GIOIA È…
Squilli di tromba e ritmo di tamburi accompagnano i pellegrini che salgono a Gerusalemme, la città santa, facendo esplodere la gioia con il canto:
Quale gioia, quando mi dissero:
“Andremo alla casa del Signore!”.
Già sono fermi i nostri piedi
alle tue porte, Gerusalemme!…
Per i miei fratelli e i miei amici
io dirò: “Su te sia pace!”.
Per la casa del Signore nostro Dio,
chiederò per te il bene. (Sal. 122,1-2;8-9)
Siamo giunti alla quinta tappa della riflessione sul “Progetto Arcobaleno” proposto come cammino di formazione per la nostra comunità parrocchiale. Ora prendiamo in considerazione una realtà che da una parte è di una evidenza disarmate, ma nello stesso tempo, dall’altra, si presenta come una difficoltà sconcertante: LA GIOIA.
Il Salmo invita a vivere la gioia esplosiva che accompagna il cammino della vita verso la casa di Dio. Purtroppo dobbiamo constatare, nel mondo contemporaneo e nelle nostre comunità ecclesiali, quanto sia rara la Gioia contagiosa, il sorriso rassicurante, la positività costruttiva.
Troppo preoccupati a “salvare il mondo” e a “salvare la Chiesa” attività che non ci competono: lo ha già fatto in modo egregiamente “divino” nostro Signore Gesù.
Troppo preoccupati a conservare le posizioni raggiunte, a rassicurarsi il presente e il futuro esaltando le certezze acquisite nel passato.
Troppo preoccupati di se stessi, del club di amici con gli stessi interessi condivisi, di evidenziare i propri percorsi come migliori e in competizione, come se le ragioni della felicità si giocassero nella competizione e nell’affermazione privatistica dei valori.
Non ci accorgiamo che questi processi autoreferenziali intristiscono, impigriscono e uccidono ciò che rende la vita bella da vivere: la Gioia!
La Gioia infatti apre tutte le porte della vita: distende le tensioni, allenta i contrasti, supera le paure e dona se stessa perché nel donarsi si rigenera a vita nuova e si moltiplica nella misura in cui si condivide a tutti.
La Gioia è il processo di superamento delle individualità personali e di gruppo per costruire la famiglia umana costituita in comunità. Questo diventa vitale nella chiesa. Però anche all’interno della vita ecclesiale forse non tutti ci credono soprattutto chi ha trovato i propri pseudo equilibri e i consensi settoriali del “tra di noi stiamo bene”; subentra poi il diabolico pensare che “ognuno deve lavorare solo nel proprio settore per specializzare la ricerca e affrontare meglio e con più competenza l’ambito del suo intervento, e non si prende coscienza che in questo modo non solo si mortifica ma si abortisce l’unica cosa che serve: INSIEME! È necessario ricordare sempre che siamo stati salvati nella Gioia e per la Gioia in quanto convocati per vivere insieme protesi verso Dio. (Regola di S.Agostino)
La Gioia è la normalità della vita del cristiano, discepolo di Cristo risorto, che ha fatto rifiorire la Gioia nei cuori tristi e disperati dei discepoli fuggiaschi (Emmaus) e negli occhi carichi di lacrime (Maddalena) incapaci di riconoscere nella resurrezione la novità inaudita della gioia riconciliante di Dio con l’umanità.
Possiamo affermare, senza ombra di dubbio, che il cristiano è pre-destinato alla Gioia; un cristiano triste, sfiduciato, disperato, depresso è un uomo che non ha ancora conosciuto e sperimentato fino in fondo l’Amore del Dio della vita che in Cristo risorto è vita della vita e gioia della stessa gioia.
Ma cosa vuol dire Gioia?
Spesso si pensa che Gioia sia spensieratezza spregiudicata, assenza di fatica e di dolore, e quindi irraggiungibile.
La Gioia non è il riso clownesco, il divertimento sguaiato, gli occhi inebetiti nel vuoto esistenziale iniettato nelle vene, lo stile di vita della pubblicità, la falsità incantata fuori dalla realtà del quotidiano, la felicità senza prezzo, la svendita di se stessi al più ricco compratore, l’assenza di regole comportamentali, l’autoreferenzialità sconsiderata…
La Gioia è la bellezza della vita accolta come dono e come occasione irrepetibile di dono all’altro.
Nella “Comunità Arcobaleno” la Gioia è il diamante della comunità stessa, essendo la festa delle sfaccettature che brillano dell’unicum e dell’uno illuminato dalla luce dell’amore. La Comunità allora diventa il luogo “dove si fermano i nostri piedi” (Salmo), la méta del pellegrinaggio verso la festa dell’incontro con Dio che ti regala il fratello e l’amico per i quali chiedere pace e con i quali vivere in tranquillità sperimentando il sorriso specchio dell’anima felice di sentirsi amata.
Sinteticamente ecco alcune delle sfaccettature di questo diamante:
Gioia è lo stile del cammino.
Gioia è l’inizio avvincente del cercare.
Gioia è farsi dono per il dono.
Gioia è superare la paura della solitudine.
Gioia è lasciarsi andare sulle ali del vento che genera.
Gioia è accettare il rischio della novità imprevedibile.
Gioia è bellezza dell’incontro.
Gioia è credere che proprio a te sia possibile.
Gioia è una stretta di mano ad un amico.
Gioia è una voce che dice: ti amo!
Gioia è lasciar esplodere le ragioni del cuore.
Gioia è fidarsi, consegnarsi, condividere… vivere.
Gioia è donare il proprio colore alla festa della comunità.
Gioia è regalare al fratello la gioia di donarsi a te.
Gioia è nonostante tutto sorridere in faccia alla vita.
Gioia è tutto quello che scoprirai nell’avventura della tua vita…
Questo desidero per me e per la comunità parrocchiale di S. Maria di Piedigrotta. Sono sicuro che se ci lasceremo amare dal Signore non solo sarà possibile, ma tutto ci sembrerà così facile da non crederci!
E allora carissimo/a amico/a che leggi:
NON AVER PAURA CERCA DI ESSERE UN PORTATORE SANO DI GIOIA.
Don Franco De Marchi
parroco