“LA CHIESA E LE GIOVANI GENERAZIONI”
da una riflessione, che non è più solo di questo ultimo periodo, ci si interroga perché nella nostra comunità ci siano sempre meno giovani.
Ci è sembrato opportuno, allora, INTERROGARCI E RIFLETTERE INSIEME, anche in continuità con il Sinodo dei vescovi con e per giovani da poco concluso.
Vivremo TRE APPUNTAMENTI:
—————————————————-
MARTEDÌ 11 giugno 2019: ore 18,30 – 20
RICONOSCERE: ascoltare e vedere con empatia
Ripensare la catechesi e il legame della trasmissione della fede con le famiglie
—————————————————-
MARTEDÌ 18 giugno 2019: ore 18,30 – 20
INTERPRETARE: lasciarsi guidare dallo Spirito
Don Michele Madonna e la sua testimonianza di sacerdote impegnato con i giovani
—————————————————-
MARTEDÌ 25 giugno 2019: ore 18,30 – 20
SCEGLIERE: camminare insieme, uscire insieme, formarsi insieme
La sinodalità missionaria della Chiesa
Quali scelte vogliamo fare?
—————————————————-
Ci aiuterà in questo cammino proprio il Documento Finale, “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale” e ci guiderà come metodologia, come traccia di verifica e di riflessione.
Che cosa chiedono, oggi, i giovani alla Chiesa?
Partire da questa domanda significa non tanto parlare dei giovani come persone che sono sotto osservazione, ma persone a cui sta a cuore ancora la Chiesa e di cui si sentono ancora parte, anche se ne criticano alcuni aspetti.
“I giovani chiedono che la Chiesa brilli per autenticità, esemplarità, competenza, corresponsabilità e solidità culturale. A volte questa richiesta suona come una critica, ma spesso assume la forma positiva di un IMPEGNO PERSONALE per una comunità fraterna, accogliente, gioiosa e impegnata profeticamente a lottare contro l’ingiustizia sociale. Tra le attese dei giovani spicca in particolare il desiderio che nella Chiesa si adotti uno stile di dialogo meno paternalistico e più schietto.”(n°57)
L’EPISODIO DEI “DISCEPOLI DI EMMAUS” (Luca 24,13-35) è il paradigma per comprendere la missione ecclesiale in relazione alle giovani generazioni. “Questa pagina esprime bene ciò che abbiamo sperimentato al Sinodo e ciò che vorremmo che ogni nostra Chiesa particolare potesse vivere in rapporto ai giovani. “ (n°4)
C’è un invito, chiaro, a proporre alle nostre parrocchie di camminare insieme con i giovani come “GESÙ CAMMINA CON I DUE DISCEPOLI che non hanno compreso il senso della sua vicenda e si stanno allontanando da Gerusalemme e dalla comunità.”(n°4)
La metodologia che adotteremo sarà quella proposta dal documento finale:
- RICONOSCERE
Per stare in loro compagnia, Gesù percorre la strada con loro. Li interroga e si mette in paziente ascolto della loro versione dei fatti per aiutarli a RICONOSCERE quanto stanno vivendo.
- INTERPRETARE
Poi, con affetto ed energia, annuncia loro la Parola, conducendoli a INTERPRETARE alla luce delle Scritture gli eventi che hanno vissuto. Accetta l’invito a fermarsi presso di loro al calar della sera: entra nella loro notte.
- SCEGLIERE
Nell’ascolto il loro cuore si riscalda e la loro mente si illumina, nella frazione del pane i loro occhi si aprono. Sono loro stessi a SCEGLIERE di riprendere senza indugio il cammino in direzione opposta, per ritornare alla comunità, condividendo l’esperienza dell’incontro con il Risorto (n°4).
Questi tre momenti saranno scanditi dai tre incontri.
Ma, qual è la situazione delle parrocchie? Hanno ancora senso oggi oppure no? La risposta è che, se da una parte, essa è un punto fermo per essere Chiesa nel territorio, dall’altra, però, “LA PARROCCHIA FATICHI A ESSERE UN LUOGO RILEVANTE PER I GIOVANI e come SIA NECESSARIO RIPENSARNE LA VOCAZIONE MISSIONARIA. La sua bassa significatività negli spazi urbani, la poca dinamicità delle proposte, insieme ai cambiamenti spazio-temporali degli stili di vita sollecitano un rinnovamento. Anche se vari sono i tentativi di innovazione, spesso il fiume della vita giovanile scorre ai margini della comunità, senza incontrarla. (n°18)
Quali difficoltà e cambiamenti evidenzia la nostra parrocchia? In che cosa dobbiamo rinnovarci?
Un altro aspetto viene dai percorsi dell’iniziazione cristiana: “non sempre riescono a introdurre ragazzi, adolescenti e giovani alla bellezza dell’esperienza di fede. Quando la comunità si costituisce come luogo di comunione e come vera famiglia dei figli di Dio, esprime una forza generativa che trasmette la fede; dove invece essa cede alla logica della delega e prevale l’organizzazione burocratica, l’iniziazione cristiana è fraintesa come un corso di istruzione religiosa che di solito termina con il sacramento della Confermazione. È QUINDI URGENTE RIPENSARE A FONDO L’IMPOSTAZIONE DELLA CATECHESI E IL LEGAME TRA TRASMISSIONE FAMILIARE E COMUNITARIA DELLA FEDE, facendo leva sui processi di accompagnamento personali.” (n°19)
Facciamo nostro questo invito: ripensare l’impostazione della nostra catechesi e il legame tra famiglia e parrocchia nella trasmissione della fede. Facciamoci, allora, queste domande:
i nostri percorsi di catechesi “generano alla fede” oppure no? Si riducono solo a dei corsi di istruzione religiosa? Che cosa serve per farli diventare una bella esperienza di fede?
Come si può capire non è questione solo di verificare la preparazione dei catechisti ma vedere come la “generazione alla fede” sia un cammino fatto a più voci dove la famiglia, la parrocchia e le altre realtà sociali sono alleate per far crescere i nostri giovani in umanità, ossia in “sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini”.