TESTIMONI DEL VANGELO
Carissimi,
All’inizio dell’estate nella ricerca preparatoria per il campo-scuola-giovani della nostra parrocchia sulla figura e l’esperienza spirituale di San Francesco mi sono imbattuto (è stato come un infrangersi violento di onda generosa su uno scoglio) in una frase del santo di Assisi che mi ha fatto letteralmente fermare, pensare, ricordare ed elaborare tutta l’esperienza che ho vissuto, in giugno, a Materdomini con il Cardinale Arcivescovo per la discussione e preparazione del piano pastorale diocesano 2014 della diocesi di Napoli. La frase di Francesco risuonava come una mirabile sintesi del pensiero del Vescovo e dell’atteggiamento che sta alla base della “nuova evangelizzazione” in atto nella Chiesa. La raccomandazione che S. Francesco faceva ai frati, inviati ad annunciare, risuona così: “PREDICATE SEMPRE IL VANGELO, E SE FOSSE NECESSARIO USATE ANCHE LE PAROLE”. È semplicemente meraviglioso! Di un’attualità sorprendente. Una verità che anticipa l’esigenza ormai diventata assolutamente indispensabile perché il Vangelo possa “correre” sulle strade del mondo dove l’uomo contemporaneo, vive assetato di verità, di autenticità e di spiritualità.
Il Santo raccomandava ai suoi frati di “essere Vangelo” più che “dire il Vangelo” perché è l’essere che irradia e contagia con la forza gioiosa della verità, dell’autenticità e della vita. L’unico Vangelo annunciato è quello vissuto. L’unica predicazione che tocca il cuore e suscita stupore è quella degli atteggiamenti e dei gesti di accoglienza, di misericordia, di amore; quella che si fa incarnazione, speranza di luce e lievito che fermenta la pasta per il pane fragrante del rendimento di grazie costruendo l’unità.
È per questo che il papa Paolo VI nella “Evangelii nuntiandi” n:41 dice: “L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri o se ascolta i maestri lo fa perché sono testimoni”.
Mi sembra di evidenziare che questa nostra contemporaneità sia aridamente povera di testimoni. Vi sono certamente tanti annunciatori esperti di comunicazione e marketing, tanti leaders spesso improvvisati e mistificatori che attirano con promesse ben costruite per abbagliare, tante stars che brillano di falsa luce artificiale, tanti affabulatori che plagiano le coscienze, ma pochi testimoni che pagano di persona il prezzo di quell’autenticità che costruisce, con paziente determinazione, la verità ultima e penultima dell’uomo. Oggi si fanno urgenti un attento e realistico discernimento e una bella pulizia dentro la testa e il cuore per eliminare tanta, troppa, spazzatura accumulata dalla superficialità dell’accogliere tutto e comunque. È triste costatare come questa urgenza sia indispensabile proprio ai nostri giorni caratterizzati da una generosissima comunicazione che, troppo spesso, risulta frammentaria e selvaggia. Una comunicazione che trascina l’uomo al naufragio nel diluvio di “parole-informazioni” che sommergono le nostre giornate. Si assiste ad una folle corsa per l’acquisizione di miliardi di informazioni che poi restano superficiali in quanto hanno la durata dell’attimo fuggente che ruba il possesso del tempo per una pacata e ragionata elaborazione. Dall’altra parte si può verificare la chiusura in se stessi e nelle “certezze acquisite”. Anche qui si fa urgente una bella “spolverata” per togliere le ragnatele del ripetitivo anacronistico e far spazio alla novità dello Spirito che spinge a vivere il presente come Xairòs (tempo giusto) di Dio incarnato nella dinamicità della storia. Diventa allora necessario un annuncio che si scrolli di dosso l’accademismo narcisistico della vita sociale e religiosa per “uscire verso le periferie esistenziali” (papa Francesco) dove si fa la vita e l’uomo vive dentro l’inferno del non senso e del vuoto nell’illusione di sapere. In quell’inferno che non è solo degrado della dignità umana svenduta all’offerente senza scrupoli, ma anche quello più subdolo e pericoloso rivestito di “effetti speciali” del tutto bello, in ordine, a modo, borghese e spietato che addormenta la coscienza uccidendo, senza sporcarsi le mani, la libertà e la verità.
Il nostro Cardinale nella lettera per l’anno pastorale 2014 dal titolo accattivante e propositivo “Canta e Cammina” scrive al n.3 “Il cristiano praticante non è chi frequenta formalmente le celebrazioni religiose, ma chi pratica gli insegnamenti del Maestro”. E al n.4 “Il mio rinnovato invito, pertanto, è di uscire dal tempio, andare incontro alla gente che vive in situazioni di marginalità morale e materiale, senza la preoccupazione e la paura di gettarci nella mischia e sporcarci le mani. La fede cristiana – lo sappiamo – non si limita ad accogliere delle verità astratte. Esige di essere tradotta in concretezza di vita … È necessario prendere coscienza di una responsabilità di credenti a tutto tondo e smettere di essere cristiani da salotto educati, ma senza fervore apostolico, secondo quanto ha lamentato di recente papa Francesco, che ha poi invitato a chiedere la grazia di dare fastidio alle cose che sono troppo tranquille nella Chiesa” Messa a S, Marta 16.5.2013.
Ecco che tutto ci riconduce a San Francesco da dove siamo partiti per questa catechesi. Anche la nostra Comunità intende intraprendere in questo anno pastorale il cammino tracciato dal vescovo. I verbi che ci accompagneranno saranno: USCIRE, INCONTRARE, CONDIVIDERE, RIMANERE. Tutti chiamati all’annuncio con la testimonianza creando nuove relazioni e nuovi orizzonti di vita. Non ci domanderemo cosa ci aspettiamo dagli altri, dai lontani, dagli indifferenti, ma cosa possiamo donare.
Il sogno? Ci auguriamo di essere ognuno per l’altro testimone dell’amore di Dio affinché tutti, ma proprio tutti, sentendosi accolti, stimati e amati possano sperimentare la dolce misericordia del Signore.
Don Franco De Marchi
parroco