La SPERANZA nella CROCE
Cari Amici,
in questo tempo quaresimale, stiamo visitando le famiglie della parrocchia per l’annuale benedizione pasquale. In queste visite, noi sacerdoti, portando la benedizione desideriamo portarvi anche la pace e la gioia del Signore. La visita è un modo per conoscerci, incontrarci, comunicarci la fede e donarci la pace. È anche un momento di fede, di consolazione, di gioia e di
SPERANZA, quali doni di Dio. Ho evidenziato la parola speranza perché è di essa di cui voglio parlare. Ringrazio innanzitutto, anche a nome dei miei confratelli don Giovanni, don Marco e don Mattia, tutti voi per la vostra calorosa accoglienza e per la benevola fiducia che ponete in ciascuno di noi. Voi aprite a noi non solo le porte della casa ma anche quelle della famiglia e quella dei vostri cuori confidandoci e affidandoci, in un tempo seppur breve, il vostro vissuto, la passione che avete per la vita, le gioie che vivete, la sofferenza che sopportate, i dolori fisici e morali che patite, le ingiustizie che subite, ecc… In quel breve spazio di tempo consegnate veramente la vostra vita nelle nostre mani. Noi spesso di fronte a tutto questo gioiamo con voi per le vostre gioie e soffriamo con voi per le vostre sofferenze. Nello stesso tempo, di fronte a certe situazioni di disagio, di sofferenza, di dolore, di ingiustizia, di abbandono…, ci sentiamo davvero impotenti e ci chiediamo: “Cosa possiamo fare?” Personalmente ho imparato a fare una cosa, a non farmi carico di tutto perché soccomberei sotto il peso di tanta tristezza, sofferenza, dolore, ma “astutamente” affido tutto a Gesù Crocifisso. Ogni sera, di ritorno dalla visita alle vostre famiglie, tramite la preghiera, consegno a Lui Flagellato, Rifiutato, Deriso, Disprezzato, Denigrato, Spogliato, Umiliato, Abbandonato…, il fardello che mi porto a casa e sento in cuor mio che il Crocifisso mi dice: “Non ti preoccupare, ci penso io”. Ormai lo so, me lo dice pure la mia esperienza di prete, che davvero Lui, prima o poi, arriva a tutto e a tutti. Come? Mediante la Croce. Con la Croce si fa carico di tutte le nostre esigenze, delle difficoltà e soprattutto delle nostre sofferenze e le trasforma in gioia, felicità, letizia, esultanza… Per questo mi sento di essere portavoce di una speranza che, come direbbe San Paolo, sarebbe vana senza la croce. Una speranza che guarda alla croce, attinge il suo fondamento dalla croce. S. Agostino dice: “mi fa paura l’uomo che vive senza speranza e l’uomo che vive nella speranza senza fondamento”. Quale è il fondamento della speranza? Riporto un pensiero del filosofo Massimo Cacciari che dice: “ma come può la speranza essere certa se rimane speranza? Allora il testimoniare questo, predicare questa agonia, questo a me interessa del teologo, cioè di colui che è appeso alla croce, non di colui che la spiega. Qui trovo una differenza con il mio ragionamento che mi spinge alla relazione con l’altro”. E Roberto Benigni aggiunge: “C’è sempre una speranza con Gesù. Io credo che c’è speranza anche all’Inferno, se c’è Gesù”.
Mi piace completare un’affermazione di Papa Benedetto XVI il quale dice: “L’uomo vive finché c’è speranza” con una mia affermazione: “il cristiano e la speranza vivono finché c’è la croce”. È quella croce che siamo chiamati a portare seguendo l’invito di Gesù: chi mi vuol seguire prenda la sua croce e mi segua” (Lc 9,23). Qualcuno potrebbe obiettare affermando che portare ogni giorno la croce rende la nostra vita pesante, faticosa, triste… È vero se ci si ferma soltanto alla croce. Ma non è così se si vive la croce con la stessa SPERANZA con cui l’ha vissuta Cristo. Quella speranza che ha trasformato la croce in una croce gloriosa: la RISURREZIONE.
Con la SPERANZA nella CROCE, RISORGIAMO.
BUONA PASQUA!
Don Franco Bergamin
parroco