I DIECI VERBI DELLA RICONCILIAZIONE (II parte)
Carissimi,
riprendiamo la nostra riflessione dall’ultima parola:
Probabilmente…dopo il dolore che brucia ci potrebbe essere la gioia che esplode! “Sì, ma quale gioia? Quale vita? Sono utopie di speranze che svaniscono come bolle di sapone nel circo dell’effimero”. Ora sei lì con la pancia vuota, il cuore strappato e la vita a brandelli, dentro il porcile dove ti ritrovi, regna sovrana la puzza, il fetore e la sporcizia che ti sei portato dietro buttando via il meglio di te stesso; qui è re l’egoismo feroce dell’uomo vuoto, diventato bestia senza pietà per sbranare una ghianda di sopravvivenza. Allora provi a ricomporre i pezzi sparsi in confusione e a mettere in ordine i pensieri. Non puoi abituarti a questa situazione animalesca, bisogna fare qualcosa! Non puoi essere bestia da ingrasso e carne da macello. Dov’è la tua anima? Dove l’hai parcheggiata?
Si fa largo a fatica una tenue speranza, un pensiero, un ricordo lontano: questa è la strada percorsa fino a qui! “Vuoi vedere che… no non è possibile! E’ troppo assurdo per essere vero! Allora tutto è stato inutile!” Una cosa è certa: qui dove sei non puoi rimanere! Più in fondo di questo non c’è nulla…puoi solo…rialzarti. “Rialzarmi è un problema, e chi ce la fa a rialzarsi? Ma che vergogna! È insopportabile solo il pensiero! Forse però…..”
Puoi rialzarti (il coraggio di scegliere) cosa ti dice il cuore? Cosa grida il dolore e la ferita sanguinolenta del tuo fallimento?
Ascolta…. Non senti che questo dolore di morte ti da nausea? “Sì, mi rialzerò”! E’ giunto il tempo delle scelte difficili, delle strade lunghe, tortuose e sconosciute, delle salite ardite e della fatica finora elusa. Puoi rialzarti, tu puoi ammettere la tua sconfitta e leggerla in senso positivo. Alzati, affrettati e va’ da tuo padre! “Da mio padre?…. E perché no? I servi da mio padre hanno la pancia piena e qui io ho fame da morire. Sì, certo mi alzerò e andrò da lui anche se…”
Dai alzati, fatti forza e va incontro al tuo futuro ora è tempo di riconquistare quello che hai perduto, è tempo di novità.
Bisogna Avere coraggio (la costanza nel cammino) il viaggio sarà lungo e faticoso perché è necessario tornare indietro e rileggere la storia con sentimento nuovo, occhi limpidi purificati dalle lacrime della sconfitta e superare le tentazioni onnipresenti di cedere ai messaggi accattivanti e alle scorciatoie facili. È necessario imparare un nuovo vocabolario e la logica delle tenebre non vincerà lo splendore della luce. È necessario adoperare la scaltrezza per combattere la battaglia dello scoraggiamento e della vergogna percorrendo la strada che a ritroso porta a casa. Si tratta proprio di costanza e di forza perché ciò che prima disprezzavi come debolezza dei meschini ora è la forza di chi era meschino e si credeva forte. Non aver paura dell’analisi, anche spietata, della tua avventura fallimentare; guardati con occhi di simpatia e di tenerezza in fondo chi commette errori è uno che cerca, ma sbaglia direzione, ora tu ce la puoi fare! “Passo dopo passo, piano piano la fame di pane sento che si sta trasformando in fame di perdono, di affetto, di amore, di compassione, della tenerezza rassicurante di mio padre. Andrò senza indugio da papà e gli dirò: ho peccato contro Dio e contro di te, non merito di essere considerato figlio disponi di me come vuoi”.
Bravo, questo è l’atteggiamento giusto per il ritorno, per la riconciliazione: rileggere la vita alla luce di Dio e delle relazioni vissute superficialmente e a volte rubate o disattese.
Allora Piega le ginocchia (un dolore dolce) e umiliati prima di tutto di fronte a te stesso. Inginocchiati a quel miracolo di Dio che sei tu e impara a perdonarti. Il Signore non ti ha mai abbandonato; questo è il primo atto di dolore che devi fare e vedrai che oltre il dolore delle ginocchia ci sarà la dolcezza dell’anima rinnovata. Inginocchiati davanti a Dio che ti è sempre stato fedele e ti ha sempre amato anche conducendoti nella puzza del porcile perché era necessario per farti fare l’esperienza di morire alla tua superbia e poi risorgere all’umiltà.
Piega le ginocchia, non temere, solo l’uomo forte ha il coraggio di chiedere perdono e di umiliarsi; allenati, fatica e impara quest’arte della vita.
Piega le tue ginocchia davanti al padre che ti aspetta, ecco lo vedi da lontano che ti sta venendo incontro correndo con la sollecitudine che non è fretta, ma danza dell’amore. Piega, piega le tue ginocchia non ti stancare….. “ Non ci posso credere! Non mi ha lasciato finire di dire quello che avevo preparato”. Non ha importanza il tuo discorso ciò che importa è il tuo percorso.
Tu hai fatto un lavoro buono, sei solo all’inizio dovrai proseguire a Ricostruire il cuore (quanto tempo perduto). È ora che il dolore venga lenito, le ferite rimarginate, la dignità riconquistata, la figliolanza ribadita e la vita sposata. Adesso è lui che ti risuscita, tuo padre verso il quale eri disposto all’umiliazione. È lui che ti innalza alla dignità che ti compete, non per merito ma per dono. Egli con la pazienza forte del padre, la sollecitudine premurosa della madre e la tenerezza inesauribile dello sposo sta ricucendo gli strappi, medicando le escoriazioni, mettendo insieme, da esperto artista del mosaico, i brandelli sparsi e dispersi della dignità e ricostruisce con sapienza il cuore ridonando lo Spirito di vita dopo la morte. È tempo di riguadagnare il tempo perduto, non c’è più tempo per lo scorrere inarrestabile del tempo ora è tempo di qualificare il tempo degli attimi infiniti della benevolenza e della disponibilità.
Lasciati abbracciare e Assapora l’Amore (protagonista della festa). Avevi bisogno di amore, lo credevi schiavitù e hai rincorso libertà senza mai raggiungerla. Avevi bisogno di definire la tua identità, credevi insufficiente l’educazione ricevuta e hai barattato te stesso per una maschera clownescamente oscena della verità. Avevi bisogno di spazi per volare, credevi angusta la casa e hai annaspato nel fango. Ora sei tornato dove non volevi rimanere e scopri che qui è la festa della vita e qui hai quello che cercavi. Lasciati amare e sarai protagonista della tua avventura, danza l’amore e possederai tutto. Non pensare più, assapora, respira e vivi. Dopo la tempesta ecco il sereno. Ritornare è possibile…sempre! Il padre ti ha regalato la festa ora non essere figlio perché generato, ma vivi da figlio perché cosciente di essere amato e di amare. La vita credimi….è questo.
Buona festa, amico fragile peccatore, ma pur sempre figlio tanto amato.
Don Franco De Marchi
parroco