Mons. Mimmo Battaglia è il nuovo Arcivescovo di Napoli
Carissimi parrocchiani,
certamente avete letto la notizia apparsa sui giornali e sui social il 12 dicembre 2020: Papa Francesco ha nominato il nuovo Arcivescovo della nostra Diocesi.
È Monsignor Domenico Battaglia, finora Vescovo di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata de’ Goti (Benevento), che subentrerà al posto del Cardinal Crescenzio Sepe, per raggiunti limiti di età. Farà il suo ingresso il 2 febbraio.
Don Mimmo, così ama essere chiamato e si firma, ha 57 anni, è calabrese, nato a Satriano, provincia e diocesi di Catanzaro, il 20 gennaio 1963. È stato ordinato sacerdote il 6 febbraio 1988. È stato rettore del seminario liceale, parroco della Madonna del Carmine a Catanzaro, direttore dell’ufficio per la Cooperazione missionaria tra le Chiese, parroco a Satriano. Per 24 anni è stato “prete di strada” (1992-2016) vicino alle comunità terapeutiche di don Mario Picchi, per il quale è in corso la causa di beatificazione. Nel 2016 Papa Bergoglio lo sceglie come vescovo di Cerreto Sannita: in questi quattro anni non muta la sua vicinanza agli ultimi, in particolare verso i giovani, di cui sa intercettare bisogni, aspirazioni e inquietudini. Un punto di riferimento e un testimone concreto e coerente del Vangelo: poche parole e tanti fatti incarnati nella Parola di Dio. Questa in sintesi la sua biografia.
Vorrei, però, condividere con voi alcuni passaggi della lettera che ha scritto “al popolo di Dio dell’Arcidiocesi di Napoli” il giorno della sua nomina. Ci aiutano a capire che pastore sia e quale cammino vorrebbe fare con noi. A lui ora la parola.
“Carissimi nel Signore,
se la mia trepidazione nel recarmi nella diocesi di Cerreto Sannita- Telese -Sant’Agata de’ Goti, la prima diocesi affidatami, era grande, ora a prevalere è un profondo senso di gratitudine, verso il Signore, verso Papa Francesco, verso tutti voi, sorelle e fratelli nella fede. Se non mi sostenesse la certezza che chi mi chiama a tanta responsabilità è Colui in cui riponiamo tutta la nostra speranza, mi sentirei come schiacciato da un’incombenza superiore alle mie forze.
Continua a sostenermi quella pagina del Vangelo in cui il cieco di Gerico, rincuorato dall’invito «Coraggio! Alzati, ti chiama» (Mc 10,49), si alza in piedi e superando la distanza generata dal frastuono della folla e dal tumulto di sentimenti, si riconosce in Gesù capace di seguirlo. La figura del cieco di Gerico provoca ancora oggi la mia vita. La gioia e la pace continuano a essere alimentate dallo sguardo misericordioso di Dio in Gesù.
A incoraggiare la mia gratitudine ci sono i volti di coloro che nella fiducia mi hanno accolto per primi come padre, fratello, compagno di strada. Sono nel mio cuore con me, mentre volgo il mio saluto a voi. Tutto questo lo vivo nella consapevolezza che un Vescovo è inviato a prendersi cura di tutti coloro che il Signore gli affida e che la Chiesa è comunità di fratelli e sorelle che annunciano nel loro accogliersi reciproco la comunione possibile sulla terra. Chiedo già da ora con voi al Signore di confidare sempre nel dono della fraternità, della condivisione della vita e della fede.
Affidandomi a Lui, verrò tra voi come fratello che va tra fratelli, accogliendo con gioia la doverosità del mio servizio a voi, porzione di popolo di Dio conosciuta in tutto il mondo. Napoli, incrocio di bellezza e di ricchezze umane all’ombra del Vesuvio, con la sua complessità e i suoi evidenti problemi, alcuni antichi ed altri nuovi, rappresenta il vero tesoro del nostro Sud, con i suoi limiti e le sue possibilità. La capacità di resistere, reggendo, per così dire, anche al crollo di molte speranze, che trovo simile a quella della mia gente di Calabria, è la vostra e la nostra risorsa più grande.
Accanto al desiderio di questa umanità che vuole rialzarsi, ci sono tanti che sperano e lottano ogni giorno per la giustizia, l’onestà, l’uguaglianza e la preferenza verso i più deboli, ma anche per la mancanza del lavoro, che rimane la vera piaga di questa nostra società. Con questa speranza, con questa forza, desidero venire tra voi e condividere la vita e il cammino della nostra fede battesimale.
Tra i valori che più apprezzo nella loro evidenza, emergono quelli dell’ospitalità e dell’accoglienza.
Lo avete dimostrato in tanti modi: avete accolto uomini di cultura e poveri bisognosi di pane, d’istruzione e di speranza, sacerdoti, santi, che hanno fatto la storia di questa terra verso cui va la riconoscenza mia e vostra. Anche io spero di essere accolto in questa grande famiglia e di diventare parte viva di questa terra.
Vorrei prima di tutto ringraziare con voi Sua Eminenza Crescenzio Sepe per il servizio svolto in tanti anni tra voi. La familiarità, la paternità, l’attenzione alla carità che hanno caratterizzato il suo ministero, sono i segni che volentieri raccolgo per continuare ad annunciare il Vangelo.
Chiamato a venire tra voi, dovrò lasciare necessariamente persone che ho amato e che continuo ad amare. Da loro ho ricevuto molto di più di quanto io abbia dato. Sono ben consapevole che la Chiesa di Napoli richieda tanto impegno e dedizione, per questo confido nella preghiera e nella corresponsabilità che realmente edificano la Chiesa. È questo il sogno di Dio sulla terra! Egli ci ha chiamati alla vita, vuole la nostra felicità, ci vuole salvare come persone e come comunità radunata nel suo nome.
Anche se non conosco ancora i vostri volti, tendo le mie mani a tutti voi. Non solo a chi condivide la speranza cristiana ma a tutti coloro che, in modi diversi, si impegnano ogni giorno, pur nella durezza del vivere quotidiano, a rendere più umana l’umanità, più civile la civiltà. Vengo con cuore aperto, specialmente verso coloro che sono i feriti della vita, verso tutti i cercatori di Dio e verso tutti quelli che Dio cerca, vengo verso i promotori del bene, della giustizia e della legalità. Vengo come un viandante che desidera camminarvi accanto, convinto che solo insieme possiamo seguire l’unico Maestro e Pastore, Gesù, Signore della vita e della storia! A Lui dovranno ispirarsi i nostri criteri, i piani pastorali, le scelte concrete, i comportamenti quotidiani. Gesù ci invita ad abitare una Chiesa che esce dai suoi sacri recinti per mettersi al servizio del territorio, a partire dagli ultimi. Una Chiesa dunque dove non si celebrano solo dei riti ma la vita e le speranze delle donne e degli uomini del nostro tempo. Su questa strada cercheremo di essere insieme artigiani di pace, cercatori di un infinito che intercetta i limiti per farne possibilità, costruttori infaticabili di speranza. […]
Con gli stessi sentimenti rivolgo il mio saluto al vasto mondo della cultura, risorsa inesauribile di questa terra, alle Università, alla scuola e a tutte le Istituzioni preposte al servizio della città e del bene comune. […]
Ci accompagni, ci ispiri e ci benedica la dolcissima Madre di Dio, Madre del Buon Consiglio e dell’Unità, a cui affido in particolare il servizio di medici e operatori sanitari che in questo momento, con la loro fatica, sostengono la sofferenza e la solitudine di tanti colpiti dalla pandemia. San Gennaro e Sant’Aspreno, primo Vescovo di Napoli, continuino a intercedere per tutti noi. La preghiera condivisa dia forza e perseveranza nella fede anche quando ci saranno chiesti sacrifici più grandi, perché la vita cristiana conservi tutta la sua bellezza e il suo senso.
Vi benedico tutti e chiedo che il Signore rivolga il suo sguardo su di noi, ci mostri il suo volto, e ci dia pace. Beneditemi anche voi e pregate per me.
Cerreto Sannita, 12 dicembre 2020