente perché bisogna favorire processi di democratizzazione come si direbbe sociologicamente, ma perché la comunicazione e la relazione sono una dimensione costitutiva della Chiesa, non un tema tecnico ma teologico, che si radica appunto in quel “sedersi stando in mezzo” del Risorto e non sopra;
- è fondamentale riconoscere nei fatti l’uguale dignità battesimale fra vescovi e presbiteri e fra presbiteri e laici che molte volte è alla base dell’incapacità o della bassa capacità comunicativa.