XIV DOMENICA T.O. – Anno A
(Zc 9,9-10; Sal.144; Rm 8,9.11-13; Mt 11,25-30)
“Voi non siete più sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi”
San Paolo scrive ai cristiani di Roma per spiegare che cosa accade nel cuore dei credenti con la grazia del battesimo.
Dice che da quella grazia nascono due conseguenze:
- la prima in Dio stesso che “darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi”.
- la seconda che deve essere la risposta di chi ha ricevuto il battesimo: “far morire mediante lo Spirito le opere del corpo”.
È un annuncio che riguarda tutta la creazione, chiamata a passare dalla debolezza, dalla precarietà del presente, all’immortalità definitiva, per essere sempre con Dio, che è immortale per definizione.
Il battesimo è così il ritorno alla condizione in cui l’uomo era stato creato prima di cadere nel peccato. È un “ritorno al Paradiso”. E Dio lo propone invitando ad essere discepoli di Gesù, nella libertà e nella convinzione di voler scegliere il bene per sempre.
È la proposta di Dio. Essa rimane tale, è resa possibile, è offerta da quello che Gesù ha fatto, è legata alla libera scelta: “Voi non siete più sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi”.
La Parola di san Paolo ci dona la speranza certa che quello che crediamo nella fede, cioè che Gesù Risorto porta al’umanità la sua condizione di Figlio di Dio, in modo pieno e irrevocabile, è possibile perché c’è lo Spirito Santo che spalanca le porte di questa realtà.
Il Paradiso non è dunque una favola!
Chi accoglie lo Spirito e si lascia guidare da Lui, lo sperimenta. È il dono prezioso che domanda disponibilità, che desidera dimorare, mettere casa nell’intimo di ciascuno, portare i suoi frutti: “Se lo Spirito abita in voi … darà la vita ai vostri corpi mortali”.
Paolo supera i confini di una fede solo spirituale e coinvolge la corporeità, la carnalità umana. Anche se noi non riusciamo a toccarlo con mano, tuttavia lo attendiamo con tutta la Chiesa per il momento della manifestazione piena. Lo Spirito che ci è stato dato vuol mettere casa in noi, per sempre.
Perciò nella professione di fede diciamo: “credo nella resurrezione della carne”. Anche con il corpo saremo la nuova creazione, il punto alto e luminoso di tutto il creato.
La speranza dell’adempimento diventa cammino di trasformazione del caos in giardino, appunto il Paradiso.
Paolo conclude dicendoci: vedete, adesso non possiamo fare a meno di cambiare l’orientamento della vita, di non farci imprigionare dagli orizzonti ristretti della carnalità e della sua logica.
La vita rimane sottomessa alla libera scelta dell’uomo. Ma Paolo esorta i cristiani perché facciano la scelta giusta, a non ripetere l’errore di Adamo, a lasciarsi aiutare dall’energia nuova e forte dello Spirito che la morte in croce di Gesù ci ha portato e che ci spinge con forza e dolcezza.
Perciò l’impegno del credente, nella libertà, è di eliminare gli orizzonti meschini e angustianti, che sono di fatto idolatria di se stessi, quell’idolatria che sempre si impadronisce dei cuori quando si esclude Dio.
Perciò la scelta libera è quella di “imparare” da Gesù, come oggi ci dice il vangelo di Matteo.