C’è posta per noi
19.1.2024 da Fulvio Freda
C’eravamo tutti, ieri sera, nell’annuale commemorazione in tuo nome, caro don Giusto.
Non conta se eravamo solo 15 in presenza, delle centinaia di ragazzi che tu hai educato, indirizzato, amato.
Tra questi, presenze significative: c’è chi come Daniele è venuto da Roma; c’è chi come Salvatore è giunto persino da Milano; c’è chi come Mario (a cui oggi facciamo gli auguri di buon onomastico) manifesta la sua fedeltà con i suoi 90 anni; c’è chi come l’abate emerito don Giuseppe ha saputo creare un clima di famiglia e di memoria; c’è chi come il mio amato bene ci ha fatto il dono di condurre i canti, seppure non sempre a tono, come le è stato fatto notare; c’è come ognuno di noi che era lì e come i tanti che non ci sono potuti essere fisicamente, ma realmente li abbiamo sentiti, come abbiamo sentito la tua presenza, con tutti quelli di noi che sono già in Paradiso. C’eravamo tutti, ancora in cerchio ad ascoltare e assimilare i tuoi insegnamenti.
Tra i tanti “grazie” che ti dobbiamo, anche questo di farci vivere la comunione dei santi, di farci ritrovare.
Benedicici sempre, come abbiamo chiesto con le ultime parole del canto serale del campeggio.
Perdona la nostra ridotta dimensione temporale, tu che sei in una dimensione senza tempo. Ma noi abbiamo bisogno di questi appuntamenti. Anche se sappiamo che sei con noi tutti i giorni
GRAZIE è la sola parola che possiamo ancora dirti
19.1.2024 da Mario Pugliese
Nell’incontro di ieri, così profondamente coronato dallo scritto di Fulvio, sono emersi numerosi luoghi e date dei campeggi che hanno segnato anche il percorso spirituale di molti di noi. Riflettendoci mi sono reso conto che sono forse l’ultima persona che può dire qualcosa sulle origini dei campeggi di don Giusto, che aveva preso a dedicarvicisi dai primi anni che era venuto a Napoli. La prima realizzazione fu nel 1952, o ‘53 ed era parte di un periodo di poco più di 2 anni da me trascorsi a lavorare nell’ambito FIAT con competenza sulla provincia di Caserta, di cui conoscevo molto bene le opportunità offerte dalle zone del Matese. Credo forse di avergli fatto intravedere io la possibile zona del campeggio. Le risorse erano poche anche perché Don Giusto, mantenendo. Assoluta segretezza sulla loro identità, faceva partecipare senza nessun pagamento anche l ragazzi le cui famiglie non erano in grado di versare la pur modesta quota di partecipazione. Da qui la decisione di partecipare alle provvidenze messe a disposizione da un ente pubblico, mi pare il Comune, di chi avesse realizzato colonie estive per bambini. Io divenni il direttore e potevo partecipare prendendo le ferie nel periodo della colonia. Una nota divertente: all’epoca l’ente pubblico che dava soldi poi controllava specie la sicurezza (e anche noi eravamo comunque attenti a questo come ad esempio in caso di necessita essere in grado di portare qualcuno di urgenza al pronto soccorso); dotazione quindi di una vecchia Augusta, un tipo solidissimo di auto Lancia, che credo Don Giusto si fosse fatto prestare da qualcuno e che io potevo guidare perché da 1 anno avevo conseguito la patente su lezioni soprattutto pratiche di un ex collaudatore Fiat. Arriva la commissione, erano 3, forse portata su da amici che volevano andar via, e la richiesta se potevamo riportarli giù in una località dove non sapevo se c’erano distributori di benzina perché all’epoca le auto erano poche e anche i distributori erano pochi e la zona del campeggio era nel territorio di Piedimonte d’Alife. Non sapevo se avevo benzina abbastanza per portarli giù ritornare su e, a fine campeggio ritornare giù e cercare un distributore per proseguire; ma come si fa a dire no a una commissione che deve fare relazione alla fine della visita? Risposta positiva è decisione di scendere consumando meno benzina possibile: e così fu: e una discesa fatta non a motore spento perché non si può ma sfruttando al massimo la discesa, senza toccare i freni e utilizzando al massimo lo scalare delle marce in percorso tutte curve, che peraltro conoscevo benissimo avendolo fatto molte volte. Credo che i 3 abbiano deciso che in situazione analoga si fa per sarebbero ben guardati dall’usare un’auto guidata da un autista che non conoscevano. Diedero parere positivo. Un abbraccio a tutti in Xto.
Carissimi amici, la vostra iniziativa per ricordare l’opera benefica di d. Giusto a Piedigrotta è veramente lodevole. Preghiamo il Signore per i migliori risultati. Con tanta simpatia per tutti voi, vi abbraccio
Renato
Renato Pinto – salita Piedigrotta 3 – 80122 Napoli tel 081681694
Ho un ricordo molto affettuoso di don Giusto; avevo dieci anni e mi preparavo alla I Comunione. Niente di strano se il fatto non accadeva in un momento particolare della mia vita: la presa di coscienza della separazione dei miei genitori fino ad allora vissuta in maniera ovattata; il desiderio di vivere in “gruppo” esperienze di gioco ma anche di vita diverse dagli schemi offerti dalla mia borghesissima famiglia: l’amichetta del cuore, le festicciole tutte femminili, i parenti.
Frequentavo Piedigrotta (nel “gergo” dei ragazzi di don Giusto, probabilmente, è quel semplice nome che basta anche oggi ad indicare quel gruppo, i campeggi, il teatro, la “farmacia”, le raccolte della carta) negli orari del catechismo concessi da una nonna e da una mamma tanto severe quanto ansiose. E lì ho conosciuto don Giusto e i suoi ragazzi.
Andare un po’ prima dell’orario del catechismo ad attardarmi nel salone dei biliardini in mezzo ad una guagliunera al maschile chiassosa e così diversa dai modelli offerti dalla mia famiglia divenne una “trasgressione” praticamente quotidiana.
Don Giusto era sempre lì, con il suo passo rapido, la veste frusciante che sfiorava panche, sedie, inginocchiatoi, pronto a “scozzettiare” le nuche dei ragazzi più turbolenti ed a rimbrottarli con la sua inconfondibile voce.
Spesso l’ho spiato mentre si isolava a pregare ispirato, tra la confusione generale, e la mia immaginazione infantile lo paragonava ad un personaggio “magico” che oggi direi “scelto”, “eletto”.
Don Giusto, che con le bambine non aveva in verità un rapporto di elezione come con i suoi ragazzi, accettò incuriosito la mia presenza in quegli spazi. Ogni giorno che passava prendevo sempre più coraggio ed infine gli parlai…i miei piccoli grandi tormenti, i sogni, le bugie (ero incredibilmente bugiarda) gli venivano a poco a poco offerti, pronta ad ascoltare da lui osservazioni, consigli ed anche pesanti rimproveri. Anche uno schiaffo fa ora parte della sua eredità. Ma c’è una cosa preziosissima che mi lega a lui, ancora più preziosa per me oggi che sono madre di due bambini. Don Giusto mi diceva sempre: “Daniela, prima di parlare, pensaci non una ma settanta volte sette!”. E oggi che sono una donna che deve educare i suoi figli, indicare loro la strada verso la piena coscienza di sé, delle proprie capacità e dei propri limiti, e mentre don Giusto oggi continua a ripetermi quelle parole, io invito Davide e Fulvio a pensare, a misurarsi, a riflettere non una ma settanta volte sette.
Daniela Politi, presso Lidia Sarracino sal. Piedigrotta 3 – 80122 Napoli
Agli “Amici di don Giusto”
Basilica di Santa Maria di Piedigrotta
Piazza Piedigrotta
80122 NAPOLI
Roma 9-6-90
A seguito di un colloquio telefonico con un mio carissimo amico di gioventù e di studi, Dino Giacca, dal quale sono venuto a conoscenza dell’azione da Voi intrapresa sulla memoria del compianto don Giusto, mi fa piacere inviarvi la presente per sottoporvi un episodio occorsomi molti anni fa e sulla cui validità, al fine che molto ammirevolmente vi proponete, lascio a voi il giudizio.
Si tratta di un episodio da me vissuto durante la mia attività di boy-scout A.S.C.I. nel lontano 1947.
Eravamo accampati da alcuni giorni su uno spiazzo alberato alle falde di Monte Faito, quando la nostra compagnia fu arricchita dalla venuta di un altro gruppo di campeggiatori, quello dell’Azione cattolica di Santa Maria di Piedigrotta, la cui guida spirituale era appunto don Giusto.
Nell’ambito dello spirito di collaborazione che ci animava fu deciso di fare una escursione sulla cima del monte (1400 mt. Circa). Toccò a me e ad altri scouts, reduci di una eguale escursione, fare da guida ai giovanotti di don Giusto.
Partimmo alle sette del mattino. All’andata fu una gita meravigliosa. Raggiunta la cima e consumata la colazione al sacco, ci accingemmo al ritorno un po’ prima del previsto poiché il tempo cominciava a guastarsi. A quell’altezza le nuvole più basse passavano tra di noi nascondendoci a tratti alla vista gli uni degli altri. Man mano che si procedeva verso il basso, ci rinfrescavano delle piccole docce intermittenti provenienti da quelle stesse nuvole che ora passavano sulle nostre teste, finché scendendo più giù ci trovammo immersi in un temporale di tale forza che avrebbe più tardi provocato l’allagamento dei nostri accampamenti, e causato danni al paese sottostante.
La pioggia torrenziale ed i fulmini a noi molto vicini misero a dura prova il nostro coraggio e anche la nostra bravura di boy-scouts tanto che smarrimmo la strada del ritorno.
Di tanto in tanto eravamo costretti a passare sui bordi di paurosi strapiombo rocciosi su cui scorrevano pioggia e fango. Fu proprio su uno di questi passaggi che il mio piede scivolò facendomi precipitare oltre il limite della stradina, lungo la parete sottostante che aveva una pendenza di oltre 45° e si stendeva verso il basso per una decina di metri, terminando nel vuoto: un salto di quasi mille metri nel golfo di Castellammare di Stabia.
Non mi spaventai, non ne ebbi il tempo e forse sarebbe stato anche inutile, tanto evidente l’epilogo. Naturalmente tutto avvenne in pochi istanti, ma mentre scivolavo, riuscii ad intravedere don Giusto in alto sul bordo del costone che, mentre col suo imponente corpo bloccava la fila dei ragazzi che lo seguivano, alzò le braccia in alto e rivolto a me, gridò: “Fermati! Fermati!”
Se fu un’espressione drammatica dettata dalla disperazione, un moto “istintivo” non potendo fare altro, non saprei, ma so di certo come realtà inconfutabile che subito dopo la disperata esclamazione di Don Giusto la mia tragica discesa ebbe termine. Il mio corpo andò a fermarsi contro l’unico arbusto secco non più grande di un bastone che spuntava da una crepa della roccia, ad un metro dallo strapiombo. Restai immobile trattenendo il respiro finché non potei agguantare l’estremità della fune che un mio “fratello scout” mi aveva lanciato per recuperarmi.
Da giovane raccontavo l’accaduto come un fatto tragicomico, presentandolo scherzosamente come “il miracolo di don Giusto”, ma a distanza di tanti anni, il ricordo di un grido disperato, come una eco nella mia mente, e il successivo urto violento contro un ramo solitario spuntato per incanto, mi fa stranamente meditare.
Lascio a voi a questo punto la libera interpretazione di un incidente che poteva senza alcun dubbio tramutarsi in tragedia ed invece io sono qui vivo e vegeto a raccontarvene la storia, se non altro perché collegata alla memoria di un uomo di cui tutti conosciamo con quanta capacità esercitava il suo ministero, ma anche spesso con quanta durezza condannava il peccato.
Mi congedo salutandovi ed augurando il successo della Vostra iniziativa.
Alfonso Forte via A. Corseto 29 – 00168 Roma
Caro Enrico,
dopo l’incontro dello scorso anno, malgrado più volte mi sia ripromesso di venire ad incontrarvi, non ce l’ho fatta. Vedo comunque che l’Associazione sta crescendo in attività. Qualsiasi buona azione, seppure limitata, ha validità anche pratica superiore al caso contingente: è seminare la bontà; e di questa pianta abbiamo veramente tanto bisogno. Ringrazio quindi te e con te tutti gli amici che in qualche modo si prodigano per attuare i fini dell’Associazione. Ti abbraccio
Claudio Veltri Via Pio Foà 48 – 00100 ROMA
Caro Casola,
rispondo alla tua ultima del 10 gennaio e mi scuso con te e con gli altri amici se finora non sono mai potuto intervenire ai vostri incontri. Desidero però, nel comune ricordo di don Giusto, continuare ad essere informato sulla vostra attività, sperando che la mia situazione di “emigrato” possa comunque consentirmi al più presto una mia presenza alle vostre riunioni. Un abbraccio carissimo
Mimmo Carra via Cassia 639 pal G – 00189 Roma
Gent.mo Ing. Enrico,
ci è pervenuto attraverso il P. Visitatore d. Giovanni Sansone la rilevante offerta a beneficio della Biblioteca del collegio S. Vittore: ringraziamo lei e gli “amici di don Giusto”; il Signore ampiamente ricompensi il vostro delicato e generoso gesto. Gradiscano, come segno di riconoscenza, un personale ricordo al Signore. Un caro saluto a tutti gli “amici di don Giusto”
don Giovanni Pochini c.r.l. Collegio S. Vittore via sette sale 24 – 00184 Roma
Carissimo Presidente,
mi spiace essere sempre un assenteista e non contribuire di persona alle attività dell’Associazione. Purtroppo il mio lavoro mi costringe a viaggiare spesso e, finora, sempre in occasione di attività da voi programmate. Non voglio però far mancare il mio sostegno alle vostre iniziative ed allego un assegno, quale modesto contributo. Sperando di incontrarvi presto, invio un caro saluto
Francesco Veltri via Monteruscello 78 – 80072 Pozzuoli (NA)
Caro Prof. Casola,
ho ricevuto con molto piacere la sua del 22 novembre e mi compiaccio del vostro ricordo vivo e…associativo del carissimo Enzo. Per ora non ho molta possibilità di venire a Napoli. Sarà per il futuro ma intanto le mando 2 fotografie che risalgono al mio periodo torinese e anche un articoletto che i canonici Lateranensi mi hanno chiesto per il loro periodico. Mi saluti i suoi ragazzi e si tenga in rapporto con Dorsa perché vorrei che la sua Associazione fosse un semenzaio di vocazioni di Operai di Cristo. Dorsa le spiegherà cosa sono gli Operai di Cristo. Il primo, mi sembra, potrebbe essere lei, così intraprendente e geniale. Allora…ci daremo del tu. Affettuosamente
Luigi Gedda
riportiamo l’articolo cui si fa riferimento, con una foto
Il mio ricordo di D. Vincenzo Giusto risale agli anni nei quali S. E. Mons. Maurizio Fossati, diventato Arcivescovo di Torino e Cardinale, dispose il mio passaggio dalla Presidenza Diocesana della Gioventù Italiana di Azione Cattolica (GIAC) di Novara alla GIAC di >Torino. In quella sede di via Arcivescovado 12 trovai un siciliano, studente universitario di matematica, il quale ancor più dei torinesi mise a mia disposizione la sua capacità organizzativa al punto che lo nominai Segretario della Presidenza Diocesana. Della mia Presidenza faceva parte anche un certo professore di liceo che si chiamava Paolo Roasenda e fu poi trasferito a Roma dove diventò cappuccino con il nome di Padre Mariano da Torino. Molti ricordano il suo “Buona Sera” per cui fu chiamato “parroco di tutta Italia”, del quali oggi è in corso la causa di canonizzazione.
Dopo i “738 giorni” della mia presidenza della Giac di Torino (tanti furono i giorni collocati da Vitrotto, il cassiere diocesano, sui dossiers che conservo di questo periodo 1932-1933) fui chiamato a Roma da Pio XI per assumere la carica di Presidente Centrale della Giac. Di Vincenzo conservo un ricordo indelebile, come di un’anima che ricevette dalla GIAC (e furono moltissime) lo stimolo ad una vocazione superiore, quella del sacerdozio.
Di lui conservo due fotografie che risalgono al periodo torinese in una della quali Vincenzo è al mio fianco, mentre dal lato opposto mi trovo accanto a Mons. Olgiati venuto da Milano a Torino per una conferenza il quale ha sottobraccio un giovane di A.C. ;
Nella seconda fotografia (qui riportata n.d.r.) che appartiene al medesimo periodo della nostra vita torinese, Vincenzo è visibile nel folto gruppo dei giovani cattolici per la fluente chioma, mentre io mi trovo a breve distanza sulla sua destra. Il ricordo fotografico in realtà è poca cosa nei confronti del ricordo spirituale che ho di “Enzo” (così lo chiamavamo) della sua generosità, obbedienza, vivacità e prontezza, caratteristica di molti meridionali ma che in lui non era solo un comportamento, bensì una virtù maturata e vissuta ed anche, non di rado, sofferta. Vincenzo allora non mi seguì, ma volle indicarmi un indirizzo prezioso: quello di suo fratello Don Vittorio che viveva a Roma come Cappellano delle Suore che allora si chiamavano del Patrocinio di San Giuseppe e gestivano un grande Orfanotrofio in Via Nomentana 341. Don Vittorio che fu il mio ospite per cui abitai in quel tempo (1933-1934) in via Nomentana dedicandomi come medico ai ragazzi di quell’Orfanotrofio dove fra gli altri conobbi due gemelli che portavano, guarda caso, il nome di Romolo e Remo.
La sorprendente rassomiglianza di quei due gemelli mi fece riflettere sopra l’importanza della genetica per cui essi risultavano identici al punto di confonderli. Intrapresi allora lo studio delle leggi della Genetica scoperte da Gregorio Mendel, sviluppai questi studi presso l’Istituto Universitario Maria S. S. Assunta fondata da Madre Tincani, oggi Serva di Dio e presso l’Istituto di Genetica Medica e Gemellogia in piazza Galeno 5, nelle immediate vicinanze della Parrocchia di San Giuseppe officiata dai Canonici Regolari Lateranensi che frequento spesso e dove il ricordo di D. Vincenzo è molto vivo.
Pertanto la mia vita si intreccia nuovamente con quella di Don Vincenzo Giusto anche perché sono venuto a conoscenza che egli a Napoli si occupò molto di giovani presso la basilica S. Maria di Piedigrotta dove è stata fondata l’Associazione denominata “I ragazzi di don Giusto” che conta circa 200 iscritti e circa mille aderenti, la quale si appresta a celebrare il venticinquesimo anno del suo ritorno a Dio.
Caro Casola,
sono molto dolente di non poter partecipare alla riunione del 24 febbraio dei “ragazzi di don Giusto” ed alla celebrazione della S. Messa da parte di don Franco Mercurio. Sono infatti quella sera relatore ad un corso per Cardiologi che si tiene all’hotel Holliday Inn alle 19,30. Ti prego di scusarmi con il caro don Franco, cui porgo affettuosi e rispettosi saluti e con tutti gli altri amici. Arrivederci a presto
Giancarlo Corsini viale Gramsci 19 80122 Napoli – tel 081680322
Gent.mo professor Enrico Casola,
la nostra Comunità del Collegio S. Vittore ha ricevuto un dono grandissimo e graditissimo per i nostri giovani seminaristi. La ringraziamo tanto per questa sua squisita sensibilità. Oggi è una spesa non indifferente sostenere i costi di un universitario, ma occorre sacrificarsi e farlo. Noi lo facciamo con gioia sperando poi sempre nella Provvidenza e finora non ha dimenticato di aiutarci anche per suo mezzo. “Tante piccole gocce d’acqua formano il mare”…è un proverbio che dura ancora. Grazie. Noi la ricambieremo con un ricordo speciale nelle nostre preghiere.
Don Giuseppe Busnardo c.r.l. collegio S. Vittore via Sette Sale 24 00184 Roma – 06483703
Amici carissimi,
i miei più sentiti ringraziamenti per l’affetto che mi riservate e l’attenzione che prestate per il mio futuro. Il nome di d. Giusto ha tante volte echeggiato dentro la mia vita come autentica e totale consacrazione di sé all’uomo, ai giovani, al futuro di ognuno di voi, ma in un disegno umanitario ed ecclesiale che oggi continua a coinvolgermi. Quanto mi riservate impegna ancora di più il mio futuro, il mio dialogo con “i lontani” che affido alle vostre preghiere e alla mediazione dello Spirito che anima il vostro associarvi. Grazie di cuore
don Sandro Canton c.r.l. (attualmente impegnato nella Missione di Safà, Centrafrica)
Carissimi amici,
vi ringrazio per la cortesia di avermi partecipato le vostre più prossime attività, come la Messa in memoria di don Giusto e l’assemblea annuale. Sono spiacente di non poter essere con voi venerdì p.v. a ricordare nella fede la memoria di don Giusto. Grazie ancora per avermi inviato il ricordo di don Giusto: è stato un tuffo al cuore, anche se io ho negli occhi una immagine diversa, quella degli ultimi giorni, un uomo dolente, con gli occhi arrossati, ma non domo, e sicuramente attento a nascondere a noi la gravità del suo male. Che dire? Spero di poter approfittare di un prossimo appuntamento (magari di sabato o domenica) e perciò vi prego di tenermi informato. Ho anche io tanti ricordi e conservo qualche fotografia fatta in campeggio! Un abbraccio
Aurelio Miccoli via F. Filzi 83/B 74011 Castellaneta (TA)
Bella idea (quella di “metterci in rete” e di dare un recapito E mail: n.d.r.), adesso sarà più facile partecipare (anche a distanza)… e si risparmiano i bolli postali e carta.. Non sono mai riuscito a venire (forse una sola volta all’inizio) ma leggo sempre la corrispondenza con affetto e con un sentimento di serenità. Sono i miei migliori ricordi. Con qualche amico mi sento (Enzo Montagna, Carmine Altamura,…) spero ora di poter sentire anche voi. Spero di vedervi tutti presto. Intanto buon natale e che il 2006 ci dia l’occasione per incontrarci.
Affettuosamente
Franco Ciardiello 0823 422317 328 3550199 ciardiello.francesco@libero.it
Agli amici dell’Associazione “i ragazzi di don Giusto”
Carissimi,
pur rischiando di fare la figura di chi se la canta e se la suona da solo, nel senso che utilizzo un sistema di comunicazione fortemente caldeggiato proprio dal sottoscritto, mi voglio far presente in questo spazio del sito e con voi, poiché sento che il tentativo di avviare e favorire un dialogo con quelli di voi che vorranno debba pur iniziare da qualche spunto.
Parliamo di documentazione fotografica.
Tra le tante foto che sono nel materiale dell’Associazione tramandatoci dal caro Enrico Casola, senza la cui intensa attività nulla di quello che abbiamo operato e continuiamo ad operare sarebbe possibile, e che io custodisco gelosamente (prontissimo a mostrare a chi lo chieda) come gran patrimonio di memoria e di affetto, ho scelto di accluderne in questo sito solo alcune, non potendole mettere tutte per motivi di spazio.
Innanzitutto, la foto di don Giusto in primo piano. Beh, questa era scontata: è quella che correda il ricordo edito dall’Associazione, è presente in grande formato nella sala di Piedigrotta dedicata a don Giusto (la sede dell’A.C.), e riesce ad evocare bei ricordi e stimoli di vita in quelli che lo hanno conosciuto da vicino (tutti noi): sguardo fermo e sicuro, e intelligente, sorriso affabile e sapiente, seppure in una appena percettibile ironia, aspetto sereno e generoso. Il tutto, se notate, si riesce a cogliere meglio, se si va oltre quegli occhiali così grossi, da apparire severi, se si va oltre quella tonaca che anche qui dà l’impressione di essere logora, se si va, insomma, oltre le apparenze e la superficialità. E questo è uno dei primi insegnamenti che don Giusto ha dato a me e a tutti, penso: saper cogliere il buono in ognuno, oltre la corteccia che personalmente o da parte degli altri ci si pone.
L’annuncio della Messa annuale in memoria di don Giusto sarà sempre corredato da una foto che amo moltissimo e che prediligo su tutte: l’elevazione del calice durante una messa celebrata sul monte Meta (risale al 1957, per la precisione). Essa mi dice tante cose: il bello del Campeggio che don Giusto proponeva a tutti noi, con la scoperta della natura, della vita semplice e dello stare insieme; il saper organizzare ed accontentarsi : come non ricordare che in pieno tempo pre-conciliare, quando alle proteste di noi piccoli che rifiutavamo di mangiare la mortadella di venerdì, don Giusto rispose con uno sbrigativo: “Mangiate, cacasottini! (perdonatemi se riferisco letteralmente, ma anche questi termini facevano parte della esplosiva personalità di don Giusto)” , che la dice lunga: intelligenza di chi sa che la legge non può essere un assoluto, in anticipo dei tempi che sarebbero venuti, quando si sarebbe indicato fortemente che non è tanto la rinuncia formale ad avvicinarci a Dio, ma la rinuncia al male di dentro; grande praticità di chi ha pochi mezzi a disposizione e li deve utilizzare per il bene di tutti (chissà quanti di noi non sborsavano una lira per partecipare ai campi, e quanti salti mortali doveva fare per assicurare il vitto a noi tutti, per più di 20 giorni!); lo spirito d’avventura che permeava quella vita primitiva e scomoda. Per molti di noi, la montagna incombente sul passo S. Francesco, la Meta, era qualcosa di quasi irraggiungibile, come un viaggio iniziatico; noi piccoli seguivamo con un po’ di invidia e di tremore la particolare escursione che facevano i più grandi, con la sosta notturna al rifugio Campitelli, e poi la salita ai 2241 m. del monte. E quando poi tornavano, erano considerati quasi degli eroi, e certamente i loro racconti di disagi e di difficoltà contribuivano non poco a questo alone di superuomini. Col tempo, ho avuto modo anch’io di salire 3-4 volte sul monte Meta, e mi piace ricordare che la prima volta fu in corso del 19° Campeggio del 1969, organizzato da Piedigrotta proprio in ricordo di don Giusto, nell’anno del suo ritorno al Padre; allora non sapevo di questa foto, ma in me era forte il desiderio di raggiungere la Meta, e quando fui lassù la gioia fu immensa, come ancora adesso mi capita quando riesco a salire su un monte e godere della bellezza del Creato, sentire una maggiore vicinanza a Dio, nel silenzio e nella serenità, riuscire a superare le difficoltà e la stanchezza. Sono tutte lezioni di vita che ci ha date don Giusto e che conserviamo nella mente, nel cuore e nel quotidiano. Devo dire che il suo metodo ha permeato tanto del nostro tentativo di continuazione: voi sapete che siamo arrivati a proporre l’esperienza annuale del Campeggio fino alla 25a edizione; credo che siate al corrente che nel 1980 il materiale utilizzato per i campi (in gran parte risalente al periodo di apostolato di don Giusto) fu destinato alla gente dell’Irpinia colpita dal terremoto, cogliendo così una priorità che don Giusto avrebbe senz’altro condivisa; inoltre, sarete contenti (anche perché in un recente passato l’Associazione ha sostenuto anche questa iniziativa) di essere informati che da qualche tempo si ripropone a Piedigrotta un’esperienza analoga al Campeggio, soprattutto destinata ai giovani e alle famiglie, utilizzando la casa-vacanze S. Pio X dei Canonici Lateranensi, a Tonadico (TN) ai piedi delle Dolomiti, con una sistemazione certo più comoda, ma con lo stesso spirito di ricerca del bello e della comunità. Vi volevo partecipare di questo spirito di continuazione, in quanto credo che vi faccia piacere. Ma la cosa che volevo maggiormente condividere con voi, ispirata anche dalla contemplazione di questa foto, è il senso della Comunione dei Santi che essa mi trasmette: sì, penso proprio che specialmente quando noi ci riuniamo per la Messa in memoria di don Giusto, proprio contemporaneamente, ma ben più in alto che sul monte Meta, don Giusto con i suoi ragazzi che si sono già ricongiunti a Lui celebra una liturgia particolare, e così siamo di nuovo tutti insieme, così come spero che sarà alla fine dei nostri giorni terreni, quando tutti avremo raggiunto la Meta (e questa volta non mi riferisco alla montagna abruzzese, ma a quella che la nostra fede e speranza ci propongono come unico senso della nostra esistenza: essere con Dio in eterno). Così sia, mi auguro per tutti, e intanto “Tu dal ciel benedici , Signor!” (come termina il canto serale del Campeggio che riproponiamo alla fine di ogni messa in memoria di don Giusto).
C’è una terza foto che correda il contributo del Prof. Luigi Gedda, nello spazio della posta. Molti conosceranno il Prof. Gedda: egli è stato Presidente Nazionale dell’Azione Cattolica dal 1951 al 1958, in anni fondamentali per la ricostruzione del nostro Paese. Molti sanno del suo impegno e della sua levatura scientifica, sociale e politica; quindi è per noi un onore ospitare la sua testimonianza, pure per la lucidità che la contraddistingue, se si pensa all’età dell’autore (91 anni, 7 anni prima della sua partenza per il cielo); il testo fa riferimento a foto da lui inviateci, una delle quali è qui riprodotta, anche per tentare di scoprire questo lato di don Giusto, oscuro per tanti di noi: la sua gioventù, il travaglio della vocazione.
Infine, ma in verità è la prima che si incontra passeggiando per il sito, c’è la foto che ritrae un bel momento di gioia, proposto ed attuato dall’Associazione, in collaborazione col gruppo Famiglie di Piedigrotta: nel 2000 siamo andati ad Alfedena e alla Val Fondillo, vicino Opi, in Abruzzo, proprio per ripercorrere le vie del Campeggio. Chi c’è stato ricorderà il particolare clima di serenità e di fratellanza che abbiamo vissuto, e proprio per questo abbiamo pensato di proporla ad apertura del sito: come continuità in quello che don Giusto ci ha dato, e come proposta per nuove iniziative.
Ecco, è tutto: mi accorgo di essere stato molto lungo, per questo a maggior ragione ringrazio chi riuscirà a leggermi e a colloquiare su questi e altri temi.
Grazie e a presto
Fulvio Freda piazza Sannazaro 200 80122 NAPOLI – 081661290 fulviolinda@teletu.it
Caro Fulvio,
Ti ringrazio del regalo che mi hai fatto mandandomi l’e-mail con la presentazione dell’Associazione, sono andato sul sito della Parrocchia dove ho ripercorso momenti della mia gioventù.
Tienimi informato inserendomi nella mailing list delle eventuali attività perché mi farà piacere esserci.
A presto , un caro saluto.
Giuseppe Signoriello
Dott. Giuseppe Signoriello phone : +39 (0)81 7643402
Via S.Lucia, 50 fax : +39 (0)81 7644052
I-80132-Napoli
Italy
e-mail: g.signoriello@studiosignoriello.it
Volevo lasciare una testimonianza inerente alla grande figura di don Giusto.
Conoscevo molto da vicino don Giusto sia perchè durante le lezioni di catechismo per la prima comunione si è sempre dimostrato un insegnante paziente e sopratutto si aveva la sensazione che vivesse quello che insegnava, quindi vero Testimone di Cristo:poi in seguito facendo parte del gruppo “Figlie di Maria” gestito dalla signorina Gigante non mancava mai il suo supporto,inoltre ero alunna della sig.na Nina Scotti all’istituto magistrale “Margherita di Savoia” e durante la sua terribile malattia insieme alla professoressa Scotti gli sono stata molto vicina. Ero solo una ragazzina ma ricordo ero ammirata di come questo sacerdote affrontasse la sofferenza,negli ultimi giorni ormai non vedeva più e quindi non distingueva più i visi,ma egli aveva sempre una parola buona per ciascuno ed io ricordo che proprio perchè non poteva vedermi lasciavo scorrere le lacrime sulle mie guance. Quando se n’è andato ha lasciato orfani troppi giovani che sono certa oggi ottimi padri di famiglia proprio perchè formati da lui. Ora vivo a Benevento ma appena torno a Napoli la prima tappa è il Santuario di Piedigrotta, gradirei avere notizie e iniziative nuove che si svolgono in parrocchia.
Anna Giuliano Sole annagiuliano8@hotmail.com
Via XXV Luglio, 38/E
82100–Benevento
Ho saputo da mia sorella Anna (che ha scritto i questi giorni ) delle iniziative intraprese dalla Parrocchia di Piedigrotta e dall’associazione: I ragazzi di Don Giusto al fine di onorare la memoria del sacerdote che ancora portiamo nel cuore il ricordo e l’esempio. Quante volte mi sgridava perché non riuscivo a imparare le preghiere lui sembrava severo ma in realtà aveva un gran cuore. Oggi io ho 50 anni e le preghiere che mi ha insegnato Don Giusto mi sono rimaste impresse nella mente. Io insieme alle mie sorelle ho fatto parte dell’associazione cattolica con la signorina Rosa Gigante e facevo anche parte del coro infatti durante la S Messa della domenica io avevo al collo un nastrino rosso in quanto angioletto mentre le mie sorelle che erano + grandi di me avevano un nastro verde ed erano aspiranti. Dopo la S Messa mi ricordo che tutti i ragazzi e anche io con le mie sorelle e con mio cugino Ciro Caruso ci mettevamo in fila perché al centro della chiesa venivano distribuiti i biscotti con la marmellata. Ora sono mamma ma nella mia mente c è il ricordo di quei meravigliosi tempi. Gradirei anche io avere ogni tanto aggiornamenti e notizie e partecipare alle varie commemorazioni che intendete celebrare. Vi ringrazio infinitamente
Lina Giuliano. delfi32@hotmail.it
Via Marco Polo n 5
80040 Volla (NA)
Al Consiglio direttivo e a tutti gli Amici dell’Associazione “I ragazzi di Don Giusto”
È trascorso un po’ di tempo da quando sono venuto a conoscenza delle Vs iniziative, ma non è mai troppo tardi per congratularsi e per condividere.
Anch’io sono un “ragazzo di Don Giusto”, conosciuto e frequentato da molto vicino, anche se per pochi anni (1963÷1968 circa)!
Gli anni trascorsi (non pochi) e le vicende personali che mi hanno portato lontano da Napoli, comunque, non hanno attenuato il ricordo di Don Giusto, sempre vivo nella mia memoria, considerando quelle esperienze tra le più gratificanti.
Sono presenti sempre nella mia memoria anche tutti gli Amici che in quegli anni frequentavano Don Giusto e le sue iniziative, ne cito solo alcuni per brevità: Enrico Casola, Gigi Rosiello, Donato Rufolo, Lucio Rufolo, Salvatore Ferrante, Gigi Arena, Lello Zorzato… e tantissimi altri Amici.
Oltre ai campeggi, di cui riferirò in seguito, mi vengono alla mente alcuni flash dei momenti gratificati, nel quotidiano, vissuti accanto a Don Giusto.
Della generosità e dell’altruismo di Don Giusto tutti sono a conoscenza, ma pochi forse sanno dei suoi sacrifici personali: ad esempio un giorno mi chiese di procuragli alcuni pantaloni e calze da indossare sotto la tonaca, da acquistare, non dalle boutique di Via dei Mille, ma dal mercato dell’usato di Resina. Eppure non gli mancavano certamente i sostegni economici, da impiegare sempre per aiutare il prossimo, mai per sé stesso. Infatti il suo “fare del bene” non chiedeva ricompense, non si aspettava gratitudine, ma nel suo linguaggio crudo ripeteva spesso: “bene ai can, m… in man”.
Un altro giorno incaricò il sottoscritto e Donato Rufolo di procurare alcune tende “Moretti” nuove per il prossimo campeggio, consegnandoci all’istante adeguate risorse economiche. Io e Donato ci siamo messi in treno (gratuitamente, perché figli di ferrovieri) sino a Roma, dove abbiamo acquistato alcune tende nuove “Mottarone”, giacchè all’epoca in Napoli non era possibile acquistarne.
Don Giusto, per quanto risulta nella mia modesta e breve esperienza, è stato anche molto sensibile ad altre iniziative culturali nell’ambito della Parrocchia, finalizzate sempre all’assistenza ai ragazzi meno abbienti della zona: dal doposcuola al teatro.
Accettò con entusiasmo la proposta, avanzata dal sottoscritto e da Lello Zorzato, di riaprire il teatrino parrocchiale che all’epoca era sistemato sopra la copertura della Chiesa. Grazie alla collaborazione di molti Amici ed al concreto sostegno di Don Giusto, il teatro “GIAC” riprese la sua attività, con manifestazioni varie e concerti, di cui forse qualcuno più anziano ne avrà memoria. Mi autorizzò, anche, all’acquisto di alcuni strumenti musicali, tra cui una scintillante batteria
“Premier” bianca.
Ma le reminiscenze più vive, almeno per il sottoscritto, sono quelle dei momenti vissuti in quei pochi campeggi cui ho preso parte, Alfedena. Sono stato anche responsabile del Campo, dopo Enrico Casola, in particolare del XVII Campeggio del 1966. A tal proposito conservo un quaderno e alcuni documenti manoscritti, tra cui una “Ministoria del Campeggio Piedigrotta” – “Intervista raccolta da Vito Miccoli da i ricordi dell’unica persona che ha vissuto tutte le 17 edizioni del Campeggio, Don Giusto, edizione integrale”.
Da questa documentazione, che probabilmente sarà già agli atti dell’Associazione, si può ricavare uno spaccato dell’organizzazione (non semplice) di un campeggio fatto da ragazzi, la vita e le attività svolte durante il XVII Campeggio in Alfedena.
Comunque, qualora di interesse per l’archivio dell’Associazione sono disponibile all’invio sia degli originali manoscritti/dattiloscritti, oppure di copia digitale PdF.
Un cordiale saluto a tutti gli Amici dell’Associazione “I Ragazzi di Don Giusto”.
Vito Miccoli
Via Roma, 49
74011 Castellaneta (TA)
Ciao Fulvio sono Peppe Selo, penso che forse ti ricorderai di me penso che ti ho visto tempo fa in metropolitana ma non sono sicuro di questa cosa. Ho scoperto che esiste questo meraviglioso sito che ricorda il ns caro Don Giusto e vorrei essere informato sulle cose che organizzate xke’ avendo cambiato indirizzo non mi è arrivato piu’ nulla.
Ricordo sempre con grande commozione quegli anni indimenticabili e i campeggi .
Il primo x me è stato a Madonna del Canneto poi la splendida tenuta S. FRANCESCO AD ALFEDENA . IO VIVO A NAPOLI E SE VUOI CI POSSIAMO ANCHE INCONTRARE. NELL’ATTESA DI LEGGERTI TI ABBRACCIO PEPPE SELO
Cari amici,da qualche tempo volevo rendere disponibili e conservare in modo diverso le foto inserite nel materiale documentale dell’Associazione Ragazzi di don Giusto, custodito attualmente presso la sala fotocopiatrici della chiesa di S. Maria di Piedigrotta.
Credo che i moderni mezzi informatici ci diano la possibilità di “salvare”, condividere e superare le “costrizioni cartacee”; perciò ho recuperato queste foto, le ho scannerizzate e ho cercato di riportarle nello spazio dell’associazione inserito nel suddetto sito (vedi ⇒); così pure cercherò di pubblicarle tramite Facebook (invitando chi di voi frequenta questa “piazza” a chiedermi amicizia, in modo da poter condividere quanto lì pubblicato).
Quasi tutte provengono da alcuni pannelli lignei risalenti agli anni 90, fatti preparare da Enrico Casola, seguendo in qualche modo il modello del “giornale di sede”, secondo metodologie proprie dell’Azione Cattolica, che si deve riconoscere ha segnato in ogni caso la nostra crescita. Nelle intenzioni di allora (e di adesso) c’era e c’è preminente il desiderio di suscitare e rivivere bei ricordi, di cercare di riconoscersi e riconoscere altri amici, così da segnarne i nomi. Per questo ho riportato tutto secondo la denominazione e l’ordine dei suddetti pannelli (che chiaramente sono stati ricostituiti e riportati nella suddetta documentazione cartacea), cercando di trascrivere anche i nomi e le didascalie lì rinvenute. Rinnovo l’invito a tentare di riconoscere qualcuno in queste foto, di segnalare i nominativi, di correggere se ci sono errori, ma soprattutto vi chiedo, se avete conservato qualcosa, di condividere con tutti noi il materiale in vostro possesso, sia testi che immagini.
Alcune di queste foto correderanno la ministoria del campeggio già presente nel sito (andate a vedere anche lì), ma mancano molti anni. Chissà che qualcuno non voglia scavare nei cassetti e condividere qualcosa (anche non legato ai campeggi) che fa piacere a tutti, in quanto ci parla di gioventù, di impegno, di fratellanza, dell’eredità che ci ha lasciato don Giusto . Qualcuno mi ha detto che quando faccio cose del genere “scavo int’o cascione”; vi assicuro che è bello: provare per credere.
Ricordo ancora che sabato 20 settembre alle ore 19 a Piedigrotta ci ritroveremo nella messa per pregare per e con Antonio Giardina, in occasione della ricorrenza del secondo mese dalla sua partenza per il cielo. Motivi di evidente opportunità hanno consigliato di non celebrare il solito trigesimo.
Con amicizia
Fulvio Freda
fulviolinda@teletu.it
Mi presento, mi chiamo Francesco Porcellati, ho 82 anni, ultimo di numerosi figli (abitavamo in Viale Elena – attuale Viale Gramsci – altezza n.21) frequentavo insieme ai miei due fratelli Paolo e Antonio (immediatamente superiori di età rispetto a me) l’Azione Cattolica della chiesa di Piedigrotta nei lontani anni ’50. Abbiamo sempre avuto un grande affetto e una grande ammirazione per Don Giusto (il mio matrimonio fu da lui officiato). Io ed i miei fratelli conoscevamo anche molto bene Mons. Don Franco Mercurio. E Don Giusto era quindi anche il “Padre Spirituale” mio e dei miei fratelli. Solo per puro caso questa sera sono venuto a conoscenza dell’associazione spontanea “amici di Don Giusto” e vi prego caldamente di tenermi presente per qualsivoglia iniziativa.
Grazie.
Francesco Porcellati
Via S.Domenico 44
80127 Napoli
cell. 339 3969643