QUARESIMA: tempo di speranza e di carità
Qui di seguito troverai alcuni suggerimenti concreti, sempre proposti da Papa Francesco, per vivere la carità e il digiuno in quaresima.
ATTI DI CARITA’
Sorridere, un cristiano è sempre allegro!
Ringraziare (anche se non siamo più abituati a farlo).
Ricordare all’altro quanto lo ami.
Salutare con gioia le persone che vedi ogni giorno.
Ascoltare con amore la storia dell’altro, senza processare nessuno.
Stop, fermati per aiutare. Stare attento a chi ha bisogno di te.
Animare qualcuno con la tua fiducia per fargli tornare la voglia di vivere.
Riconoscere i successi e le qualità dell’altro senza invidia.
Separare ciò che non usi e dare a chi ha bisogno.
Aiutare qualcuno in modo che possa riposare.
Correggere con amore; non tacere per paura.
avere finezze con quelli che sono vicino a te.
Pulire ciò che si è sporcato a casa, è un segno di rispetto.
aiutare gli altri a superare gli ostacoli.
Telefonare o visitare molte più volte i vostri genitori.
IL MIGLIOR DIGIUNO
Digiuno di parole negative e dire parole gentili.
Digiuno di malcontento e riempirsi di gratitudine.
Digiuno di rabbia e riempirsi con mitezza e pazienza.
Digiuno di pessimismo e riempirsi di speranza e ottimismo.
Digiuno di preoccupazioni e riempirsi di fiducia in Dio.
Digiuno di cose inutili per riempirsi la vita di cose semplici.
Digiuno di tensioni e riempire la vita con preghiere.
Digiuno di amarezza e tristezza e riempire il cuore di gioia.
Digiuno di egoismo e riempirsi con compassione per gli altri.
Digiuno di mancanza di perdono e riempirsi di riconciliazione.
Digiuno di parole e riempirsi di silenzio per ascoltare gli altri.
Messaggio per la QUARESIMA:
Nell’attuale contesto di preoccupazione in cui viviamo e in cui tutto sembra fragile e incerto, parlare di speranza potrebbe sembrare una provocazione. Il tempo di Quaresima è fatto per sperare, per tornare a rivolgere lo sguardo alla pazienza di Dio, che continua a prendersi cura della sua Creazione, mentre noi l’abbiamo spesso maltrattata. È speranza nella riconciliazione, alla quale ci esorta con passione San Paolo: «Lasciatevi riconciliare con Dio» (2 Cor 5,20). Ricevendo il perdono, nel Sacramento che è al cuore del nostro processo di conversione, diventiamo a nostra volta diffusori del perdono: avendolo noi stessi ricevuto, possiamo offrirlo attraverso la capacità di vivere un dialogo premuroso e adottando un comportamento che conforta chi è ferito. Il perdono di Dio, anche attraverso le nostre parole e i nostri gesti, permette di vivere una Pasqua di fraternità.
Nella Quaresima, stiamo più attenti a «dire parole di incoraggiamento, che confortano, che danno forza, che consolano, che stimolano, invece di parole che umiliano, che rattristano, che irritano, che disprezzano» (Enc. Fratelli tutti [FT], 223). A volte, per dare speranza, basta essere «una persona gentile, che mette da parte le sue preoccupazioni e le sue urgenze per prestare attenzione, per regalare un sorriso, per dire una parola di stimolo, per rendere possibile uno spazio di ascolto in mezzo a tanta indifferenza» (ibid., 224).
Vivere una Quaresima con speranza vuol dire sentire di essere, in Gesù Cristo, testimoni del tempo nuovo, in cui Dio “fa nuove tutte le cose” (cfr Ap 21,1-6). Significa ricevere la speranza di Cristo che dà la sua vita sulla croce e che Dio risuscita il terzo giorno, «pronti sempre a rispondere a chiunque [ci] domandi ragione della speranza che è in [noi]» (1Pt 3,15).
La carità si rallegra nel veder crescere l’altro. Ecco perché soffre quando l’altro si trova nell’angoscia: solo, malato, senzatetto, disprezzato, nel bisogno… La carità è lo slancio del cuore che ci fa uscire da noi stessi e che genera il vincolo della condivisione e della comunione.
«A partire dall’amore sociale è possibile progredire verso una civiltà dell’amore alla quale tutti possiamo sentirci chiamati. La carità, col suo dinamismo universale, può costruire un mondo nuovo, perché non è un sentimento sterile, bensì il modo migliore di raggiungere strade efficaci di sviluppo per tutti» (FT, 183).
La carità è dono che dà senso alla nostra vita e grazie al quale consideriamo chi versa nella privazione quale membro della nostra stessa famiglia, amico, fratello. Il poco, se condiviso con amore, non finisce mai, ma si trasforma in riserva di vita e di felicità. Così avvenne per la farina e l’olio della vedova di Sarepta, che offre la focaccia al profeta Elia (cfr 1 Re 17,7-16); e per i pani che Gesù benedice, spezza e dà ai discepoli da distribuire alla folla (cfr Mc 6,30-44). Così avviene per la nostra elemosina, piccola o grande che sia, offerta con gioia e semplicità.
Vivere una Quaresima di carità vuol dire prendersi cura di chi si trova in condizioni di sofferenza, abbandono o angoscia a causa della pandemia di Covid-19. Nel contesto di grande incertezza sul domani, ricordandoci della parola rivolta da Dio al suo Servo: «Non temere, perché ti ho riscattato» (Is 43,1), offriamo con la nostra carità una parola di fiducia, e facciamo sentire all’altro che Dio lo ama come un figlio.
Buona Quaresima!