Conoscere è …
dopo le feste pasquali che ci hanno introdotto in modo pieno nella vita nuova in Gesù risorto, garanzia possibile di assoluta novità nella nostra vita concreta, eccoci nuovamente a meditare e a tentar di realizzare la terza tappa del nostro cammino: “Progetto Arcobaleno”.
Siamo sempre nel percorso introduttivo e propedeutico al vero e proprio progetto, stiamo mettendo le basi per facilitarne la realizzazione che richiede pazienza, lungimiranza, coraggio e impegno.
Abbiamo meditato sul significato e le prospettive di realizzazione di Accoglienza (Q.P. febbraio’10) e di Ascolto (Q.P. febbraio’10) ora ci troviamo a ragionare sulla Conoscenza.
Cosa intendiamo per CONOSCENZA?
Il vocabolario ci dice: Sapere, fare l’esperienza.
Nel nostro discorso diciamo che è la conseguenza e la realizzazione dell’atteggiamento di Ascolto. Dopo aver ascoltato e aver fatto proprio il messaggio di pensiero e di vita dell’altro possiamo cominciare a conoscerlo: sapere di lui. Ma si può conoscere l’altro senza contraccambio nel farsi conoscere? Nella logica della comunità questo non è possibile, l’ascolto esige la reciprocità come base della conoscenza.
Ora ci domandiamo: che tipo di Conoscenza? Devo dire i fatti miei agli altri? Devo mettere in piazza la mia vita? Non credo che nella logica della fraternità questo sia l’atteggiamento giusto di porsi davanti alla Conoscenza. Credo invece sia necessario guardare non dalla parte dell’ascoltatore, ma dalla parte di colui che si comunica. Se la comunità è fondata sull’amore credo che a nessuno interessi come curiosità conoscere i fatti degli altri (sarebbe fuori luogo), ma interessa a colui che si comunica fare dono e rendere partecipe l’altro della mia vita e del mio interesse affettivo nei suoi confronti.
LA CONOSCENZA E’ UN DONO NON UNA PRETESA.
Perciò essa esige sensatezza, coscienza e gradualità nel favorire le tappe di stima e di fiducia. A volte può capitare, sull’onda dell’entusiasmo, di precipitare nella fretta di giungere alla mèta, nulla di più errato! La vita hai suoi ritmi chiede la pazienza del percorso cadenzato e la calma per l’acquisizione della fiducia che va verificata. La vita non va “sbattuta in prima pagina” perché venga sbranata dal primo e più violento avventore spinto da un’curiosità. La conoscenza va calibrata nelle relazioni personali che sono a fondamento di quelle comunitarie. Gli incontri comunitari a volte possono essere di stimolo e di sprone al superamento della timidezza e dell’esagerata riservatezza; esse potrebbero sfociare nella pigrizia nell’uscire dal caldo uterino del personalismo e dell’individualismo che, se non superata, porta all’atrofizzazione della stessa esistenza privata della sua essenza: la comunicazione nella relazione.
Per vivere la fraternità, dono del battesimo, è necessario ri-conoscere nell’altro colui che ha gli stessi sogni, le stesse aspirazioni, la stessa vocazione alla figliolanza divina-umana, la stessa gioia dell’amicizia con il Risorto e la stessa speranza alimentata dallo Spirito che costruisce la storia e la consegna al futuro radioso del Regno di Dio. Comunicarsi e conoscere questo è solo realizzare ciò che già siamo in quanto scritto nel DNA dello Spirito di Dio partecipato a noi nella creazione (nascita) e nella ri-creazione (battesimo). Insieme a ciò è necessario comunicarsi la vita nella verità di ciò che essa stessa è, non fuggendo o soprassedendo a ciò che “dispiace”.
L’onesta analisi è percorso di grazia per una crescita condivisa e fraterna. La vita fraterna nella comunità ecclesiale alla quale il battezzato è chiamato non è quella che si limita all’ambito familiare o al cerchio borghesemente consolidato degli “amici” che, con superficialità, si parla addosso in quanto tutto è già sperimentato e risolto basta non “disturbare” e “disturbarsi”.
Nel Regno di Dio la conoscenza del fratello ha i confini del cuore stesso di Dio che non ha confini se non nel cuore di ogni uomo chiamato alla comunione.
Conoscere è aprire le braccia dell’accoglienza.
Conoscere è prendere sul serio l’ascolto della vita del fratello.
Conoscere è farsi carico dei sogni e delle attese
Conoscere è entrare nella logica della fraternità.
Conoscere è realizzare ciò che siamo: comunicazione.
Teoria? Utopia? Sogno irrealizzabile? Pensiero infantile? Non credo che Dio sia così!
Sono convinto che è la VIA, la VERITA’ e la VITA del Vangelo.
Colui che ci ha chiamati a sé perché trovassimo posto nel suo cuore aperto dalla sofferenza per farci toccare l’amore con il quale ci ha amati fino alla fine ci guiderà e ci conforterà. Il suo Spirito ci donerà l’entusiasmo e il fuoco che arde inviandoci come annunciatori della novità così antica e sempre nuova.
A noi il compito di LASCIAR FARE A DIO e di credere con coraggio: ciò che sembra impossibile per me è naturale per il Signore.
Noi non siamo migliori di Lui a costruire la sua santa Chiesa in comunità di santi.
Don Franco De Marchi
parroco