“Misericordia: porta aperta!”:
Domenica 20 novembre c.a., il Papa ha chiuso la Porta Santa di San Pietro in Roma concludendo così il Giubileo della Misericordia. La nostra comunità parrocchiale ha vissuto questo evento con un significativo e gioioso momento giubilare per e con i bambini.
Come in tutte le cose importanti della vita siamo invitati a fare verifica di quanto vissuto per cogliere i frutti dell’esperienza fatta. Pertanto mi sorge spontanea una prima domanda: “Cosa è stato questo Giubileo e che cosa ha rappresentato?”.
In una intervista fatta a Papa Francesco al quale venivano chiesti un bilancio e le sue impressioni dell’Anno Santo, il Santo Padre si è così espresso: “tutta la Chiesa ha vissuto questo anno con un’atmosfera di Giubileo… Le notizie che vengono dalle diocesi parlano di avvicinamento alla Chiesa della gente, di incontro con Gesù… E’ stato una benedizione del Signore.”
Sento anche io che l’anno giubilare non sia stato solo una benedizione per la Chiesa universale, ma lo sia stato anche per la nostra parrocchia. Proprio domenica durante la preghiera dei fedeli, una giovane mamma ringraziava il Signore per il cammino di crescita e di grazia sperimentato e vissuto dalla nostra comunità durante il giubileo della Misericordia. Io credo che, usando le parole del Papa, “il Signore farà crescere cose buone, semplici, quotidiane, nella vita della gente, non cose spettacolari.”
Mi piace anche riportare quanto mi ha testimoniato una persona: “Nell’anno giubilare l’incontro con Cristo è stato rilanciato in tutta la sua verità attraverso l’incontro con l’uomo, soprattutto il più debole e indifeso, l’uomo senza privilegi che conta unicamente sull’amore del Crocifisso e di quanti si sentono chiamati a renderlo storicamente visibile e trasformante”.
La seconda domanda che mi pongo è: “Cosa resta dell’anno giubilare?”.
Nell’omelia di chiusura del Giubileo Francesco affermava che la Porta Santa si chiude, ma la Misericordia rimane spalancata e invitava a «riscoprire il volto giovane e bello della Chiesa, che risplende quando è accogliente, libera, fedele, povera nei mezzi e ricca nell’amore, missionaria»
Sono convinto anche io che resti la Misericordia, cioè l’averla scoperta o riscoperta. Sapere che in qualsiasi momento della nostra vita, in qualsiasi attimo della nostra esistenza c’è sempre un Dio che è pronto a perdonarci ma soprattutto a manifestarci il suo amore di Padre, di Madre, per i propri figli, per ciascuno di noi.
Resta la Misericordia di Dio che trasforma i nostri cuori e ci libera dalle nostre schiavitù per renderci uomini e donne liberi. Resta il fatto che Papa Francesco abbia reso concreta la Misericordia, ossia qualcosa di reale, presente nella vita quotidiana.
Resta una Chiesa più umana, più vicina alle piazze, ai mercati, ai tribunali, alle carceri dove un’intera umanità si dibatte e a volte giace incapace di interiorità o chiusa allo spirituale; è la Chiesa dell’intervento spiccio che testimonia la verità fondamentale della cura e della consolazione; è sempre quella delle nostre comunità cristiane ma meno preoccupate del giudizio e più inclini alla comprensione e alla misericordia; con più attenzione all’essere che all’avere, come sottolinea il Papa.
Si sono chiuse le varie porte sante delle basiliche, delle chiese, ma credo che la vera Porta, Cristo Misericordia del Padre, continui ad essere aperta sulla realtà della vita per metterla in comunicazione con la grazia che comprende, accoglie e perdona. La porta aperta rimane oggi l’icona più significativa. Mi auguro che proprio per questo, il termine dell’anno giubilare non coincida con la messa da parte della Misericordia, ma continui ad essere il grande segno dell’amore di Dio per noi. Ho buone speranze che sia proprio così.
Buon cammino di Avvento!
Don Franco Bergamin
parroco