Camminare insieme
ripensando le nostre strutture di comunione
Carissimi parrocchiani,
il 18 settembre, durante i primi vespri della solennità del martire e vescovo san Gennaro patrono dell’Arcidiocesi di Napoli, il nostro arcivescovo don Mimmo Battaglia ha consegnato ai decani il messaggio per il nuovo anno pastorale 2023-2024 dal titolo: …per abitare i luoghi della misericordia, della prossimità e della cura. E dal sottotitolo: Camminare insieme ripensando le nostre strutture di comunione.
Sin dalle righe iniziali, il nostro arcivescovo, dice di voler condividere con noi alcune riflessioni, che sono il frutto dell’incontro conclusivo comunitario, del 17 giugno, e dell’ascolto attento di tutte le persone, e in modo particolare di quelle “piccole” e povere, incontrate negli ultimi mesi.
Il volto tenero e buono di Dio padre che Gesù ci ha rivelato, è un volto che non esclude nessuno ma accoglie tutti i suoi figli, in modo particolare quelli che il mondo considera ultimi e quelli sofferenti.
Papa Francesco ci ricorda che: “La fecondità pastorale, la fecondità dell’annuncio del Vangelo, non è data né dal successo, né dall’insuccesso secondo criteri di valutazione umana, ma dal conformarsi alla logica della croce di Gesù, che è la logica dell’uscire da se stessi e donarsi, la logica dell’amore” (Omelia, 7 luglio 2013; pag.4).
“Anzitutto”, ci ricorda il nostro arcivescovo, ci deve stare “la passione per il Regno e per il servizio;” e la necessità di “abitare ogni giorno i luoghi della misericordia e della compassione, della prossimità e della cura, la cui unica legge è quella dell’amore” (pag.4).
Da qui l’invito, forte e chiaro, ad avere il coraggio di ripensare l’esistente: “Il nuovo tessuto sociale e le nuove dinamiche della vita quotidiana esigono una maggiore DUTTILITÀ degli schemi e dei ritmi della proposta pastorale” (pag.4), partendo da quelle che sono le problematiche familiari, dal lavoro precario e sottopagato, dal disagio giovanile, dagli anziani abbandonati, dall’incapacità di avere dei modelli educativi, dalla concezione di nuove relazioni, e da quei mali atavici che sfregiano il volto della città di Napoli: la mentalità camorristica, la cultura dell’illegalità, l’usura e la violenza. È necessario, allora, puntare sulla formazione delle coscienze personali e collettive, e nel servizio alla carità in tutte le sue forme.
Dall’incontro di verifica, scrive ancora don Mimmo, “è emersa con chiarezza la necessità di rinnovare lo stile, la prassi e le strutture dell’azione pastorale, per rendere più efficace la comunicazione del Vangelo, la trasmissione e la celebrazione della fede e la testimonianza della carità” (pag.5).
Tempo e corresponsabilità sono le due parole chiavi da cui dover partire: “è il tempo dello stare e del camminare insieme, nello stile della corresponsabilità e della compartecipazione” (pag.5). Questo esige la necessità di attardarci al passo di chi fa più fatica, affinché nessuno sia lasciato indietro e tenga in considerazione anche chi fa fatica a sperimentare la bellezza del sentirsi parte viva della comunità cristiana.
Tutto questo richiede un continuo tempo di conversione, che nasce e cresce con l’ascolto attento di tutti.
Da dove partire, allora? DALLA FASE SINODALE A LIVELLO DECANALE, che ci permette di vivere quello “stile di prossimità e di ascolto che diventa riconoscimento non solo della vulnerabilità, ma anche delle tante risorse, spesso nascoste o adombrate da protagonismi o campanilismi vari” (pag.6).
Il fine di tutto ciò sarà il poter fare:
- Una seria riflessione sui decanati e la loro estensione geografica;
- Ridurre la distanza tra la curia e il territorio;
- Rieducarsi e formarsi alla corresponsabilità a tutti i livelli,
- Sullo stile dei “discepoli di Emmaus”, icona biblica di questo anno del discernimento.
La chiesa per calarsi nelle forme storiche e concrete dell’esistenza umana dovrà allora RAFFORZARE o RINNOVARE gli ORGANISMI di COMUNIONE e di PARTECIPAZIONE (Consiglio pastorale Diocesano; i consigli pastorali Decanali, i consigli pastorali Parrocchiali, e i consigli pastorali per gli affari economici).
Questo perché il bene della comunità diocesana ha bisogno della corresponsabilità da parte di tutti i fedeli. La sinodalità ha la sua attuazione negli organismi di partecipazione, i quali devono essere rappresentativi dell’intera comunità e per vivere un esercizio organico di ecclesialità, attraverso la fase dell’ascolto, del discernimento e del cammino da fare con le scelte e decisioni emerse in questo tempo di riflessione.
Da qui la PRIORITÀ della CREAZIONE e del RAFFORZAMENTO, in ogni PARROCCHIA e in ogni DECANATO, del CONSIGLIO PASTORALE con queste tempistiche:
- Da settembre a dicembre 2023: percorsi di sensibilizzazione sia a LIVELLO PARROCCHIALE che DECANALE sulla figura e il ruolo dei consiglieri;
- Nei mesi di gennaio e febbraio 2024: elaborazione della FASE DECANALE del sinodo;
- Nel mese di aprile 2024: l’organizzazione e lo svolgimento delle assemblee decanali sinodali.
Per quanto riguarda poi il tema della CORRESPONSABILITÀ NEI DECANATI, continua nel suo messaggio il nostro arcivescovo, “si può cominciare già a pensare, almeno in maniera laboratoriale, ad alcune forme di compartecipazione sull’animazione pastorale delle comunità, o di qualche settore che abbia, però, valenza territoriale” … sarà cura dei decani e dei delegati arcivescovili fornire adeguati materiali che potrebbero essere oggetto di studio e di riflessione nei vari organismi parrocchiali e decanali nella fase successiva alle assemblee decanali (pag. 8).
Questo cammino, noi l’abbiamo già iniziato quest’anno con la nomina e il rinnovo sia del Consiglio Pastorale Parrocchiale (che si è incontrato il 13 gennaio con i nuovi consiglieri; il 23 febbraio; il 25 marzo; il 23 settembre); sia del Consiglio Parrocchiale Affari Economici. Il prossimo Consiglio è stato fissato per sabato 21 ottobre dalle 10 alle 13, dove gli ultimi tre gruppi potranno riferire le loro proposte. Alla luce del messaggio del nostro arcivescovo e di ciò che è stato proposto dai singoli gruppi sceglieremo le sfide che vorremmo affrontare quest’anno. Tutto questo sarà possibile se ciascuno di noi si sentirà chiamato in causa per rafforzare e far crescere la nostra comunione come comunità parrocchiale portando il nostro dono a quei fratelli e sorelle che oggi sono lontani dalla Chiesa, ma come ci ricorda Papa Francesco, ci chiede di essere una “chiesa in uscita” per abitare i luoghi della misericordia, della prossimità e della cura. Buon anno pastorale a tutti,
I sacerdoti e i diaconi della Parrocchia