il DONO della RICONCILIAZIONE GIUBILARE
Carissimi,
Il 16 dicembre scorso si è conclusa la celebrazione del GIUBILEO per NAPOLI fortemente voluto dal nostro Cardinale. Ora è iniziato il tempo prezioso di vivere ciò che il Giubileo ha proposto partendo dalla lettera pastorale che il Vescovo ha scritto indirizzando il suo messaggio alla Chiesa e alla Città di Napoli, dal titolo: “Per amore del mio popolo”. Prenderemo in considerazione, in questo numero di “Qui Piedigrotta” un primo aspetto che mi sembra molto interessante in quanto in sintonia con il tema del nostro anno pastorale: “LA RICONCILIAZIONE”.
Guidati dallo Spirito, abbiamo attraversato le strade impregnate della nostra storia, seminando la speranza e rinfrancando il nostro cammino con concrete Opere di misericordia. Nessun passo è andato perduto e, mentre avanzavamo, come per i discepoli di Emmaus, abbiamo sentito crescere nei nostri cuori un ardore nuovo e misterioso.
In un certo senso, attraversando la Città da una porta all’altra, l’abbiamo rivisitata e resa ancora più nostra.
Di questa nostra città siamo andati in cerca soprattutto dell’anima: non ci siamo accontentati di visioni frettolose e distratte. Come pellegrini, ci siamo incamminati con la bisaccia piena della volontà di condivisione e dell’umile ricerca di una verità anch’essa da condividere. Abbiamo idealmente bussato ad ogni porta di casa, per entrare nel vivo di quella comunità di affetti che è la famiglia, il cui sguardo sulla società è sempre più appannato dalle ombre della crisi economica, e non solo.
Abbiamo camminato sintonizzandoci con il passo e con il cuore dei nostri giovani, interlocutori.
Sui nostri passi abbiamo trovato anche percorsi difficili e accidentati, lungo i quali abbiamo cercato di confrontarci e di seminare speranza, scegliendo la corsia opposta a quella occupata dalla sopraffazione e dalle consorterie della violenza organizzata.
Il Giubileo è stato il nostro rinnovato canto di speranza, rivolto a una Città della quale continua a essere, oggi più che mai, il respiro. Tutto a Napoli si coniuga nel nome della speranza. La speranza è l’indice della salute di Napoli.
La speranza di Napoli si è trovata a un tratto non solo assopita ma devastata. E sotto i nostri occhi è apparsa una Città allo sbando e non più riconoscibile.
C’è stato:
chi non ne ha sopportato la visione, ed è arrivato a voltarle le spalle;
chi è stato preso dalla rassegnazione e ha deposto anche il flebile coraggio che aveva;
chi ha continuato a praticare la via antica e usurata delle analisi senza sbocchi;
chi è rimasto in silenzio;
chi è caduto nelle mani assassine della violenza.
Il pellegrinaggio giubilare non ci ha fatto, certo, chiudere gli occhi di fronte a questi mali.
La Chiesa non può voltare le spalle, non può avere il cuore di pietra, non può tradire se stessa e la propria missione. La Chiesa non è sorta per raccogliere o raccattare alibi. Non lo potrebbe mai, perché li brucia, uno dopo l’altro, l’amore che Cristo ci ha dato come riconoscibile divisa: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avrete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,31-35).
E allora di fronte al corpo malato della nostra città, la nostra prima domanda non è stata neppure il “che fare?” , ma l’altra ancora più severa: “dove abbiamo sbagliato?”.
In questo ambito di “Purificazione della memoria” il nostro vescovo ci ha chiamati Mercoledì 14 a celebrare la “Giornata del perdono”. È stata una celebrazione molto significativa e densa di emozione, peccato per la scarsa partecipazione di sacerdoti e di fedeli che non hanno ben compreso l’importanza e non hanno realizzato il forte desiderio del cardinale di chiudere le chiese per convenire tutti alla celebrazione.
Il momento vissuto al Carmine è stato di importanza epocale per la storia della Chiesa di Napoli, un atto di coraggio e di sincera umiltà nella faticosa ma caparbia ricerca della verità.
Dopo l’omelia si è proclamata la “Preghiera universale con la confessione delle colpe e la richiesta di perdono”.
Fratelli e sorelle, come comunità ecclesiale ci poniamo responsabilmente di fronte alla nostra Città, alle sue ferite, al degrado che imbratta cuori e strutture, alla sua fatica di riprendersi. Alla luce del Vangelo vogliamo capire dove abbiamo sbagliato, dove siamo venuti meno come comunità educante e chiedere perdono a Dio e ai nostri concittadini per le nostre negligenze e omissioni.
- Come comunità ecclesiale chiediamo perdono alla nostra amata Napoli per aver delegato ai politici e ai capi delle istituzioni l’impegno di costruire il suo futuro disattendendo sbrigativamente le ragioni del bene comune.
Padre, per la tua benevolenza la creazione continua e sorge il sole sui buoni e sui cattivi: libera l’uomo dal peccato che lo separa da te e lo divide in se stesso; fa’ che, nell’armonia interiore creata dallo Spirito, diventiamo operosi costruttori di pace in questa nostra Città e testimoni del tuo amore scegliendo coraggiosamente e coerentemente ogni giorno ciò che piace a Te e che serve al bene di tutti.
- Abbi pietà di noi e accogli il nostro pentimento.
- Chiediamo perdono alla nostra Città perché, pur avendo sentito il grido della sua sofferenza, non abbiamo avuto il coraggio di compiere scelte in suo favore e l’abbiamo lasciata sola al suo destino.
Dio, tu sei nostro Padre e noi siamo la tua famiglia: apri le nostre menti all’ ascolto e alla comprensione della tua Parola, donaci un cuore grande per accogliere il grido dei nostri fratelli e il coraggio di operare per loro le scelte giuste nella logica del Vangelo che esige di comprometterci per i poveri e gli afflitti.
- Abbi pietà di noi e accogli il nostro pentimento.
- Chiediamo perdono alla nostra gente per tutte le volte che il nostro stile di vita non è stato di stimolo per la sua edificazione e per la crescita di una coscienza etica.
Dio, che non respingi nessuno per quanto abbia peccato e perdoni sempre chi è veramente pentito, accogli le suppliche della Chiesa di Napoli sciogli benevolmente i vincoli delle colpe, e concedi il tuo perdono; così che i pastori e i fedeli possano consacrarsi al tuo servizio con cuore libero e puro.
- Abbi pietà di noi e accogli il nostro pentimento.
- Chiediamo perdono ai giovani per non averli cercati nel loro travaglio esistenziale e per averli privati del nostro accompagnamento in un’ ora di difficile disagio sociale.
Concedi ai giovani, o Dio, una vita di fede e un servizio di amore per te e per il prossimo, nella società e nella famiglia; apri il loro animo all’ ascolto docile della tua Parola che li chiama a donarsi ai fratelli nella libertà e nella gioia dello spirito, e dona alla Chiesa di Napoli l’ansia di cercarli sempre e di formarli alla scuola di Cristo tuo Figlio, che è modello perfetto dell’uomo.
- Abbi pietà di noi e accogli il nostro pentimento.
- Chiediamo perdono ai più deboli ed emarginati per non esserci messi dalla loro parte, per non aver difeso i loro diritti con la necessaria determinazione, per non averli accolti con la disponibilità richiesta ai discepoli di Gesù.
Dio, Padre di tutti gli uomini, che ami tutti, nessuno è escluso dal tuo soccorso; guarda con amore i profughi, gli emigranti, gli esuli, gli emarginati, i deboli, le vittime della segregazione e i bambini abbandonati e indifesi; soccorri quanti egoisticamente abbiamo trascurato; perdona il nostro poco amore e la paura per non averli accolti; suscita nella Chiesa di Napoli uno spirito nuovo di umana comprensione e di ospitalità evangelica.
- Abbi pietà di noi e accogli il nostro pentimento.
- Chiediamo perdono a chi è rimasto ferito dalla nostra ricerca di sicurezze umane, dai nostri comportamenti di chiusura e d’intolleranza, attendendo gesti di riconciliazione che non sono mai arrivati.
Dio, Padre nostro, che sempre ascolti il grido dei poveri, quante volte non ti abbiamo riconosciuto nei fratelli che hanno chiesto il nostro aiuto. Per tutti coloro che hanno commesso ingiustizie confidando nelle sicurezze umane; sostieni quanti sono stati feriti dai nostri comportamenti di chiusura e di intolleranza.
- Abbi pietà di noi e accogli il nostro pentimento.
- Chiediamo perdono per aver contribuito a dilapidare un patrimonio di risorse e di opportunità, di paesaggi naturali e di bellezze artistiche che la Provvidenza aveva posto a scenario della nostra vita.
Dio onnipotente e provvido, che hai affidato all’uomo la terra perché ne fosse il custode saggio e il solerte operatore a gloria del tuo nome e a servizio dell’umanità presente e futura; apri il nostro cuore e insegnaci ad usare saggiamente i beni della Terra nella continua ricerca dei beni del cielo.
- Abbi pietà di noi e accogli il nostro pentimento.
- Chiediamo perdono per la nostra superbia, per la presunzione di possedere da soli la verità, che non ci ha consentito di cercare e condividere con altri progetti, ideali, programmi di risanamento civile.
Signore, Dio di tutti gli uomini, molte volte anche la nostra Comunità Diocesana non ha seguito il grande comandamento dell’amore, trascurando le vie del dialogo e del confronto aperto e leale ha deturpato il volto della Chiesa, tua Sposa. Abbi misericordia dei tuoi figli peccatori e accogli il nostro proposito di cercare e promuovere la verità nella dolcezza della carità, ben sapendo che la verità non si impone che in virtù della stessa verità.
- Abbi pietà di noi e accogli il nostro pentimento.
Padre misericordioso, tuo Figlio Gesù Cristo, giudice dei vivi e dei morti, nell’umiltà della prima venuta ha riscattato l’umanità dal peccato e nel suo glorioso ritorno chiederà conto di ogni colpa: ai nostri padri, ai nostri fratelli e a noi tuoi servi, che mossi dallo Spirito Santo ritorniamo a te pentiti con tutto il cuore, concedi la tua misericordia e la remissione dei peccati, per Cristo nostro Signore. Amen.
Desidero che questa preghiera sia fatta da ognuno e nella famiglia come atto di comunione con il Vescovo e la Chiesa di Napoli. Anche in Parrocchia troveremo il momento opportuno per pregarla insieme perché sono convinto che solo l’umiltà di riconoscere i propri errori generi il coraggio della richiesta e l’offerta del perdono intraprendendo percorsi autentici di novità nella nostra vita che, a volte, si trascina avanti con stanchezza spirituale e pigra ripetitività di gesti non più significativi.
È tempo di accogliere il vento gagliardo e impetuoso dello Spirito di Dio!
Don Franco De Marchi
parroco