“C’eravamo tanto amati”
ovvero “la coppia che scoppia”
10 dicembre 2005
Intervengono:
Marina de Luca De Giovanni: legale, collaboratrice Consultorio “LA FAMIGLIA”
Antonio Gentile: psicologo
Don Giovanni Sansone: sacerdote
Maria e Raimondo Scotto: vita di coppia – sessuologia
Conduce il dibattito: Diana Pezza Borrelli
(ndr) Viene riportata una trascrizione dell’incontro, dovuta alla buona volontà di qualcuno di noi che ha preso degli appunti e ha avuto la pazienza e la disponibilità di trascriverli. Ovviamente, a parte l’introduzione e la conclusione di cui abbiamo la trascrizione fedele, trattandosi di appunti per il resto degli interventi, si vogliono fornire solo dei ricordi per chi c’era e dei “titoli” per la riflessione per chi legge, lungi dalla pretesa di riportare fedelmente quanto detto, se non per il filtro di quanto percepito e riportato. Scusandoci per eventuali errori ed omissioni, siamo disponibili a correggere
INTRODUZIONE
Buonasera e benvenuti a tutti.
A nome di FAMIGLIE INSIEME, il gruppo di famiglie della Parrocchia di Piedigrotta che ha organizzato questo incontro, voglio ringraziare tutti voi per essere intervenuti. Lasciatemi ringraziare in particolare gli amici che siedono su questa pedana, che abbiamo denominati esperti, nel senso che ci doneranno la loro esperienza e la loro competenza. Diana, che ha l’arduo compito di condurre questo incontro, ve li presenterà; tutti loro ci danno grande testimonianza di amicizia e di disponibilità ma consentitemi, tra di loro, di dire un grazie particolarmente affettuoso a Marina, che ci ha dato una più grande prova di amicizia, presenziando qui stasera nonostante la recente perdita della madre; ancora ringraziamo particolarmente Maria e Raimondo che sono venuti appositamente da Grottaferrata (vicino Roma) per stare stasera con noi.
Come le altre volte, daremo loro un po’ di tempo per introdurre e stimolare la riflessione; la maggior parte del tempo la vorremmo dedicare agli interventi vostri e alle domande, perché siamo sicuri che soprattutto dal dialogo può nascere quella consapevolezza che è lo scopo principale di questo incontro. Già da adesso vi dico di non lasciarvi intimorire dal microfono e dal pubblico, ma di approfittare di questa grande occasione per dialogare, appunto. Sentiamoci in famiglia; e sappiamo quanto sia importante il dialogo in ogni famiglia, addirittura fondamentale.
Stasera, come sapete, il tema è: “la coppia che scoppia”. Quanto questo argomento sia attuale e “vicino” è facilmente comprensibile. Le statistiche ci dicono che negli ultimi 20 anni le separazioni e i divorzi sono aumentati del 60%, e il fenomeno è in continuo aumento, dobbiamo dire più al nord che al sud. Certo le statistiche non sono mai precise, ma sono un’indicazione, anche quando ci dicono, per esempio, che circa l’84% degli scoppi avviene tra gente sposata in chiesa. Un dato su cui pensare, considerato che si va sempre più riducendo il gap tra rito religioso e civile. Anche per questo stasera abbiamo invitato un sacerdote. Non si può certo trascurare un altro dato, recentemente riportato da un grande quotidiano, il Corriere della Sera: negli Stati Uniti, a lunga tradizione divorzista, si sta fortemente proponendo una riflessione sugli effetti devastanti delle separazioni sui figli, dopo che per anni si è sostenuto che addirittura fossero benefiche.
Sono tanti gli spunti, ed è meglio passare subito la parola a Diana.
Diana
Questo incontro è una maniera per parlare nella coppia e tra le coppie di argomenti che difficilmente vengono affrontati. Parliamo delle nostre paure. Chiediamo lumi sulla situazione attuale, sulle più frequenti difficoltà, i più frequenti malesseri.
Marina
Dall’avvocato la coppia arriva già scoppiata.
La posizione della donna è spesso ambigua, contraddittoria. Le motivazioni sono spesso solo strumentali. Oppure si vuole solo eliminare il problema “matrimonio”.
Durante il primo incontro si può anche giocare la carta della ripresa del rapporto. Il primo incontro è fondamentale (ndr: forse perché finalmente si parla o meglio si è ascoltati). C’è bisogno di un aiuto per discutere serenamente, cosa che non si riesce a fare in coppia.
Il sostegno è fondamentale anche per lasciarsi serenamente
Diana
Perché si arriva a sentire l’altro come un problema?
Antonio
Un tempo la coppia era come un treno che cammina sulle rotaie. Oggi è come un aeroplano libero nel cielo.
Le rotaie sono l’antidoto alla sofferenza. La sofferenza non è della coppia, ma dell’individuo da cui parte la difficoltà di coppia.
Ciascuno, quando si accoppia, deve rompere un equilibrio che ha raggiunto con se stesso già con difficoltà. La ricostruzione di un nuovo equilibrio è motivo di sofferenza. Se soffro, ho bisogno di un capro espiatorio che, guarda caso, è il partner. Il capro espiatorio è il tentativo di ridurre la propria sofferenza. La nascita del primo figlio, poi, rompe ancora l’equilibrio. E quando i figli se ne vanno si scassa ancora l’equilibrio.
Il tentativo deve essere quello di disamare se stessi. Costringere il partner a parlare la sera, quando è costretto, è una fesseria perché non è possibile ridurre la sofferenza con la razionalità. Non è la coppia, ma il singolo a dover ricostruire l’equilibrio a partire da quello che si era rotto.
Diana
I binari rappresentano i modelli certi. Chi di noi si è messo in discussione per cercare il proprio equilibrio? Chiedo a Raimondo e Maria, data la loro esperienza, se la sofferenza del mondo della famiglia è uguale per tutti.
Maria
La coppia è in crisi anche nei mondi musulmani per la rivalutazione della donna. Spesso la vita in due si comincia con il piede sbagliato, tenendo la fusione come riferimento e vedendo nell’altro la propria immagine. La vita di famiglia dovrebbe cominciare pensando di essere persona capace di stare in piedi da sola. “Ora che non ho più bisogno di te posso amarti”. Crescere si può fare, ad esempio, donando e partecipando alle sofferenze degli altri.
Raimondo
Nella nostra società ci sono dei miti che se non vengono ridotti creano scoppio. Ad esempio: la vita matrimoniale è grandiosa; bisogna fare tutto insieme; se ci sono discussioni non ci si ama più; se qualcosa non va bisogna capire di chi è la colpa; la famiglia funziona anche se funziona la vita sessuale.
La vita sessuale dipende dalla relazione di coppia. Non bisogna però farne un mito pensando che da questa dipenda la nostra felicità.
Diana
Cosa pensiamo quando diciamo “ti voglio bene”? il voler bene significa dire “voglio il tuo bene”? Spesso l’eccesso di affetto soffoca la libertà e la diversità dell’altro. Ad esempio: i nostri figli come li aiutiamo? Devo allenarli all’amore, non alla generosità.
Don Giovanni
La Chiesa si è accorta di questa “patologia” solo da poco. Fino a poco tempo fa si esorcizzava la cosa a livello societario pensando che riguardava altre nazioni, altre religioni. Il dolore è nello svanire di un progetto nel quale si erano riposte le speranze della propria vita. Dalla libertà che viene dal divorzio, non nasce un uomo o donna più completo, ma un uomo fratturato, che perde l’identità e perde il senso della vita. Bisogna credere con forza che esiste un amore più grande di tutti i fallimenti. Non si deve giudicare. Bisognerebbe tenere presente che esiste un terzo “bene” oltre quello di ciascun elemento della coppia, che è proprio la coppia. La lacerazione ha ricadute su altri, non solo sui figli. C’è, invece, l’allargarsi di una mentalità di assuefazione per cui le cose non fanno più scandalo.
E’ un malessere che la Chiesa non riesce ancora a gestire.
Diana
Litigare è un segno di crisi? O siamo noi che non riusciamo a far capire ai figli che esiste la diversità? Siamo noi esempio e testimonianza dell’accettazione della diversità?
Discussione
1° intervento
E’ tutta colpa della legge sul divorzio se esiste questa facilità nelle separazioni. Bisogna chiederne la revisione
Marina
Bisogna anche considerare gli effetti calmieranti e “benefici” delle leggi che possono avere il merito di definire situazioni insanabili e diminuire la conflittualità
Fulvio
Come gestire la difficoltà, la crisi nella vita personale e di coppia?
Maria
La crisi può essere un momento di crescita se non si ha paura di affrontarla. Durante la crisi ho sentito di dover accettare la diversità. Bisogna innamorarsi del mistero dell’altro. Bisogna capire cos’è l’amore e donarlo ai figli. Amare è donare.
Antonio
Nessuno può sapere cosa accadrà domani alla coppia. Va vissuta giorno per giorno. Oggi posso crederci.
Il vero lavoro è conoscere se stessi. Oggi si rifiuta di conoscere se stessi perché si ha paura delle proprie debolezze. Non serve parlare molto. Parlare molto si basa sulla sfera logica. La coppia è emozioni.
Quanto è capace ciascuno di noi a cambiare poco poco?
Maria
Bisogna lavorare su ciò che unisce, non su ciò che divide. Si stabiliscono così momenti di comunione che possono portare alla comunione anche su altri valori.
Raimondo
L’accettazione della diversità non è solo nella coppia, ma è su tutto. Ciò è perché tante volte si ha paura dell’altro in quanto non si è sicuri di sé, delle proprie idee, della propria identità. L’accoglienza della diversità non è la tolleranza, ma è cogliere il positivo che c’è nell’altro. La ricchezza è nell’integrare le diversità.
Altri interventi non sono stati riportati.
Conclude Diana, proponendo una preghiera per la famiglia:
Che nessuna famiglia cominci per caso
che nessuna famiglia finisca per mancanza d’amore
che gli sposi siano l’uno per l’altra con il corpo e con la mente e che nessuno al mondo separi una coppia che sogna
Che nessuna famiglia si ripari sotto i ponti
che nessuno si intrometta nella vita dei due sposi e nel loro focolare
che nessuno li obblighi a vivere senza orizzonti
e che vivano del passato nel presente in funzione del futuro.
Che la famiglia cominci e finisca seguendo la sua strada e che l’uomo porti sulle spalle la grazia di essere padre
che la sposa sia un cielo di tenerezza di accoglienza e di calore
e che i figli conoscano la forza che nasce dall’amore.
Che il marito e la moglie abbiano la grazia di amare senza misura
e che nessuno si addormenti senza aver chiesto perdono e senza averlo dato
che i bambini apprendano al collo il senso della vita e che la famiglia celebri la condivisione dell’abbraccio e del pane.
Che il marito e la moglie non sì tradiscano e non tradiscano i figli che la gelosia non uccida la certezza dell’amore tra i due sposi.
CONCLUSIONE
Voglio di nuovo ringraziare tutti voi. Certo, a sentire di tante difficoltà e di tanti fallimenti, la tentazione di ritenere difficile, quasi impossibile, la vita matrimoniale è molto forte. Anzi, anche nelle Sacre Scritture, addirittura nel Nuovo Testamento, viene riportata questa osservazione: “se tale è la condizione dell’uomo, non conviene sposarsi” (Mt. 19, 10). Ma noi crediamo fermamente nel Matrimonio, come sublime manifestazione dell’amore umano e della grazia di Dio; anche per questo tentiamo di sostenerlo, dando la possibilità a coppie di sposi di confrontarsi e di aiutarsi, appunto con le iniziative di FAMIGLIE INSIEME. Se proprio vogliamo dirla tutta, questa scelta e questa proposta non sono confortate solo da alte motivazioni etiche, ma anche dalle solite rilevazioni statistiche, asettiche, ma fortemente indicative: è provato che, nonostante tutto, le persone sposate si ammalano di meno rispetto ai single, e vanno meno soggette alla depressione. Quindi, sposarsi fa bene, almeno alla salute. Saremmo dei pessimi medici, se trascurassimo questa indicazione, non vi pare?
Fatto sta, lo crediamo fermamente ed è emerso anche dal dibattito di stasera, che il Matrimonio e la coppia vanno sostenuti ed aiutati: se “non è bene che l’uomo sia solo”, la coppia, per la sua vocazione sociale, non deve sentirsi sola. Siamo veramente convinti che col confronto e la vicinanza di altre coppie si riescono a vivere meglio i momenti belli ed anche quelli brutti. E’ quello che muove le iniziative di “FAMIGLIE INSIEME”, che con i suoi incontri mensili qui a Piedigrotta, da ormai 10 anni continua ad avanzare questa proposta e a testimoniare questo stile di vita, cercando di attuare il motto che ci siamo scelti: “INSIEME E’ MEGLIO
Infine, vogliamo dare un piccolo segno di gratitudine agli amici intervenuti: insieme col Calendario delle edicole della Madonna di Piedigrotta, prodotto quest’anno anche in funzione della solidarietà con la missione di Safà, vogliamo dare una riproduzione della Sacra Famiglia realizzata da una amica della nostra Comunità; essa è ancora più sacra, se possibile, in quanto Loredana porta in sé una nuova vita. Pensiamo che nella famiglia di Nazareth e in questa immagine è il segno, il modello dell’amore che dovrebbe circolare in ogni famiglia. Ci sembra di cogliere anche in questa raffigurazione una traccia e un’indicazione per tutti noi: i tre componenti sono profondamente uniti. Crediamo fermamente che dalla ricerca dell’unità (attenzione: che certamente non è uniformità) possa scaturire un grande bene nell’ambito della famiglia, ma noi crediamo nell’umanità intera.
Grazie ancora e….alla prossima.