Simboli dello Spirito: FUOCO
Carissimi,
in questo terzo incontro con i simboli dello Spirito Santo vi voglio scrivere del FUOCO
Nell’inno “Veni Creator Spiritus”, lo Spirito Santo viene definito “Fuoco”. Egli accende nel cuore dell’uomo una fiamma viva che riscalda e lo rende pronto ad amare. Il fuoco è luce e la luce è vita. Nella Bibbia il fuoco assume vari ruoli e significati per esprimere l’azione di Dio. È un elemento terribile e generoso con effetti molteplici; per esempio un tremendo castigo che distrugge e annienta, ricordiamo per tutti la distruzione delle città di Sodoma e Gomorra.
Ora vediamo insieme le caratteristiche del fuoco come simbolo di Dio e dello Spirito. Le citazioni nella letteratura biblica sono ricchissime e molteplici contrassegnando e caratterizzando le varie epifanie divine.
Fuoco divorante
Nella prima apparizione a Mosè sul Sinai Dio si manifesta nel segno-simbolo del fuoco che brucia il roveto, ma non lo consuma. Ci si deve avvicinare a piedi nudi, la terra è santa e il fuoco sprigiona la forza che elimina il peccato e il dubbio illuminando il volto e rendendolo sempre più simile alla santità del Signore. Avvicinandosi al fuoco dello Spirito si è luminosi non solo di luce riflessa, ma si diventa luce noi stessi in quanto il Signore imprime come sigillo la sua santità. Luce per essere luce che vince le tenebre del male e che rischiara il buio del mondo.
Fuoco purificatore
Il salmista, animato da grande zelo per il servizio del Signore, si rivolge a lui con fervore e non esita a chiedere il fuoco come elemento purificatore per un culto rinnovato e una testimonianza autentica: Saggia il mio cuore, scrutalo nella notte, provami al fuoco.(Sal 17,3a). Questa manifestazione del fuoco si fa esplicita e convincente nell’esperienza profetica di Elia quando, mosso per lo zelo della casa del Signore (1Re 19,10), ingaggerà la sfida con i profeti Balaam. Il racconto descrive tutta la forza del fuoco che divora, purifica e ripristina il vero culto al Dio d’Israele. “Elia prese dodici pietre, con esse eresse un altare scavò intorno all’altare un canaletto. Dispose la legna, squartò il giovenco e lo pose sulla legna. Quindi disse: “Riempite quattro anfore d’acqua e versatele sull’olocausto e sulla legna!”. Ed essi lo fecero. Disse: “Fatelo di nuovo!”. Poi: “Fatelo per la terza volta!”. Lo fecero. Il profeta Elia disse: “Signore, Dio di Abramo, di Isacco e d’Israele, oggi si sappia che tu sei Dio in Israele e che io sono tuo servo”. Cadde il fuoco del Signore e consumò l’olocausto, la legna, le pietre e la cenere, prosciugando l’acqua del canaletto”. (Cf 1Re 18,31-39)
Anche ai nostri giorni c’è bisogno di un nuovo fuoco che divori le moderne idolatrie e mostri la potenza del vero Dio che è stato buttato tra cose inutili che non servono. Noi siamo inviati come profeti per smascherare l’inganno del Grande Bugiardo (Satana).
Fuoco della Pentecoste
Ci accoglie una scena tipicamente di teofania. Gli Apostoli sono radunati nel Cenacolo, e mentre il giorno di Pentecoste stava per finire “Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi” (At 2,2-4) Il fuoco dello Spirito della Pentecoste unito al fragore e al vento ci richiama al nostro Battesimo. In Cristo siamo creature nuove rinate a vita secondo lo Spirito che ci purifica, ci illumina, ci trasforma e ci invia sulle strade del mondo. Il fuoco dello Spirito inoltre ci rende malleabili al volere di Dio come il ferro arroventato nelle mani dell’artista; lo Spirito Santo fa della nostra vita il capolavoro di Dio. Infine il fuoco è fiamma dell’amore e della Carità (Agape). Gesù è venuto per accendere nel nostro cuore la fiamma viva del suo amore perché potessimo vivere secondo lo Spirito come mirabilmente ci indica S. Paolo nella prima lettera ai Corinti: “La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine”. (1Cor 13, 3ss)
In questo mese preghiamo con San Giovanni della Croce:
O fiamma d’amor viva, |
O cauterio soave! O deliziosa piaga! O blanda mano! O tocco delicato, che sa di vita eterna, e ogni debito paga! Morte in vita, uccidendo, hai tu cambiato! |
O lampade di fuoco, nel cui vivo splendore gli antri profondi dell’umano senso, che era oscuro e cieco, con mirabil valore allor Diletto dan luce e calore! |
Quanto dolce e amoroso ti svegli sul mio seno, dove solo e in segreto tu dimori! Nel tuo spirar gustoso, di bene e gloria pieno, come teneramente mi innamorai |
Don Franco De Marchi
parroco