XVIII DOMENICA T.O.- Anno C
(Qo 1,2;2,21-23; Sal. 89; Col 3,1-5.9-11; Lc 12,13-21)
“Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia”.
Il capitolo 12 del Vangelo di Luca racconta ancora di Gesù che insegna “innanzitutto ai discepoli”, poi alla folla che si ingrossa “fino a calpestarsi”, sulla strada per Gerusalemme. Cammino e sosta per aiutare quanti volevano seguirlo a capire di non dover avere altro scopo nella vita se non il Regno di Dio, che, a sua volta, li accompagnerà e li proteggerà.
Ed ecco che, come quando accade qualcosa di non previsto, come un’interruzione di quanto si sta vivendo, una persona anonima chiede a Gesù di intervenire per dirimere una questione di interessi con il proprio fratello e Gesù si nega con decisione. Luca lo racconta per donarci l’insegnamento di lui in risposta alla domanda, sempre attuale per i credenti, sul rapporto tra beni terreni e scelta di vita cristiana. Ci vuol dire che le parole del Signore valgono sempre e affermano che la vita non si misura in quantità di beni posseduti: “Fate attenzione e tenetevi lontani …”. È un invito ad evitare con perseveranza la tendenza alla cupidigia, all’accumulo del danaro che toglie autenticità alla vita, ripiegandola su se stessa, già dal presente, fino a compromettere l’eternità. Le due dimensioni dell’esistenza, quella terrena e quella futura, non sono assicurate dal benessere materiale, ma dall’ ”arricchirsi presso Dio”.
Gesù racconta una breve parabola per farsi capire con chiarezza con un esempio concreto che ha la sua radice nei libri sapienziali dell’Antico Testamento: “C’è chi è ricco a forza di attenzione e di risparmio, ma non sa quanto tempo trascorrerà ancora” (Sir,11,18). Il ricco così intento al pensiero di accumulare viene detto “stolto”, “insensato”, come più volte i Salmi definiscono chi vive come se Dio non esistesse. Insensati perché non hanno presente la verità che accompagna tutta la vita umana, ogni vita umana, senza alcuna eccezione, cioè la sua precarietà:
“Solo un soffio è ogni uomo che vive,
come ombra è l’uomo che passa;
solo un soffio che si agita,
accumula ricchezze,
e non sa chi la raccolga”
(Sal. 39,6-7)
proclama il salmista, come per dire che l’insensatezza sta nel distogliere l’attenzione dalla speranza vera e per invitare alla conclusione che ha il sapore di una conversione:
“Ora che attendo, Signore,
in te la mia speranza”
(Sal. 39,8)
“Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia”, dice Gesù.
E Luca vuole porre in risalto che la stoltezza non consiste nel possedere i beni della terra e trarne benessere per sé e per i propri cari, ma nel fidarsi delle cose che inevitabilmente passano e deludono. Cose e danaro inducono a vivere il cammino dell’esistenza in direzione sbagliata verso un traguardo falso.
Sembrano emergere temi che sono molto cari a Luca: la solitudine e la infecondità della vita sprecata. Sono due rischi per chi si ritiene “ricco”. Chi vuol seguire Gesù deve sapere che quanto si riceve in dono con la vita, doni naturali di beni e di possesso, di cultura, di grazia, tutto è strumento per la crescita della comunione fraterna. Perciò Luca denuncia la tendenza a possedere per se stessi, a sentirsi proprietari di quello che non appartiene per sempre e così rifiutare praticamente di essere quello che Dio desidera che sia, cioè un amministratore al quale il Padre di tutti affida i beni da lui destinati a tutti e con i quali deve aiutare i propri fratelli.
È spaventosa la solitudine dell’uomo della parabola, come del giovane ridotto a guardiano dei porci (Lc,15), senza nessuno a condividere e confortare, morti prima di morire, perché privi di ogni relazione umana vera. Si sarebbero “arricchiti presso Dio”, conclude il brano, se avessero dato i loro beni ai poveri, come i primi cristiani compresero subito nel contatto con l’umanità del tempo e del luogo dove vivevano le parole del Signore. E Luca ce lo ricorda nel libro degli Atti per farci capire che cosa significa “arricchirsi presso Dio”:
“Nessuno tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case, li vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli Apostoli, poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno”
(Atti 4, 34-35)