Simboli dello Spirito: COLOMBA
Carissimi,
in questo secondo appuntamento con i simboli dello Spirito Santo vi scriverò della colomba.
Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento” (Lc 3,21-22).
Il simbolo della colomba, come segno dello Spirito Santo, è il più “corporeo” che viene presentato nella tradizione biblico-cristiana, ed è proprio al Giordano che si manifesta carne-corpo, come carne è il Verbo definitiva epifania di Dio. Lo Spirito non è impalpabile ed etereo, egli sta in colui nel quale abita corporalmente tutta la pienezza della divinità (Col.2,9). Questo si riferisce anche al nostro battesimo nel quale, ogni credente, diventa abitazione dello Spirito, suo tempio e riverbero visibile della gloria di Dio. Il battezzato è realmente incorporato nel Mistero Pasquale di Cristo. Il corpo di Gesù è rivelazione piena, completa e definitiva di Dio; di quel Dio che nessuno ha mai visto (Gv. 1,18) ma che tocchiamo, vediamo e contempliamo nel Verbo della vita (1Gv. 1,1ss) il quale ha detto: Io e il Padre siamo una cosa sola (Gv. 10,30) chi ha visto me ha visto il Padre (Gv. 14,9). Perciò ognuno di noi è diventato “corporalmente” teoforo, portatore di Dio a somiglianza di Cristo; infatti noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito Santo (2Cor. 3,18). Questa è l’opera dello Spirito che si è posato sotto forma di colomba sul Cristo mentre esce dall’acqua e così continua a fare, con la stessa potenza, ogni giorno rimanendo in noi.
Ora torniamo a contemplare lo Spirito di Dio che squarcia i cieli e, apparendo corporalmente come colomba, vola planando su Gesù. Tutti gli evangelisti concordano su alcuni elementi comuni di vitale importanza: 1- Gesù esce dall’acqua. 2- Si aprono i cieli. 3- Scende lo Spirito come colomba. 4- Si posa su Gesù. 5- Viene la voce del Padre.
C’è un grande movimento, sta avvenendo qualcosa di vitale importanza: Dio ritorna a visitare l’uomo, non più con il rumore dei passi mentre passeggia nel giardino alla brezza del giorno (Gen. 3, 8), ma con il nuovo volo dello Spirito che, eliminando le distanze create dal peccato, fa nuove tutte le cose. Ora Dio, nel Verbo fatto carne solidale con i peccatori, si immerge nella realtà storica e l’uomo, lontano e incapace di “tornare a casa”, accogliendo lo Spirito che si posa su di lui, può intraprendere la via della festa che, ascoltando la voce del Padre, lo invita alla sequela del Figlio.
Ora prendiamo in considerazione tre manifestazioni della colomba: 1- Nella Creazione. 2- Dopo il diluvio. 3- Nel Cantico dei Cantici.
Da sempre è stato difficile dare un volto allo Spirito Santo e allora si sono moltiplicate le immagini simboliche.
La colomba è uno degli animali più attaccati al suo nido, ha un attaccamento quasi morboso, proverbiale, essa riconoscerà sempre il suo nido e non può starne lontano in quanto per lei è tutto.
Gesù è “il nido” dello Spirito Santo, la colomba scende velocemente squarciando il cielo perché deve andare al “suo” nido, non può vivere senza, qui vi trova rifugio, riposo, sicurezza, realizzazione di sé in quanto portatrice dell’amore del Padre che genera il Figlio.
Ben Zoma (c. 90 d.C.) un esegeta rabbino paragona lo Spirito di Dio, che aleggiava sulle acque primordiali, come il volo di una colomba sulla sua nidiata portando ordine (creazione in senso semita) e vita. Il volo della colomba non è un vagare senza mèta, ma un posarsi e un rimanere operando il comando creatore di Dio. È bello questo volo d’amore che feconda e genera ancora oggi nelle anime dei credenti.
Un’altra immagine della colomba è molto cara alla tradizione soprattutto cristiana ed è entrata nel immaginario universale come segno della pace: La colomba di Noè. È la prima comparsa vera e propria di questa immagine simbolica nel ricordo dell’umanità ed avviene in un momento del tutto straordinario quale quello del diluvio universale. Dopo quaranta giorni di pioggia ininterrotta Noè mette fuori il naso dalla finestra volendo riprendere contatto con la realtà esterna e manda un corvo che non fa ritorno.
Noè poi fece uscire una colomba, per vedere se le acque si fossero ritirate dal suolo; ma la colomba, non trovando dove posare la pianta del piede, tornò a lui nell’arca, perché c’era ancora l’acqua su tutta la terra. Egli stese la mano, la prese e la fece rientrare presso di sé nell’arca. Attese altri sette giorni e di nuovo fece uscire la colomba dall’arca e la colomba tornò a lui sul far della sera; ecco, essa aveva nel becco una tenera foglia di ulivo. Noè comprese che le acque si erano ritirate dalla terra. Aspettò altri sette giorni, poi lasciò andare la colomba; essa non tornò più da lui (Gen 8,8-12). È molto interessante, in questo racconto, il ritmo settenario che ci riporta alla creazione del mondo introducendoci nella contemplazione della “nuova creazione” che ancora una volta sorge dal grembo fecondo dell’acqua verso la realizzazione della festa definitiva che Dio realizzerà una volta per sempre nel Mistero Pasquale di Cristo significato nei colori dell’Arcobaleno posto sulle nubi. In tutto questo movimento di morte e vita la colomba diventa il segno simbolico dello Spirito Santo che vola sulle acque ed è foriera della vita nuova rinata nella pace (ramoscello d’ulivo). Lo Spirito diventa così portatore di pace e la pace è l’amore di Dio donato a noi nel Cristo risorto: La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: “Pace a voi!”. Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi”. Detto questo, soffiò e disse loro: “Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati (Gv 20,19-22).
Oltre che figura della nuova creazione, della salvezza universale, la colomba è anche simbolo di Israele, sposa di Dio, questa immagine la troviamo nel libro del Cantico dei Cantici: O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi, mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è soave, il tuo viso è incantevole”(Ct 2,14). La colomba, che di continuo tuba il suo amore in ogni stagione, è segno della fedeltà di Dio che da sempre canta il suo canto d’amore per l’uomo, in attesa di risposta. Lo Spirito, in essa significato, scende sul nuovo Israele, sulla sposa. E questa diviene la colomba che finalmente fa sentire allo sposo la sua voce compiacendo al suo desiderio.
IN QUESTO MESE PREGA COSÌ
Vieni, Santo Spirito,
manda a noi dal cielo
un raggio della tua luce.
Vieni, padre dei poveri,
vieni, datore dei doni,
vieni, luce dei cuori.
Consolatore perfetto,
ospite dolce dell’anima,
dolcissimo sollievo.
Don Franco De Marchi
parroco