Sul numero di aprile del mensile Notizie dei Canonici è uscito questo articolo di Giuseppe e Valeria Fiumanò che descrivono la nostra comunità con affetto e commozione:
Ognuno di noi è naturalmente attratto da ciò che è bello, da ciò che ci fa stare bene; e in ogni fase della vita ciò che la parte più intima di me cercava ciò di cui aveva bisogno, l’ho sempre trovata in quell’angolo riparato dalla collina di Posillipo, ai piedi del mare di Mergellina a Napoli, in quel luogo dove la Provvidenza volle che sorgesse nel 1300 la bella Basilica di Santa Maria di Piedigrotta.
Guardando la Comunità dopo questi 40 anni di cammino, oggi mi appare come “casa costruita sulla roccia” e percepisco distintamente come S. Maria di Piedigrotta abbia costruito quello che è il “tempio” della mia persona, della mia vita.
Ecco le fondamenta della prima confessione e della prima Eucaristia con don Giovanni Sansone, le impalcature con i giochi e le gite di don Paolo Menichetti, ecco le travi con la guida di don Giuseppe Sapori, don Luigi Lo Schiavo e don Antonio Gradozzi, ecco le mura perimetrali con il coro di Ciro di Giovanni, il gruppo giovani e Fede e Luce con don Sandro Canton, ecco le colonne portanti con le omelie di don Giuseppe Cipolloni e le catechesi di don Giovanni Sansone; ecco il tetto ovvero il Matrimonio con Valeria, il battesimo dl Clelia ed Emanuele con don Gabriele Pauletto; ecco le finestre ed i punti luce con il battesimo di Luigi e le omelie di don Franco De Marchi; ecco gli affreschi, le decorazioni, gli abbellimenti con il gruppo liturgico, la pastorale ai fidanzati, il cammino verso il Diaconato Permanente con l’accoglienza, l’esempio, la passione, il dinamismo dell’instancabile don Franco Bergamin e don Marco, don Giovanni, don Mattia.
Ecco finalmente il Tempio è pronto per essere offerto, donato.
Non può non scaturire dal mio cuore una perenne lode e ringraziamento al Signore per tutti questi doni ricevuti nella mia vita; in una parola è nato in me quel desiderio di “corrispondere” a tanto amore ricevuto in questi anni, grazie a tutti i sacerdoti incontrati sulla mia strada in questa Comunità. Con consapevolezza e riconoscenza devo dire sono tutti doni usciti dal cuore della famiglia dei Canonici Regolari Lateranensi, che con la loro fedeltà, la loro coerenza, i loro sacrifici, ed anche le loro difficoltà ci hanno riscaldato e guidato con quello che è il loro Carisma.
Qual è il segreto?
Nella Chiesa di S. Maria di Piedigrotta al piano superiore c’è una famiglia di sacerdoti, c’è una famiglia che apre la sua casa sempre, a chiunque lo desidera e tutti sono invitati. Chi c’è stato sa di cosa parlo, sa di quel calore che subito si percepisce quando si entra, quel profumo di qualcosa di buono che è stato cucinato, quella luce che entra dalle vetrate attorno alla tavola da pranzo dalle panche di legno; il salone dei momenti di festa col camino acceso, il tavolo da biliardo dove distrarsi un po’. Tuttavia il posto più bello, il segreto della casa è proprio lì, appena si entra sulla destra, dopo un piccolo corridoietto c’è il cuore della casa, la cappellina del Santissimo Sacramento, posta proprio al centro nella volta della Basilica: lì dentro sotto il piccolo altare c’è una finestrella a precipizio sulla chiesa, dove si può ammirare, con un po’ di vertigine, l’altare principale della chiesa con la Madonna di Piedigrotta; chi c’è stato sa di cosa parlo, di come si è attratti da quel posto e di come è bello sostare lì in silenzio; non si può fare a meno di passarci appena si entra in casa.
“Una cosa ho chiesto al Signore abitare la tua casa tutti i giorni della mia vita”.
Questo è il segreto, questa è la differenza che ci fa sentire “di tanti un cuore solo”. Sì, questa è la mia casa, la casa del Signore.
Sono Valeria, la moglie di Giuseppe, e siamo insieme da 17 anni, due di fidanzamento e 15 di matrimonio, con tre splendidi figli (scusatemi ma sono la mamma), Clelia di 13 anni, Emanuele di 11 e Luigi (Lillo) di 5. Da quando Peppe mi ha fatto conoscere questo suo mondo, nella speranza che lo condividessi, subito ho percepito qualcosa di diverso dalle altre realtà che avevo conosciuto.
Oggi non è andare solo a messa la domenica, ma è stare in famiglia, è andare a trovare la madre, e mi manca se non ci vado; è l’accoglienza dei sacerdoti già da quando entri in chiesa, la cura delle liturgie, la cura dei segni nelle celebrazioni, la semplicità con cui puoi sentirti parte di questa famiglia anche durante le liturgie: ad esempio il desiderio di Lillo che improvvisamente ha deciso di voler partecipare come ministrante, o di come si voglia sempre accogliere lettori nuovi ad ogni messa. Questo ti fa sentire parte di un abbraccio che solo la comunità ti sa dare. Comunque sia, il momento che mi fa sentire il calore della comunità è quando anche dopo la messa saliamo nella casa dei padri, per pranzare insieme, per stare insieme.. e senti veramente che c’è qualcosa in più.