Simboli dello Spirito: VENTO
Carissimi,
in questo terzo incontro con i simboli dello Spirito Santo vi voglio scrivere del VENTO che soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va (Gv 3,8a).
Il termine greco pneuma e il corrispettivo ebraico ruah significano tanto spirito quanto vento e sono correlativi ad esprimere: soffio di vento, alito di vita, fragore di tuono, vento impetuoso e gagliardo. …
Ora prendiamo in considerazione varie manifestazioni nelle quali lo Spirito agisce con la forza del vento-soffio.
Prima di tutto guardiamo l’esperienza del profeta di Elia che, per primo, percepisce la voce del vento. In uno dei momenti più tragici della sua vita quando, sfinito e braccato dalla perfida Gezabele, dopo aver attraversato il deserto e sostenuto dal cibo di Dio, giunto al monte Oreb egli fa l’esperienza contemplativa e interiore della voce di Dio.
Ed ecco che il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto, un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera. Come l’udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna. Ed ecco, venne a lui una voce che gli diceva: “Che cosa fai qui, Elia?” (1Re 19,11b-13).
Elia qui appare come un privilegiato, nella sua angoscia ha il conforto di udire la voce di Dio che lo consola e gli dona certezze. Il profeta è in grado di ascoltare perché allenato al colloquio con Dio che qui si manifesta nella brezza leggera e impercettibile della intimità. Il vento-brezza è simbolo del prendersi cura di Dio dei suoi servi e di entrare in comunione profonda dove Lui stesso manifesta la sua volontà.
Tutt’altra esperienza è invece quella che vivono gli Apostoli e Maria nella Pentecoste dove la manifestazione ha tutte le caratteristiche della grande teofania sinaitica: l’impeto dell’uragano con il vento che irrompe di schianto accompagnato dal rumore terrificante del tuono. Ma cosa sta ad indicare questo fragore violento del vento? Prepara ad una grande trasformazione che è già in atto dal giorno della Pasqua, sta arrivando un’era nuova.
Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi (At 2,2-4).
Come si nota questo fragore è foriero di una “buona notizia”: ciò che è vecchio già volge al tramonto; la voce viene accolta e capita da coloro che sono fuori e dispersi nella confusione babelica dell’incomunicabilità. Il vento dello Spirito che riempie ogni cosa e ogni cuore costruisce unità e allarga in confini della comunità.
Ora torniamo indietro e addentriamoci nella prima pagina della Bibbia focalizzando lo sguardo su quella meravigliosa descrizione della creazione quando, per la prima volta, appare il segno più evidente e sensibile della presenza efficace dello Spirito per far vivere l’uomo fatto di terra.
Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente (Gen 2,7).
È meravigliosamente inaudito, ma il Signore Dio per dar vita al suo capolavoro, dopo aver preso a modello tutta la sua opera creata costruendo il corpo, ora per renderlo essere vivente guarda se stesso e lo rende partecipe della sua stessa vita chiamandolo ad essere nella storia e nell’eternità la sua immagine e la sua somiglianza. L’alito di vita è così il segno di immortalità e partecipazione alla divinità.
Infine spostiamo la nostra attenzione dall’opera della nascita a quella della ri-nascita avvenuta a favore degli Apostoli nell’effusione pasquale dell’alito di vita per diventare messaggeri di pace e di perdono.
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: “Pace a voi!”. Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi”. Detto questo, soffiò e disse loro: “Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati” (Gv20,19-23).
Il Risorto porta in dono la pace, lo Shalom ebraico che non è semplicemente il saluto abituale, ma la pienezza di ogni benedizione messianica. È il dono di Gesù che dice: Vi lascio la pace, vi do la mia pace (Gv 14,17), quella pace che il mondo non conosce.
Dopo averli confermati nella fede insufflò (soffiò), parola unica nel Nuovo Testamento mentre nell’Antico Testamento ricorre solo due volte: nella creazione dell’uomo, e in Ezechiele 37,9b che fa risorgere le ossa aride. È lo Spirito della nuova ed eterna alleanza stipulata nel perdono dei peccati che ci dà un cuore nuovo, capace di vivere secondo la Parola. Come la respirazione nel nostro corpo ci conserva nell’esistenza della carne così la respirazione divina ci conserva nella realtà del Regno di Dio: Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito (Gv 3,6).
Non dobbiamo ingannarci né fermarci alle immagini. Non si tratta semplicemente di un vento, né di un soffio di vita, oltre il simbolo c’è la realtà di una persona: la terza persona della Trinità.
In tutte le immagini che ho presentato chi agisce ed è presente è lo Spirito Santo di Dio che, al principio, dona vita e la vita divina all’uomo costituito signore del creato; che sussurra parole di consolazione e di vocazione in Elia; che, in Ezechiele, risuscita a vita un popolo ormai morto e annientato per condurlo alla relazione; che rinnova e dona pace agli Apostoli chiamati ad essere dispensatori della misericordia di Dio e del perdono dei peccati e infine che, a Pentecoste,costruisce il nuovo popolo nel vento impetuoso che spazza vie le incomunicabilità dei particolarismi individuali con l’acquisizione del nuovo linguaggio dell’amore che genera l’unità.
Don Franco De Marchi
parroco