Solennità di S. Agostino – Anno A
(Sir.50,5-14; Sal.62; 1Gv.4,7-16; Gv.17,1.14-31)
domenica 28 agosto 2011
La liturgia particolare di questa domenica è dovuta a due fatti:
- La concomitanza del giorno festivo con il 28 agosto, s. Agostino;
- Questo santo è venerato dai Canonici Regolari, che lo considerano ispiratore e modello della loro vita spirituale e fraterna, del loro servizio nella Chiesa, che ha voluto si dicessero di s. Agostino.
Nato a Tagaste, in Numidia, nel 354, dopo un forte travaglio di ricerca personale, approda alla fede a 33 anni e viene ordinato sacerdote a Milano da sant’Ambrogio. Vescovo di Ippona, dove rimane fino alla morte, nel 430, impegnato fortemente per la comunione nella Chiesa, insidiata dalle eresie, mai appare ripiegato nella interiorità di pensiero e di vita, ma ritiene in maniera costante e calda che tutto il suo sia degli amici, di quanti volevano vivere con lui, del popolo che gli era affidato e a cui serviva la spiegazione della Parola ogni sabato e ogni domenica e in mille altre circostanze. Talmente armonioso nella sua volontà di comunione da essere paragonato a “sole sfolgorante sul tempio dell’Altissimo, arcobaleno splendente tra le nubi”, come il Siracide dice idealmente del sommo sacerdote.
È questa armonia di divino e di umano, di grazia e di volontà, di fatica individuale e di spesa di sé per l’umanità, che lo rende attuale sempre, come attuale è la sua passione inesauribile per la verità, che lo conduce fino all’oceano di luce della verità di Dio Trinità.
Proprio dal libro sulla Trinità, scritto e completato in un tempo lungo e pubblicato verso il 420, voglio proporvi un breve testo che può aiutare:
“Lo stesso Dio che noi cerchiamo ci aiuterà, come spero, perché la nostra fatica non sia infruttuosa e così possiamo comprendere quello che viene detto nel salmo santo: ‘Si rallegri il cuore di chi cerca il Signore, cercate Dio e siate forti, cercate sempre il suo volto’ (Sal.105,4)”
Infatti, spiega Agostino, sembra che ciò che viene sempre cercato non venga mai trovato: “Come si può dire: ‘cercate sempre il suo volto’; se lo cerchiamo sempre sembra che non lo si trovi mai; come si rallegrerà il cuore di coloro che lo cercano, non si rattristerà piuttosto se non avranno potuto trovare ciò che cercano? Come è possibile essere lieti se si cerca sempre?”. Forse per avviare e suggerire la risposta a questa domanda, soggiunge: “forse che, anche una volta che lo si è trovato, bisogna cercarlo ancora?”. E’ un invito a non desistere, anche quando si comprende che Dio è incomprensibile, anche quando lo si sta cercando. Non desistere: un bene così grande si cerca per trovarlo, e si trova per cercarlo ancora. Agostino dice in questo testo: “Lo si cerca per trovarlo con maggiore dolcezza, lo si trova per cercarlo con maggiore ardore”. E, quasi comunicando la sua esperienza personale e invitando quasi ad una sfida, afferma: “la fede cerca, l’intelligenza trova?”. Dunque, Agostino pensa che l’uomo debba essere intelligente per cercare Dio, perciò anche davanti al mistero della sua trascendenza, irraggiungibile, ma vera.
Credere, perciò. La fede, in definitiva, è l’intelligenza che aderisce, che dice “sì”, e lo fa domandando con gratitudine e umiltà l’azione del Signore che ci precede, come dice di sé senza timidezza e pudore: “Il mio Dio, la sua misericordia mi precede” (Disc.174,4). Non abbandonare la certezza di questo suo precederci.
Credere è pregare. Non nel senso di moltiplicazione di parole e di riti, ma nel senso profondo della verità di noi davanti alla verità di Dio, nel senso di quella interiorità che dona armonia e pace alla vita e fa crescere. “Fintanto che cresce nella domanda di ciò che è incomprensibile – dice – diventa sempre migliore”.
È bellissimo. Vorrei dirlo a quanti sinceramente si interrogano e cercano, ai giovani in particolare.
Domandare di comprendere è crescere, cresce la domanda e cresce chi se la pone. E in questo cercare si diventa migliori, più pronti per Dio e per l’umanità.
Tutte le opere di Agostino, anche le riflessioni filosofiche più profonde, traspaiono un contesto di preghiera. Uno dei momenti più alti è la preghiera che chiude il libro sulla Trinità. Ve la dono, almeno in parte:
“Per quanto ho potuto, per quanto mi hai concesso di potere, ti ho cercato ed ho desiderato di vedere con l’intelligenza ciò che ho creduto.
Donami Tu la forza di cercare.
Tu che hai fatto sì di essere trovato e mi hai dato la speranza di trovarti con una conoscenza sempre più perfetta …
Fà che mi ricordi di Te, che comprenda Te, che ami Te”
(De Trinitate, 15,28.51)