DentRo una notte d’oRiente
Carissimi,
l’anno del Giubileo per Napoli, anno di gioia e di riconciliazione, anno di festa e di carità, anno nel quale siamo stati avvolti nel soffio dello Spirito, volge verso la conclusione della sua celebrazione. Ora continua nel cammino di fede e di attualizzazione della grazia che ha portato con sé e ancora una volta, nelle festività natalizie, accoglieremo il meraviglioso dono del Padre: la salvezza che è in Gesù Cristo.
Il 23 dicembre nella nostra chiesa i bambini e ragazzi del catechismo ci offriranno una sacra rappresentazione del dono di Dio Padre: “Ecco mio Figlio” nel quale ci aiuteranno a riflettere e a decidere che è giunta l’ora di ritornare a casa, nel cuore di Dio.
Ora è il tempo di realizzare la riconciliazione nei gesti del quotidiano oltre le dimensioni della festa.
Ora è il tempo della misericordia che feconda il cuore diventato troppe volte atrofizzato da chiusure egoistiche e perbenistiche.
Ora è il tempo dell’accoglienza prendendosi cura dell’uomo incontrato nell’occasionalità e riconosciuto fratello nella disponibilità giubilare.
Ora è il tempo nel quale Dio entra appieno nella storia che il suo Amore inaugura attraverso l’eterno dono del Figlio bambino consegnato a noi perché trovi posto nella nostra casa.
Ora è il tempo della preghiera che si fa silenzio carico di vita, ascolto docile e coraggioso degli interrogativi fondamentali e delle risposte che Dio offre nella coscienza amante di verità e di autenticità.
Ora è il tempo della tua famiglia che riscopre la voglia e la capacità del volersi bene, dello stimarsi e del collaborare. Gesù che viene ti invita a rinascere nuovo nella tua famiglia, a riscoprire i valori eterni del matrimonio come unione sacra, della paternità e della maternità come responsabilità creativa nel trasmettere la vita e impegno educativo per dare qualità alla vita donata, della figliolanza come capacità di accoglienza e di risposta ai doni gratuitamente ricevuti e della vecchiezza come memoria di un passato che può e deve essere maestro di saggezza del ciclo vitale dell’esistenza.
Ora è il tempo infine della comunità parrocchiale che riscopre la sua vocazione all’accoglienza, alla misericordia e alla collaborazione comunitaria per l’annuncio discreto, forte e amorevole del Vangelo presentato all’uomo triste, deluso, illuso e a volte disperato del nostro tempo come vera buona notizia.
Bisogna quindi imparare a costruire silenzio, avvolgendo ogni cosa non solo con assenza di rumore, ma con l’ascolto dell’impercettibile palpito del crescere e del vivere, da quello visibile come segno stupendo della sollecitudine a quello invisibile come tenerezza di Dio.
È necessario giungere al punto di divisione dove finalmente si lasciano le cose vecchie per assumere con coraggio la novità che giunge luminosa dentro una notte d’oriente.
Ascolta! Silenzio, e poi… voce di bimbo.
Accorri! È l’Emanuele che viene a condividere la tua vita.
Ascolta! Quella voce ti parla di ciò che da sempre desideri ascoltare dal suono ormai vuoto delle troppe parole: Egli ti parla del suo Amore.
Dio lo riconoscerai non dentro gli accattivanti e freddi ragionamenti filosofici o teologici, ma nei segni della vita. Bisogna modificare ottica e prospettiva, imparare a vedere ciò che c’è oltre il segno per assaporarne il significato per finalmente… vedere.
Guarda il volto dei bimbi, riscoprirai il tuo vero volto diventato troppo consumato dalle sovrastrutture inutili che ti sei costruito per sentirti sicuro.
Guarda il volto dell’uomo, riscoprirai la voglia di cercare ancora per non accontentarti delle parziali certezze acquisite e la gioia di stupirti per le imprevedibili capacità del tuo cuore.
Guarda il volto del vecchio, ritroverai la bellezza e l’utilità disattesa della saggezza e dell’esperienza; imparerai a leggere il vangelo della vita vissuta e donata alle generazioni future.
Natale è tutto questo perché Dio, un giorno, ha deciso di nascere bambino tra di noi e di cambiare il volto della storia mentre toccando il cielo camminava sulla terra, indicando così, che il cammino nella vita ha senso se lo sguardo sarà rivolto in alto.
Buon Natale a chi vuole credere che il futuro sarà costruito accettando le sfide dell’accoglienza, della misericordia, del perdono e della pace.
Buon Natale a chi vuole credere che Dio non è poi così lontano e non si è rinchiuso nelle schematizzazioni religioso-umane che noi gli abbiamo costruito perché non ci disturbasse.
Buon Natale a chi vuole credere che il bene è più forte, vivace e fantasioso del male; a chi non accetta la logica distruttiva come forma di potere e rifiuta le ostentazioni dei profeti di sventura che predicano l’onnipotenza del destino.
Buon Natale a te che vuoi dar voce alla struggente nostalgia che ti fa compagnia nelle ore del silenzio, di solitudine e di verità.
È la voce dell’Emmanuele che ti dice ancora e ancora una volta: IO TI AMO.
Don Franco De Marchi
parroco