I “passi” di Famiglie Insieme
nel 2020-2021
“Amoris Laetitia”
Dopo aver discusso nell’incontro precedente della prima parte del capitolo 7°, questa sera si affrontano i paragrafi 274-290.
Si riporta qui l’introduzione della coppia guida che illustra gli argomenti riportati in questi paragrafi.
I paragrafi 274-279 parlano della vita familiare.
Si mette qui l’accento sul metodo educativo e sulla necessità di condivisione con i propri figli. La famiglia è il primo luogo educativo per trasmettere il rispetto non solo nell’ambito familiare ma anche a quello esterno. Questi valori sono fondanti per una buona partecipazione al mondo. Quello che i genitori trasmettono diventa un bagaglio fondamentale nella vita di ciascuno. Si sottolinea il paragrafo 275 (Nell’epoca attuale, in cui regnano l’ansietà e la fretta tecnologica, compito importantissimo delle famiglie è educare alla capacità di attendere. Non si tratta di proibire ai ragazzi di giocare con i dispositivi elettronici, ma di trovare il modo di generare in loro la capacità di differenziare le diverse logiche e di non applicare la velocità digitale a ogni ambito della vita.). Nella nostra esperienza è molto difficile far accettare quanto riportato. A noi, con i figli adolescenti, ci è stato chiesto sempre il “tutto e subito” ed abbiamo trovato molta difficoltà a bloccare questo desiderio.
I paragrafi 280-286 parlano dell’educazione sessuale da dare ai figli: Specialmente nei figli adolescenti è difficile parlare di questo argomento perché i ragazzi si ritengono già informati e si rifiutano di stabilire un dialogo. Non si riesce a capire la chiusura che hanno questi ragazzi. Forse si tengono già “preparati”.
I paragrafi 287-290 parlano della fede. Anche per la fede, la famiglia è il luogo specifico in cui essa si può sviluppare. Non si tratta di “insegnare” perché la fede è un dono che ci viene dato con il battesimo. C’è solo la necessità di svilupparla con l’esempio più che con parole ripetitive. L’esempio è una testimonianza di vita. Nella fase adolescenziale c’è la voglia di fare scelte spesso in contrapposizione con le scelte dei genitori. Non c’è da precipitarsi ma occorre dare tempo a che i ragazzi sappiano trovare la loro strada.
Durante la discussione si sono avuti questi interventi:
Riporto la mia esperienza: quando i miei figli erano adolescenti, ho scritto loro una lettera per affrontare il tema dell’educazione sessuale, con semplicità, partendo dalla loro nascita. Ho cercato di trasmettere il valore della sessualità come incontro di persone. Anche nel gesto sessuale chi si vuole realmente bene esprime qualcosa di più che non semplice legame ed unione.
I tempi sono cambiati in molti aspetti: i mezzi mediatici sono ormai invadenti anche per bambini abbastanza piccoli. I mezzi elettronici sono un valido strumento ma rischiano, specie nei maschi, di isolarli in un mondo che non esiste. C’è bisogno di una limitazione almeno del tempo di utilizzo.
Come genitori dovremmo principalmente fare un educazione all’affettività per far sviluppare dei sentimenti per scoprire affianco a sé una persona e non un corpo. Far scoprire la profondità di un rapporto. I genitori possono, con la loro serenità e con la loro affettuosità insegnare e far sviluppare questi sentimenti.
Per la Fede c’è quasi un fisiologico distacco ma si è certi che i valori trasmessi di onestà, di mitezza ed altro, rimangono inalterati nell’animo dei figli.
Anche io ho avuto un libretto nella mia adolescenza che mi ha aiutato a comprendere. Per i ragazzi di oggi non c’è bisogno di informazione tecniche perché internet è molto esplicito. Bisogna quindi puntare ad un insegnamento all’affettività ma non come lezione dalla cattedra. Occorre sfruttare gli avvenimenti quotidiani per parlarne e per inculcare Il rispetto dell’altro.
Anche per la fede c’è da fare lo stesso cammino. Mai nascondere quello in cui si crede, la fiducia ed i dubbi che abbiamo su Dio.
Al paragrafo 287 leggiamo: La trasmissione della fede presuppone che i genitori vivano l’esperienza reale di avere fiducia in Dio, di cercarlo, di averne bisogno, perché solo in questo modo «una generazione narra all’altra le tue opere, annuncia le tue imprese» (Sal 144,4) e «il padre farà conoscere ai figli la tua fedeltà» (Is 38,19). Questo richiede che invochiamo l’azione di Dio nei cuori, là dove non possiamo arrivare.
Dobbiamo seminare senza sapere se vedremo l’albero che cresce. Io ho pensato di distribuire il testo del capitolo 7 ai miei figli, sicura che qualcosa sarà utile per loro. Il tutto deve essere suffragato da uno sforzo di coerenza nella vita. I figli non devono credere nella potenza dei genitori e quindi occorre saper riconoscere i nostri errori.
Educare alla fede deve essere una testimonianza. Anche per la sessualità può essere utile far vedere come ci si ama, come ci si tratta, quali sono i gesti della sessualità che non è solo genitalità. Mostrare la capacità di vivere una diversità di genere per far comprendere il rispetto per una persona ed il rispetto per la vita.
Non sono discorsi che si affrontano a tavolino. Occorre utilizzare tutti gli spiragli che si aprono per entrare nell’animo dei nostri figli aspettando i loro tempi. Non stancarsi di aspettare questo momento quando finalmente si può entrare nel loro animo.
Rispetto ai nostri tempi manca la gradualità. Il sesso viene prima del resto e non come completamento di un cammino di conoscenza.
Al paragrafo 283 si legge: “Frequentemente l’educazione sessuale si concentra sull’invito a “proteggersi”, cercando un “sesso sicuro”. E’ un aspetto pessimo di come affrontare il problema quasi a difendersi del figlio. Anche quando ci si presentano situazioni che non avremmo voluto, c’è sempre qualcosa di positivo da cercare e da scoprire.
Non ho ancora esperienze di nonno, ma penso che i nonni possono dare un grande aiuto per l’educazione sessuale dei nipoti. Da anziani la tenerezza aumenta in maniera esponenziale e quindi è più facile trasmettere ai nipoti questa tenerezza. Da genitori siamo più timorosi e portati alla difesa.
Nel seminario la sessualità c’è stata presentata nel modo più negativo, come unico peccato che potevamo commettere. Invece la sessualità è il modo di uscire da sé stesso per incontrare l’altro. Occorre quindi sottolineare come essa sia un grande dono di Dio che deve essere coltivato come apertura alla vita ed all’altro. Dono da rispettare nella sua vitalità e nel suo valore positivo.
Nel paragrafo 288 leggiamo: I genitori che vogliono accompagnare la fede dei propri figli sono attenti ai loro cambiamenti, perché sanno che l’esperienza spirituale non si impone ma si propone alla loro libertà. È fondamentale che i figli vedano in maniera concreta che per i loro genitori la preghiera è realmente importante.
Papa Francesco aggiunge anche: Desidero esprimere in modo speciale la mia gratitudine a tutte le madri che pregano incessantemente, come faceva santa Monica, per i figli che si sono allontanati da Cristo.
Quando ci sentiamo in difficoltà per rispondere nostri figli dobbiamo pensare a Santa Monica ed a cosa è riuscita a generare nel proprio figlio Agostino.
Volevo insistere sul discorso della libertà. A volte vorremmo vedere nei figli quello che abbiamo desiderato di essere. L’educazione alla libertà è la base comune a tutto quello di cui stiam parlando. Tanti momenti difficili li abbiamo superati ma non ricordo di essere stata oppressa di dover parlare di qualche cosa. Piuttosto un accompagnamento della vita dei figli. Io ricordo solo il doverci essere nei momenti belli e nei momenti difficili. Senza pensare se la parola ha dato frutto o meno. Io ricordo il “doverci essere”, pronta ad accompagnarli.
L’età dei nostri figli è in un punto di passaggio. Alla nostra epoca ascoltavamo i nostri genitori e qualche altra realtà intorno. Adesso i nostri figli insieme ascolto delle nostre parole sono sommersi da altre informazioni che prendono il sopravvento. Ogni figlio ha la sua problematica ma viviamo sempre una forma di paura e di incomunicabilità. In questo momento vi possiamo solo comunicare e condividere un buio profondo nei rapporti con i nostri figli.
Il buio viene perché si ha la consapevolezza che forse si è sbagliato qualcosa. E questo aggiunge angoscia al buio che stiamo vivendo.
Bisogna avere pazienza. Anche noi ci siamo passati. Ma ora nostra figlia ha 39 anni, vive a Roma, ma i rapporti sono cambiati. La prima figlia specialmente ci ha dato filo da torcere. Per questo occorre avere pazienza, rispettare i loro tempi ed essere sempre pronti a riallacciare i rapporti. Abbiamo cercato di seguire questi consigli: continuate a fare quello che avete sempre fatto dando l’esempio di come volete vivere. Ed un po’ più un po’ meno qualche cosa si è realizzato
Nell’incontro don Giuseppe ha svolto una meditazione sul Natale dal titolo “La preghiera come desiderio di Dio”Di seguito un riassunto del suo intervento.
Ogni stagione ha i suoi colori ed anche ogni tempo dell’anno liturgico ha le sue preghiere. La preghiera dell’Avvento è caratterizzata dal desiderio profondo di Dio che l’uomo ha in sé. Quando Dio ci ha creati ci ha lasciato un’impronta.
Agostino già prima della conversione esclama: “Signore il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te.
Tutti noi possiamo passare un momento in cui si ha impressione di affogare e viene spontaneo il grido: “aiutami”.
Nei capitoli da 40 a 58 del libro di Isaia c’è questo desiderio: “Cieli piovete dall’alto!”
In questo tempo l’uomo ha bisogno di qualcuno che dia un senso alla sua esistenza. Gesù ci ha insegnato una preghiera come esempio.
Gesù sceglie delle ore, al mattino presto ed alla sera tardi, come i momenti preferiti per pregare. Che cos’è la preghiera? Innalzare gli occhi al cielo. E’ il bambino che chiede alla mamma di essere abbracciato.
San Tommaso definisce la preghiera: “la mente che si eleva verso Dio”.
La preghiera per nascere dal timore, dal dovere dell’amore ma principalmente è un dono: “Signore insegnaci a pregare!”.
Paolo nella Lettera ai Romani dice che lo Spirito Santo suggerisce la nostra preghiera.
La mattina iniziamo la preghiera con “Signore apri le nostre labbra”. Dovremmo ripetere spesso: “Signore, insegnaci a pregare!”
Sappiamo agire nelle cose terrene che dobbiamo fare, ma quando vogliamo dedicarci alla preghiera si affollano mille cose che ci distolgono dalla concentrazione della preghiera.
Gesù ci dice che Dio Padre ci sarà lo Spirito Santo per suggerirci quello che dobbiamo chiedere per capire la nostra vita.
La capacità di saper pregare è un cammino che dura anni perché dobbiamo impregnarci della parola di Dio per custodirla e portarla dentro il cuore.
Dobbiamo saper conservare l’immagine di Dio che è padre e madre perché l’uomo e la donna sono immagine di Dio.
Le idee fondamentali della vita cristiana non si vivono se non nella riflessione di sentirsi nelle braccia di Dio.
Se nella vita spirituale manca un po’ di poesia, essa diventa povera.
Nei “Racconti di un pellegrino russo”, di autore ignoto, ci viene dato il messaggio di pregare sempre. Moltissimi cristiani si portano dentro il desiderio di pregare anche se non ci riescono. Il pellegrino russo andava in cerca di qualcuno che gli insegnasse come pregare; ma non c’è un metodo; ognuno ha le sue caratteristiche.
Il pellegrino arriva da un padre spirituale che gli consegnò la preghiera: “Signore Gesù Cristo figlio di Davide abbi pietà di me”. Ed il pellegrino ripeteva questa preghiera.
La preghiera è come un fiume carsico che compare e scompare. Essa è anche come l’amore di una mamma per il suo bambino che è per sempre e per ogni momento anche se lei non può starci sempre vicino.
La preghiera è un mezzo ma non un fine. Il fine della preghiera è portarci a contatto con Dio.
Le preghiere che sappiamo a memoria ci inducono spesso alla distrazione. La preghiera invece deve essere creativa; per esempio meditando il vangelo.
La finalità della preghiera non è il fare. Si prega per sentirsi in contatto con Dio, sentirsi non abbandonato.
Occorre non avere gli occhi solo rivolti verso terra ma per alzare lo sguardo verso Dio.
La fede è una ricchezza, la preghiera è una ricchezza, ma poi ce lo dimentichiamo.
Infine “Abitare Dio”: la preghiera porta alla comunione con Dio e Dio trasforma lo sguardo.
Dall’abitare con Dio, dal guardare dalla sua finestra, con i suoi occhi si impara a vedere le cose come le vede Dio. Dio guarda sempre avanti ed il suo giudizio è sempre di incoraggiamento e mai di condanna.
Nella mia immaginetta per i 50 anni di sacerdozio ho scritto “Tutto è grazia”, perché Dio ci infonde sempre la sua grazia.
L’incontro di stasera si è svolto ancora una volta in collegamento video con le nostre abitazioni “a distanza”. Ma è stato molto ricco ed arricchito con la partecipazione di altre coppie che appartengono ad altre realtà parrocchiali.
Anche il modo di riportare questo sommario di quanto è stato detto è diverso dal solito. Infatti essendo stata utilizzata una presentazione, si è voluto riportare fedelmente quanto abbiamo visto nel corso dell’incontro.
Nel prosieguo, per quanto possibile sono spiegate le varie pagine della presentazione.
Infine sono stati riportati brevi sunti dei singoli interventi.
L’incontro è iniziato con una preghiera per le famiglie ferite e con la recita del salmo 138
A che punto eravamo prima dell’Amoris Laetitia?
Nell’Amoris Laetitia non è il solo capitolo 8 a parlare delle famiglie ferite. Già in alcuni paragrafi precedenti se ne è fatto riferimento. Questo a sottolineare che le famiglie ferite non sono una parte del problema ma rientrano nel grande disegno di attenzione alla vita familiare che l’Amoris Laetitia vuole realizzare. (cliccare sulle singole immagini per ingrandirle
L’ottavo capitolo si divide in 5 sottoparagrafi che vengono qui riportati. Nell’incontro di stasera vengono presentati i primi 3.
Nel prosieguo vengono riportati alcuni dei paragrafi principali in cui si sono evidenziati in rosso le parti più significative
Infine alcune domande per sollecitare la discussione
Di seguito si riportano gli interventi della serata.
Linda:
Inizio con il rispondere alle prime domande proposte. Più che venire a contatto con situazioni di separazione, ci sono stata dentro. Per un matrimonio di guerra combinato, per i miei genitori non si è mai potuto celebrare il sacramento. Ma c’è stata sempre una vita di fede intensa, tanto che due sacerdoti illuminati consentirono a mia madre di accostarsi all’Eucaristia. Ma tutti gli altri disagi di una situazione “irregolare” e allora scandalosa hanno pesato sulla mia crescita. Anche i miei fratelli vivono in situazioni derivate da separazioni; ma mentre per mio fratello è stata traumatica e dolorosa, in quanto non ha potuto più vedere i figli, “segregati” dalla madre, per mia sorella, sposata ad un divorziato, il matrimonio significa stabilità e serenità, come del resto avviene anche ora per la nuova unione di mio fratello. Anche per queste situazioni così vicine, sono sempre stata interessata alla condizione delle famiglie ferite
Fulvio:
Questo interessamento, questo coinvolgimento ha favorito la nostra risposta quando don Giovanni Sansone ci chiese di aiutarlo per fondare un gruppo di separati, nel 2007. La sua sensibilità pastorale e l’interessamento palesato dal gruppo famiglie parrocchiale, che propose due incontri allargati sull’”amore malato” mossero tale iniziativa, che trovò la partecipazione di una decina di persone. Fu avvertito anche l’Ufficio Famiglia diocesano, che ci convocò nel 2009 per il primo incontro tra il Vescovo e i separati, che invero non ci piacque molto, per la fretta e l’approssimazione. Esternammo questo dispiacere all’Ufficio Famiglia, che ci chiamò “dentro” e ci coinvolse sempre più, tanto che nel 2014 diventammo responsabili del settore dei separati. In questi anni abbiamo fatto un lavoro di formazione, sensibilizzazione, vicinanza, proposte, aiutati da un gruppo di lavoro sempre coeso e fattivo. Ringraziamo Dio per la ricchezza che abbiamo ricavato da tanti incontri e da questo percorso, e per la consolazione che ne deriva, anche stasera, in cui notiamo oltre 20 accessi di persone non del gruppo Famiglie Insieme, semplicemente perché invitati.
Susy e Enzo
Ci siamo conosciuti circa 10 anni fa. In quel momento io ero già divorziata con due figlie e lui invece era separato con un figlio. Tutti i figli frequentavano la parrocchia. Entrambi avevamo subito la separazione e quindi in qualche modo eravamo convinti di essere nel giusto. Però nella parrocchia ci sentivamo in un primo momento esclusi. In un secondo momento poi fummo chiamati a partecipare ad un gruppo per le famiglie. Successivamente abbiamo avuto la fortuna di essere invitati a partecipare al corso Sicar che si rivolge alle famiglie ferite. Durante una celebrazione abbiamo compreso l’importanza di astenersi dall’eucarestia come vera comprensione del rispetto da mantenere in considerazione del proprio stato. Ora, dopo aver ottenuto l’annullamento e dopo aver celebrato il matrimonio ci sentiamo di vivere nel pieno la nostra vita matrimoniale con una partecipazione più attiva alle attività della parrocchia. Quello che pensiamo e che vogliamo proporre ad altri è la necessità che occorre muoversi per bussare alle porte per essere accolti.
don Giuseppe:
Quando ho fatto il mio “esame” per ottenere la dispensa a celebrare il sacramento della Penitenza mi dissero solo: “abbia misericordia”. Io penso che quando qualcuno viene da me è già pieno di grazia. Dio non ci considera mai delle persone perse. Dio Padre non chiude mai la porta in faccia. La pecora che si è perduta viene cercata da Gesù. L’atteggiamento della chiesa non è stato sempre così fraterno. Invece dovrebbe essere sempre quello di accoglienza. Gesù non si è scandalizzato della Samaritana. Bisogna capire la situazione delle persone, bisogna capire ma anche insegnare. C’è anche una gradualità nel vivere il Vangelo. Occorre accettare la propria fragilità. Occorre discernere ogni situazione ed essere persone umane che sanno dare speranza. Fondamentale è non sentirsi abbandonati da Dio. E quindi mai lasciare una persona senza speranza.
Lilly:
Anni fa insieme a Don Giovanni Sansone ho iniziato un percorso di accompagnamento di alcune famiglie in difficoltà. Mi sono molto trovata nella misericordia della chiesa. Come uomini ci tocca solo il compito di voler bene all’altro. In tutte le famiglie si vivono situazioni di difficoltà. L’apertura della chiesa di oggi contrasta con molti atteggiamenti di tempo fa in cui situazioni di difficoltà si scaricano le colpe anche se non definite. Da parte nostra dobbiamo solo condividere e voler bene.
Antonella:
Entrambi abbiamo alle spalle un divorzio ma non ci siamo mai sentiti in una situazione “irregolare”; questa è una parola difficile da accettare perché è difficile stabilire invece quale è una situazione “regolare”. Il nostro percorso di fede non è stato semplice ma siamo stati fortunati ad avere incontrato persone meravigliose. Mi allontanai dalla comunità parrocchiale circa 30 anni fa perché non condividendo il pensiero della chiesa di quel tempo mi sembrò una scelta di coerenza. In quel tempo si consideravano e facevano sentire i “separati” come “figli della colpa”. Quando una coppia è ferita, quando un’unione fallisce, non è facile individuare il colpevole. La colpa a volte è il non aver capito che la scelta fatta di quella persona non era quella giusta. Mi è rimasto ancora nella mente il ricordo di una confessione con un “dottore della Chiesa” che mi fece sentire colpevole e mi allontanò ancora di più dalla chiesa. Poi, insieme al mio compagno, abbiamo fatto un percorso per riallacciare un rapporto con la fede. La nostra unione ha affrontato mari in tempesta, problematiche delle famiglie di origine, della nostra nuova famiglia, problemi di salute e altro. Ma ogni giorno ci scegliamo per proseguire la nostra unione. Ed ora condividiamo l’esperienza di un gruppo famiglie spesso chiedendoci il significato della nostra partecipazione. Il non accostarsi all’eucarestia è una grande mancanza ma sperimentiamo ogni giorno che Gesù ci vuole bene attraverso la testimonianza delle persone che ci accompagnano.
Antonella e Nico:
Mi colpiscono le prove di dolore che provano queste famiglie ferite così come le abbiamo sentite stasera specialmente per noi che viviamo un matrimonio per così dire “felice”. Ci siamo avvicinati a Gesù tardi, ma ci sentiamo in cammino verso un obiettivo di salvezza. Sono stata colpita in maniera negativa da molte espressioni lette nell’Amoris Laetitia” perché per me è normale sentire affetto per queste situazioni e mi sembra strano che un tempo la chiesa potesse avere comportamenti così diversi. Siamo stati fortunati a trovare una parrocchia così accogliente e dinamica.
Lucia:
È certo che chi ha interrotto il sacramento del matrimonio ha rotto un sacramento ma non so se mi fossi trovata in questa situazione sarei stata capace di interrompere la frequenza all’eucarestia che reputo necessaria nel rapporto con il Signore.
Rita:
Ci sono tre parole che ripeto spesso: ascolta, accogli e ama. Sono parole semplici che possono aiutare tanto le persone separate a sentirsi coinvolti. Ogni persona porta dentro di sé un mondo che è suo e di nessun altro. È un percorso, l’incontro con il Signore, che ognuno deve fare da se stesso per avvicinarsi al Signore. Chi ha vissuto un periodo lungo nel ricevere solo la comunione spirituale ha sperimentato come si può sentire forte l’unione con il Signore. Quando ho avuto modo di accostarmi all’eucarestia ho avuto paura di non sentirmi all’altezza di essere in contatto nello stesso modo in cui mi sentivo nel ricevere la comunione spirituale.
Mimmo:
Non è mai la chiesa che discrimina ma spesso siamo noi che ci isoliamo. Il discernimento deve essere dinamico perché siamo sempre in evoluzione come tappe da raggiungere. Ognuno di noi ha un ruolo nella comunità, nella Chiesa, nell’ambiente lavorativo. È necessario essere tempestivi del dare aiuto nei tempi giusti. Dio si prende cura di noi. È lui che bussa al nostro cuore e noi dobbiamo aprirgli la porta per farlo entrare
Anche l’incontro di stasera si è svolto in collegamento video dalle nostre abitazioni “a distanza”. Ed anche questa volta hanno partecipato altre famiglie che non appartengono al gruppo per ascoltare altre esperienze e condivisioni.
Come la volta scorsa sono state utilizzate delle diapositive che si riportano insieme a brevi sunti dei singoli interventi.
L’incontro è iniziato con una preghiera per le famiglie ferite e con la recita del salmo 85
Di seguito le diapositive che hanno illustrato la parte finale del Capitolo 8.
Le prossime diapositive riportano le linee guide della Conferenza Episcopale Campana per la ricezione dell’Amoris Laetitia
Infine alcune domande per sollecitare la discussione
Di seguito si riportano gli interventi della serata.
Fulvio:
L’esperienza maturata nell’impegno diocesano per il settore dei separati ha inciso nella vita e nell’anima di ognuno di noi due e della nostra coppia. Dal primo momento scegliemmo lo stile dell’”accompagnamento”, tanto che, quando presentammo questa realtà al cardinale Sepe nel 2015, dicemmo che ci riconoscevamo come famiglia, che vive e cerca di superare le difficoltà quotidiane, che è vicina, comprende, si fa prossimo di famiglie in situazioni più difficili e malate. Abbiamo avuto e appreso molto, in questi anni, anche e soprattutto grazie al gruppo di lavoro che subito costituimmo: persone di buona volontà che pensano, organizzano, agiscono a favore delle famiglie ferite. Questo gruppo vive una grande unità ,tanto che sia nello scorso incontro che stasera è quasi tutto presente per sostenerci ed aiutarci: una grande consolazione. Ricordo particolarmente di questo tempo la proposta della giornata per separati nel giubileo del 2017: una bella partecipazione e una preghiera veramente sentita. Il Vicario per il settore laicato ebbe a compiacersi con noi, quasi a complimentarsi. Risposi semplicemente che sarei stato contento solo nel momento in cui il gruppo di lavoro, il settore dei separati non avrebbe più avuto ragione di esistere, in quanto sarebbe stata realizzata l’accoglienza, l’accompagnamento, l’inclusione in tutte le comunità , come propone l’Amoris Laetitia. Un’altra cosa che abbiamo vissuto è l’alternanza: passati 5 anni , abbiamo passato il testimone: ora sono referenti/responsabili del settore due amici che hanno vissuto nella loro vita il travaglio della separazione: entrambi divorziati, hanno ottenuto l’annullamento del primo matrimonio, potendo celebrare il loro nel giugno scorso. Da testimoni ad operatori, dunque.
Linda:
Uno dei momenti più intensi al quale abbiamo partecipato in questo tempo è la celebrazione eucaristica per e con i separati, proposta nella parrocchia di S. Carlo al centro direzionale ogni anno. Particolarmente ci ha colpito la scelta di far avvicinare tutti nel momento della distribuzione dell’Eucaristia, mentre si recita la preghiera della comunione spirituale. Quelli che non potevano ricevere Gesù incrociavano le braccia sul petto e ricevevano un segno di croce sulla fronte, simbolo dell’appartenenza a Cristo, quale battezzato. Nel secondo anno in cui assistevo a questo gesto, è come se dentro di me percepissi il dolore della separazione da Gesù Eucaristia di questi fratelli; una sensazione di partecipazione che mi ha portato fino alle lacrime. Poi, ho rivissuto in qualche modo questo momento quando nel primo lockdown la preghiera della comunione spirituale veniva pronunziata al momento della comunione, accomunando veramente tutti: nessuno era escluso, anzi era un modo per sentirsi partecipi dello stesso corpo, senza differenze. Sentivo che avevamo vissuto qualcosa di “profetico”, che poi si sarebbe realizzato.
Sappiamo peraltro che qualche parroco particolarmente sensibile continua a proporre questa preghiera nelle celebrazioni attuali, proprio per non far sentire nessuno escluso. Sono diversi, infatti, i motivi che possono impedire l’assunzione dell’Eucaristia: bambini, difficoltà/impossibilità della Riconciliazione, male dell’anima, ad es. Sappiamo che in alcune diocesi, come quella di Lourdes, addirittura è consueto sia il gesto dell’accostamento a braccia aperte o incrociate sia la recita della preghiera della comunione spirituale. Da considerare ed emulare!
Maria Rosaria:
Fin da giovane sono stata innamorata del progetto di famiglia, come comunità di amore reciproco al suo interno, ma anche come possibilità di andare incontro agli altri nei loro bisogni.
Appena mi è stato possibile, grazie anche ad un cammino di fede già avviato, ho cercato di realizzare questo desiderio insieme a mio marito che, allora, condivideva sinceramente.
La nostra casa era aperta alle famiglie in difficoltà, ci siamo presi cura delle persone sole e abbandonate, dentro e fuori la parentela, della ragazza madre in procinto di abortire….
Poi, mio marito ha maturato un pensiero tutto suo per migliorare la società, inseguendo progetti molto diversi, insieme ad un malessere interiore che stava crescendo in lui.
Ricordo che rimasi senza parole, quando mi comunicò che si trasferiva per seguire un’altra strada.
Iniziai allora, un cammino di ricostruzione di me stessa.
Mi rivolsi, come prima persona al carissimo don Giovanni Sansone che mi accoglieva come un padre tutte le volte che avevo bisogno di confrontarmi. Ancora oggi custodisco nell’anima i suoi consigli, qualcuno potrebbe ancora servirmi.
Quando d. Giovanni ci lasciò, grazie a Linda e a Fulvio, iniziai a seguire la pastorale familiare organizzata dall’ Ufficio Famiglia& Vita nella diocesi di Napoli.
Posso dire che tutto è Amore , perché stavo afferrando altre cose, importanti per la mia pace interiore, che non annullavano tutto quello in cui avevo creduto ma lo completavano e mi aiutavano ad avanzare….
Dallo psicologo che affermava che nulla succede a caso, perché tutto è per un bene più grande, alla relatrice regionale che ci pose una domanda, provvidenziale, almeno per me.
“Sapete, disse, quando un matrimonio è veramente valido?”
Quando non pensate di poter dire un altro” Si”
Queste parole scesero dentro di me come sotto l’effetto di una Grazia, che mi toglieva ogni dubbio.
Il mio Si era stato sincero… e allora?
Credo veramente che tutto è guidato dall’Amore se vogliamo…
E’ stato a questo punto che ho colto altre possibilità: approfondimenti e condivisioni offerti dal movimento dei Focolari, sotto forma di ritiri bellissimi, guidati dall’amore di questa comunità che si stringeva intorno a noi, rimasti soli, da tutta Italia, dandoci la possibilità di vivere questi momenti, in un contesto di pace, Assisi, Castelgandolfo, Benevento, sotto la guida di sacerdoti come il parroco di S. Maria Degli Angeli, P. Marco Lionello, P. Amedeo Ferrari, mons. Carlo Rocchetta ed infine, proprio a Castelgandolfo, mons. Renzo Bonetti.
Questi sacerdoti ci hanno espresso la parte più bella della Chiesa-Madre, che accoglie i suoi figli, valorizzandone la sofferenza ed incoraggiando. Tutto mi lasciava nella pace.
Veri e propri ritiri, dunque, dove la sofferenza della ferita insieme alla Resurrezione erano un prodigio che si compiva sotto i nostri occhi e nei nostri cuori.
Tutto è Amore e Dio ci conduce per mano, se lo vogliamo.
Ho iniziato a partecipare ai ritiri di questa “fraternità di separati Fedeli” che è guidata da d. Bonetti, che con ampi riferimenti ai documenti della Chiesa più recenti, ma soprattutto all’Amoris laetitia, ha preso a cuore, analizzandola in profondità, la scelta dei separati fedeli.
La famiglia, anche se separata, non viene meno alla sua missione. Il fallimento può diventare vittoria.
La ferita (feritoia) porta spalancata per costruire una nuova umanità, perché la famiglia continua ad esistere anche se lui o lei sono andati via, anche se i figli sono andati via.
Andare incontro agli altri, gioiosi, perché si è sempre depositari del Sacramento del Matrimonio, con la sua Grazia specifica. Gesù, per questa Grazia, sta sempre lì, non se ne è andato via.
E’ auspicabile che sia un popolo di sposi a vivere così, non solo il singolo isolato.
Far rinascere la Chiesa che guarda la famiglia per compaginarsi e rinnovarsi, lì dove è rimasta sola… perché la famiglia, come fu definita da Paolo VI è l’ecclesiola, piccola chiesa domestica.
Essere dunque, portatori di amore unitivo, senza parlare a volte. Far sentire l’Amore che vive in noi
perché l’ indissolubilità non è rimanere sposati ma vivere il mistero grande di Cristo presente per la Grazia del Sacramento del matrimonio e per il nostro “Si” sempre rinnovato nel nostro cuore a Lui.
Posso dire, per me, che oggi non mi sento più separata, per come si intende, perché se il Terzo fra noi continua ad essere presente, con il Suo aiuto , non sono sola ma posso essere tramite di speranza per altre famiglie… in difficoltà … continuando così il lavoro già iniziato tanti anni addietro…
Stefania e Nello:
Siamo separati e poi risposati con il rito civile. Quando diventammo una coppia (circa 8 anni fa) non eravamo accettati in chiesa anche se non ci accostavamo all’eucaristia. Dopo un po’ di tempo sapemmo di un incontro a Pompei dedicato ai divorziati. Avemmo l’opportunità di conoscere Don Giuseppe Lungarini, direttore della pastorale familiare del santuario di Pompei. Questa conoscenza ci ha permesso di entrare in contatto con un sacerdote che ha avuto misericordia della nostra situazione coinvolgendoci e conoscendo sempre più la nostra vita privata, i nostri affetti e i nostri figli. Il confronto con la Parola ha permesso di farci comprendere i nostri errori; ed in questo siamo stati sostenuti anche da tante persone. In uno degli incontri annuali che il cardinale Sepe fa con le famiglie ferite, presentammo la nostra testimonianza. Da quell’incontro siamo stati coinvolti nel gruppo diocesano per la pastorale familiare ed anche se ci sentivamo indegni e poco preparati ci lanciammo a partecipare per dare il nostro contributo. Con questo gruppo di lavoro abbiamo lanciato molti progetti che ci hanno fatto comprendere come aiutare gli altri; specialmente aiutare operatori e sacerdoti a comprendere come entrare in contatto le famiglie perite. Per conto nostro poi abbiamo cercato una comunità parrocchiale che ci fosse di aiuto per completare la mancanza dell’eucarestia a cui non potevamo partecipare. Abbiamo finalmente trovato la parrocchia del Preziosissimo Sangue che ci ha accolti e coinvolti sempre più. Solo dopo un anno, per nostra scelta, nella notte di Pasqua del 2019 abbiamo potuto riaccostarci all’eucaristia dopo ben13 anni. Questi anni di mancanza della partecipazione all’eucarestia mi sono serviti per conoscere il Signore in spirito e verità. Partecipare solo con la comunione spirituale l’abbiamo provato nella nostra carne. Ai miei figli dico di credere sempre alla bellezza dell’indissolubilità del matrimonio. Con i nostri errori vorremmo essere capaci di aiutare altri a superare le loro difficoltà.
Mimmo:
Il discernimento non deve essere unilaterale. Ci vuole una grande apertura al dialogo ed è anche importante l’ascolto. Una persona ferita e sofferente ha bisogno di tante necessità ma ha bisogno certamente di essere ascoltato. Molto spesso i sacerdoti credono di dover dare subito una risposta alle prime affermazioni. Penso spesso che nelle mie prime esperienze commettevo tanti errori. Il discernimento, quando inizia un dialogo, deve essere collettivo e non può essere individuale. Sottolineavo che è importante l’ascolto perché questo porta poi al dialogo. Ancora occorre dare uno stimolo costante per cercare il modo giusto per entrare in contatto e cercare il dialogo. Ringrazio la presenza di tanti gruppi che si prodigano per creare un dialogo, un coinvolgimento.
Don Giuseppe:
Il dispiacere che mi porto è che molte coppie si sentono fuori dalla chiesa. L’atteggiamento nuovo della chiesa non è stato ancora recepito da tutti. La chiesa considera tutti figli di Dio e quindi nessuno può essere escluso. Queste persone che non possono accedere alla comunione ma che cercano il contatto con il Signore ci dicono che ci sono tanti modi di cercare il contatto con il Signore. Se noi lo limitiamo solo alla partecipazione all’eucarestia quasi lo trasformiamo in qualcosa di magico o semplicemente rituale. Dobbiamo far conoscere la misericordia di Dio che non è la misericordia della chiesa: la chiesa si fa portatrice della misericordia di Dio. L’atteggiamento della chiesa deve essere quello di ascoltare. Non si possono dare giudizi drastici. Occorre seguire le singole persone ed accompagnarle. Molte vivono lontano dalla chiesa e non riescono a percepire il cambiamento che la chiesa sta cercando di fare. Se ho fallito una cosa non sono un fallito per la vita: Dio mi dà sempre una nuova possibilità.
Preghiera iniziale
Dio di bontà, apri le mie orecchie.
Che io comprenda la tua Parola,
che io l’ascolti con il mio cuore
e mi lasci da essa trasformare.
Rendimi sensibile alle più leggere
Modulazioni della tua Voce.
Apri la mia bocca.
Perché io possa lodarti
E cantare tutto ciò che hai fatto.
Il tuo Spirito doni alle mie parole
capacità di rialzare e di incoraggiare
le persone che incontro.
Le mie parole siano parole di amore,
creatrici di rapporti,
parole di guarigione e di consolazione,
di liberazione e di riconciliazione.
Parole capaci di rivelare orizzonti nuovi
Da far aprire il cielo e da far comprendere a tutti
Quanto la loro vita sia preziosa e unica.
Canto di Mosè (Morricone)
Lettura brano dell’Esodo 3, 7-15
7Il Signore disse: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sorveglianti; conosco infatti le sue sofferenze. 8Sono sceso per liberarlo dalla mano dell’Egitto e per farlo uscire da questo paese verso un paese bello e spazioso, verso un paese dove scorre latte e miele, verso il luogo dove si trovano il Cananeo, l’Hittita, l’Amorreo, il Perizzita, l’Eveo, il Gebuseo. 9 Ora dunque il grido degli Israeliti è arrivato fino a me e io stesso ho visto l’oppressione con cui gli Egiziani li tormentano. 10 Ora va’! Io ti mando dal faraone. Fa’ uscire dall’Egitto il mio popolo, gli Israeliti!». 11 Mosè disse a Dio: «Chi sono io per andare dal faraone e per far uscire dall’Egitto gli Israeliti?». 12 Rispose: «Io sarò con te. Eccoti il segno che io ti ho mandato: quando tu avrai fatto uscire il popolo dall’Egitto, servirete Dio su questo monte».
13 Mosè disse a Dio: «Ecco io arrivo dagli Israeliti e dico loro: Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi. Ma mi diranno: Come si chiama? E io che cosa risponderò loro?». 14 Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono!». Poi disse: «Dirai agli Israeliti: Io-Sono mi ha mandato a voi». 15 Dio aggiunse a Mosè: «Dirai agli Israeliti: Il Signore, il Dio dei vostri padri, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe mi ha mandato a voi. Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione.
Brani scelti dalla lettera di Quaresima dell’Arcivescovo Don Mimmo Battaglia
a) … la Quaresima si presenta come tempo di verità e speranza: è possibile che tutto sia nuovo e diverso perché Dio continua a cercarci e ad amarci. E vuole incontrarci nei nostri deserti , nelle nostre paure, nelle nostre inquietudini. E ci esorta a ricominciare. Sempre.
– la Quaresima parla all’uomo di oggi?
b) Ma c’è un deserto da attraversare … La Quaresima, con l’immagine del deserto, ha in sé il dono di richiamarci a una interpretazione precisa della vita: la vita come cammino, come attraversamento del deserto… Anche la nostra città, questa nostra terra, ha i suoi deserti: il deserto della malinconia e della tristezza, il deserto della solitudine e dell’emarginazione, il deserto di tante domande e di poche risposte.
– Attraversando queste paure e queste inquietudini, quale cammino di speranza riesco a intravedere?
Salmo 46: Canto “Il Mattino “ di Pierangelo Comi
SPUNTI DI RIFLESSIONE SULL’ESODO (Don Giuseppe)
1 – L’Esodo è il secondo libro della Bibbia. Racconta le origini della storia del popolo d’Israele.
Sceso in Egitto in tempo di carestia, vi rimase 400 anni.
Dopo un tempo di accoglienza benevola, la presenza di queste tribù di origine ebraica, divenne per gli Egiziani un pericolo: erano diventati così numerosi da incutere timore al popolo che li aveva accolti.
Gli Egiziani li ridussero in schiavitù.
Il tema della schiavitù: ci porta a riflettere alla schiavitù del peccato.
2 – L’Esodo avviene per iniziativa di Dio.
Mosè è scelto da Dio e riceve la missione di far uscire dall’Egitto gli Israeliti.
La quaresima: nasce per iniziativa di Dio che ci vuole liberi dalla schiavitù del peccato.
Agostino: “… Non ti avrei trovato se tu non mi avessi cercato”.
Momento centrale della liberazione: il passaggio del Mar Rosso.
3 – Il popolo è accompagnato nel suo cammino dal desiderio della terra promessa dove scorre latte e miele.
Per raggiungere la terra promessa, occorre traversare il deserto . E’ nell’attraversamento del deserto che Israele fa l’esperienza dell’amore di Dio, della sua provvidenza..
Mancanza di cibo … La manna
Mancanza di carne … Le quaglie
Mancanza di acqua … l’acqua che sgorga dalla roccia
I serpenti velenosi … Il serpente di bronzo innalzato su un’asta
Nonostante le mormorazioni del popolo per le difficoltà che incontra e il rimpianto dell’Egitto, “il Signore vi ha portato nel deserto , come un uomo porta il proprio figlio”.
4 – Al centro dell’Esodo c’è l’Alleanza.
“Io sarò con te”; tu sei il mio popolo ed io il tuo Dio.
“Per Dio fu più facile liberare Israele dall’Egitto, che togliere l’Egitto dalla mente degli Israeliti”.
L’ingresso nella terra promessa non è argomento
Canto “Vocazione di Mosè”
Trova il tempo
Trova il tempo di pensare
Trova il tempo di pregare,
Trova il tempo di ridere.
È la fonte del potere
È il più grande potere sulla Terra
È la musica dell’anima.
Trova il tempo per giocare
Trova il tempo per amare ed essere amato
Trova il tempo di dare
È il segreto dell’eterna giovinezza
È il privilegio dato da Dio
La giornata è troppo corta per essere egoisti.
Trova il tempo di leggere
Trova il tempo di essere amico
Trova il tempo di lavorare
E’ la fonte della saggezza
E’ la strada della felicità
E’ il prezzo del successo.
Trova il tempo di fare la carità
E’ la chiave del Paradiso.
Madre Teresa di Calcutta
Don Giuseppe: consideriamo il 9° capitolo dell’Amoris Laetitia, in cui si parla di spiritualità familiare; per molti secoli non si è valorizzata, ora dobbiamo comprendere come vivere questa spiritualità.
Carlo: Il Matrimonio è scelta di vita; ricordo la sera prima del nostro matrimonio, in un colloquio con don Giovanni, mi dichiarai contento di ricevere ed essere arricchito da questo sacramento. Nel par. 315 mi ha colpito il cenno all’autenticità dei bambini; nel rapporto di coppia la si riscopre anche usando i nomignoli, che sono indice di complicità. Il modo di trattarsi nella coppia è un passo, forma di spiritualità. Il Matrimonio può essere considerato una via di santità? Facendo bene le cose ordinarie, si è sulla buona strada.
Nel par. 318 si sottolinea l’importanza della preghiera.
Par. 319: è bello l’ “anelito” di stare insieme. Com’è dolce rientrare a casa e sapere di trovare il/la compagno/a.
Par. 320: amare l’altro come un dono.
Par. 321: la famiglia è un sogno di Dio.
Par. 325: nessuna famiglia è realtà perfetta; amare è attendere qualcosa di più e fornirne il mezzo. Che vuoi che faccia per te?
Giuseppe: nell’esortazione mi ha colpito l’apertura ai divorziati.
Brunella: nel par. 318 si parla di famiglia come chiesa domestica; in questo, l’Eucaristia dà una carica per superare le difficoltà. E’ bello quel riscoprire di appartenere ad una sola persona; anche nell’invecchiare insieme si scopre che è una gioia, un privilegio.
Fulvio: don Renzo Bonetti invita a contemplare la coppia, la Famiglia come cosa sacra e bellissima , cosa sacra. Anche il nostro don Giuseppe già molti anni fa indiceva alla spiritualità familiare come via da percorrere. E’ via di santità, che è proposta per tutti, anzi soprattutto per gli imperfetti. La spiritualità che si vive nel piccolo e nelle cose pratiche: la vicinanza e presenza di mia figlia Chiara in un momento di difficoltà: il furto in casa di mia sorella. Disponibilità, presenza consolante, pazienza nel rimettere ordine in una casa sconquassata: tutte queste cose sono state dimostrate da Chiara. Questa è spiritualità viva.
don Giuseppe: ho ricevuto molto dall’essere cresciuto in famiglia; nei corsi per fidanzati ho sempre raccomandato di moltiplicare i gesti dell’amore, la tenerezza. Un articolo di un pluridivorziato dice che ciò che tiene vivo l’amore è il toccarsi. La tenerezza è fondamentale; l’affetto ha bisogno di concretezza. Si deve riscoprire positività anche nel sopportare e nell’aiutarsi a vicenda.
Marinella: tra noi le attenzioni, il toccarsi non è venuto mai meno. La malattia di mio marito Lucio ci ha resi più forti.
Lucio: mia moglie Marinella ha tre anellini in segno della Trinità e della presenza di Dio tra noi. Alcune cose sono fondamentali: aiutarsi, accettarsi nella diversità, pregare insieme, il dialogo. Nei giovani si riscontra una fretta esasperata che porta a vivere con intensità, perdendo la possibilità di approfondimento e spiritualità, che si acquisisce fermandosi. L’apertura agli altri è bella, ma non facile; in ogni caso, la spiritualità dev’essere accompagnata dalle opere.
Linda: il sentire la necessità dell’apertura agli altri è avviare la strada della santità. A proposito del “toccarsi”: c’è un metodo che tenta di risolvere le crisi di coppia mediante il ballo, tramite cui si deve stabilire un contatto e una sinergia.
Franco: anche il dialogo, parlare è importante. Mia moglie è la dimostrazione che Dio mi vuole bene.
Brunella: a proposito dell’apertura della famiglia e della casa ad altri. Conosciuto un “senza fissa dimora” che stazionava sotto casa loro, sistematicamente gli portavano la cena; a Natale c’era il pensiero di invitarlo, ma fu superato da Emanuela (mia figlia) che lo mise in atto senza indugi, ma lui rifiutò…
Marinella: ci si deve preoccupare per l’altro e di prestargli attenzione. Atteggiamento di ringraziamento.
Si è concluso l’incontro recitando la preghiera alla S. Famiglia che chiude l’Amoris Laetitia.
L’incontro ha avuto come tema ancora il capitolo 9 dell’Amoris Laetitia e le esperienze/riflessioni ricavate dalla considerazione dell’esortazione apostolica in questi tre anni che ci ha accompagnati.
Hanno aperto l’incontro Anna e Franco Branda
Franco : Mi ha molto aiutato la relazione di mons. Brambilla, vescovo di Novara, tenuta al recente convegno nazionale di pastorale familiare della CEI. Si evince che il Matrimonio è partecipazione all’opera di Dio: nel paragrafo 321 è indicato questo “far parte del sogno di Dio”, per cui si deve sempre cercate la presenza del Signore. Nel 324 si parla di famiglia come Chiesa domestica e cellula per trasformare il modo, in una missione ad ampio respiro. Nel 319 si sottolinea l’impegno per la vita, che si manifesta anche nell’invecchiare e “consumarsi” insieme. Nel 322 si indica la santificazione nella vita quotidiana, pur con i limiti, ma fortificati dalla preghiera. Noi abbiamo cercato e cerchiamo i momenti nella giornata per pregare insieme.; in questo modo si esprime la fiducia nel Signore; anche il modo con cui si prega diventa una ricerca
Anna: Nel par 321 si parla della famiglia come “ospedale”. A tal proposito riporto l’esperienza della mia famiglia id origine, dove eravamo sempre pronti ad aiutare, anche nel pratico, come portare pranzo a parenti ricoverati . Nel 324 si sottolinea l’ospitalità. LA famiglia dev’essere concreta, senza maschere. Nel 316 si delinea un cammino di santificazione, derivato dalla comunione familiare. Nel 317 si parla di presenza mistica. Nel 320 si ricorda che l’altro, il coniuge, non è mio, ma è del Signore.
Fulvio: il cammino matrimoniale e familiare è fatto di impegno, di cura. Si dovrebbe stampare sulla porta di ogni famiglia il motto di don Lorenzo Milani: “I care”: mi interessa, lo curo, ci metto tutto me stesso
Patrizia: mi ha colpito il par.320: bisogna disilludersi dell’altro
Giuseppe T. : occorre coltivare la spiritualità coniugale e familiare; testimoniare luce agli altri. Nella mia famiglia si è sempre vissuta l’ospitalità e la carità: dalla vecchietta che bussava e riceveva puntualmente l’elemosina, agli operai che venivano invitati a pranzo
Brunella: nel par. 322 si usa un bel termine: pascolo; ognuno scrive nella vita dell’altro. Nel 329 c’è il suggerimento a dire al coniuge: che cosa vuoi che faccia per te? In questi tempi c’è la sofferenza per non poter essere completamente ospitali.
Don Giuseppe: l’amore, il rapporto di coppie è un lavoro continuo. La tenerezza è molto importante
Lilly: l’impegno personale richiede che a volte sia uno dei coniugi a sobbarcarsi del carico maggiore; deve portare avanti il rapporto di coppia, in attesa dell’altro
Maria: ricordo che si diceva che ci vuole coraggio, se ci si sposa; ma l’entusiasmo fa superare tutto.
Linda: mi colpiscono due termini contenuti in questo capitolo: ospedale e ospitalità. Fortificati dalla preghiera che cerchiamo di vivere insieme, tentiamo di lavorare per essere punto luce per chi ha bisogno: recentemente una coppia in crisi ha trovato accoglienza da noi, che possiamo vicariare la funzione delle famiglie di origine che non si sono accorti del momento difficile. In questo modo, possiamo cercare di sanare la ferita della crisi. Ci proviamo
Carlo: oggi è stato bello pregare la supplica insieme, così come in ogni ricorrenza della Madonna del rosario.
Lucia: volevo solo condividere che siamo stati dai figli che da Las Palmas si sono trasferiti a Valencia. Anche questo fa famiglia.
Si è iniziato alle 11,30 con la celebrazione della S.Messa, in cui c’è stata la libera condivisione delle intenzioni di preghiera. Non eravamo molti: Ulrica De Georgio, Patrizia e Michele Di Monaco, Lilly Frigerio Iacotucci, Linda e Fulvio Freda, Marinella e Lucio Gallo, Anna e Leonardo Pace, Maria Russo, Valeria e Luca col loro bambino ancora nel grembo. Questi ultimi non hanno potuto, per ovvi motivi (gravidanza delicata) partecipare al successivo momento di verifica/programmazione che si è svolto nel salone parrocchiale e a cui ha presenziato anche il parroco di Piedigrotta, don Piero Milani.
Sulla traccia di un questionario, tutti hanno potuto esprimere le proprie osservazioni/proposte, sulle seguenti domande:
VERIFICA
- Com’è andato l’anno 2020-21 di Famiglie insieme?
- Siamo cresciuti in comunicazione, condivisione, conoscenza e fratellanza?
- Tutto quello che avremmo voluto dire su Famiglie Insieme e non abbiamo mai avuto occasione di dire.
PROGRAMMAZIONE
- Come possiamo migliorare?
- Che cosa vogliamo programmare per il prossimo anno?
- Documento da “studiare” insieme (come l’Amoris Laetitia)
- Percorso tematico
- Altro
- È opportuno mantenere lo schema degli incontri finora proposto (una coppia apre l’incontro) oppure c’è altro modo?
- Nel caso si confermi il metodo della coppia “apripista”, come assicurare che tutti si sentano di prestare questo servizio e che si sia una vera alternanza?
- È opportuno che ci sia un gruppetto “animatore” (gruppo “cuore”: al massimo sei persone) che coordini, organizzi, ricordi tutte le iniziative e appuntamenti di Famiglie Insieme?
- Nel caso si confermi l’opportunità/necessità di un gruppo animatore, chi è disponibile? E chi tra questi si assume l’onere dell’informatore/avvisatore?
- Continuiamo a mantenere la cassa comune?
- Continuiamo coi progetti di sostegni a distanza e con erogazioni quando necessario, oppure vogliamo cambiare destinazione e modalità della nostra solidarietà?
Si è partiti dalla verifica.
Fulvio: siamo andati avanti nonostante le difficoltà; abbiamo scoperto i vantaggi dell’on-line, della telematica, che non dobbiamo trascurare nemmeno nel futuro.
Lilly: In alcuni momenti mi è sembrato che si offrisse negli incontri solo uno studio del documento, invece si dovrebbe comunicare sempre la vita, le esperienze.
Patrizia (anche a nome di Michele): abbiamo apprezzato l’on-line; riteniamo valido lo studio di un documento della Chiesa.
Leonardo: si deve continuare con l’on-line, anche considerando l’incertezza dalla pandemia.
Anna: cerchiamo di essere fedeli agli impegni di lavoro, alla messa, agli incontri di Famiglie Insieme. Abbiamo anche potuto recuperare i contatti con un gruppo che frequentavamo precedentemente, con cui recitiamo il rosario settimanalmente.
Ulrica: sono nuova e vi ringrazio per l’accoglienza.
Lucio (anche a nome di Marinella): anche noi ci siamo inseriti da poco, ma vi ringrazio per la costanza del gruppo, col piacere di ritrovarci e stare insieme.
Maria: è valido lo scambio di esperienze.
Don Giuseppe: si è data prova di coesione; sarà bene sfruttare la telematica, anche per farci conoscere.
Linda: in ogni caso, è stato un anno di crescita.
Si è poi proceduto alla lettura dei contributi sulla verifica, pervenuti da chi non ha potuto presenziare (Branda, Chiappetta, De Angelis, De Cesare, Miletto, Perna).
Quindi si è passati ad esprimere proposte per il prossimo anno.
Fulvio: Il miglioramento di quest’anno è la presenza di nuovi partecipanti; dobbiamo recuperare coloro che non hanno potuto stare con noi in questo tempo; deve crescere l’appartenenza e la partecipazione di ognuno di noi, realizzando l’indicazione del caro don Giovanni: “Passare da fruitori a costruttori”; l’ideale sarebbe riprendere gli incontri in presenza, e anche il FILMINSIEME. Per il prossimo anno, non c’è nulla di più indicato della “Patris Corde”, fermo restando che le altre proposte pervenute si potranno realizzare nei prossimi anni.
Lilly: è opportuno che apra l’incontro una coppia, designata da don Giuseppe, non si deve spiegare un testo, ma condividere vita, riflessioni, esperienze; sono d’accordo con la considerazione della “Patris Corde”, ma mi piace anche l’idea delle omelie di papa Francesco. Sarebbero anche da riproporre gli incontri/dibattito , approfondendo temi attuali e scottanti.
Patrizia (anche a nome di Michele): d’accordo sulla “Patris Corde”; interessanti anche le omelie del papa. Dobbiamo cercare di essere più visibili. La cassa comune deve continuare, destinando le risorse preferenzialmente al sostegno a distanza. Sono disponibili, con la coppia De Angelis-Loso, a svolgere ancora il fondamentale servizio di raccordo/organizzazione (gruppo “cuore”) a favore di Famiglie Insieme.
Leonardo: Va bene “Patris Corde”, ma sarebbe bene prevedere anche collegamento on-line. Si sforzeranno per assicurare il servizio come coppia apripista.
Anna: Ci sentiamo accolti, anche se in un primo momento ci sentivamo fuori posto.
Ulrica: desidero scoprire nel quotidiano le Sacre Scritture. D’accordo sulla “Patris Corde”.
Lucio (anche a nome di Marinella): abbiamo potuto conoscere e comprendere meglio Famiglie Insieme. D’accordo sulla “Patris Corde”. Dobbiamo essere più “visibili” e coinvolgenti, anche con iniziative come la festa per le famiglie.
Maria: ho trovato prezioso l’approfondimento sull’Amoris Laetitia, quindi è bene continuare in questo stile.
Linda: l’importante è non fermarsi. Va bene la “Patris Corde”; è opportuno arricchire l’incontro con preghiere più intense ed approfondite e facendo maggiore riferimento a testi biblici. È disponibile per affiancare il gruppo “cuore” per gli avvisi e memorandum.
d. Giuseppe (conclusioni): se non facciamo quest’anno l’approfondimento sulla “Patris Corde”, non lo facciamo più: è l’anno di S. Giuseppe. Le altre proposte saranno utilizzate negli anni avvenire; in particolare quella dell’approfondimento sulle omelie del papa, ma andrebbe fatto lavoro di organizzazione e sintesi, che sarebbe bene che sia svolto da chi ha proposto questo cammino. Una maggiore attenzione e maggiore spazio sarà dato alla preghiera, in tutti gli incontri. Col gruppo “cuore” individuerà le coppie apripista e le iniziative da condividere.
Si è poi proceduto alla lettura dei contributi sulla programmazione, pervenuti da chi non ha potuto presenziare (Branda, Chiappetta, De Angelis, De Cesare, Miletto, Perna) – sono riportati in calce a questa sintesi.
Alle 14 è finito l’incontro, con l’intervento del Parroco don Piero Milani, che ha dichiarato la grande appartenenza di Famiglie Insieme alla parrocchia di Piedigrotta; ha indicato che l’importante è crescere nella relazione e nei rapporti; ha invitato tutti al momento di revisione del cammino comunitario, previsto per il 24 giugno, ore 19. Infine, ha impartito (ai presenti e assenti) la benedizione.
PROPOSTE 2021-22 Famiglie Insieme pervenute prima dell’incontro del 19 giugno
Fulvio Freda: Per quanto riguarda la programmazione/argomento degli incontri, intravedo diverse possibilità che indico di seguito:
- “studio/considerazione” di un documento, come abbiamo fatto con l'”Amoris Laetitia”. A tal proposito, potremmo scegliere tra i seguenti, tenendo presente che solo il primo “occuperebbe” un solo anno, mentre per gli altri si deve prevedere un percorso per anni consecutivi:
– “Patris corde”. Lettera apostolica su S. Giuseppe del 2021, nell’anno dedicato a lui. (14 pag.; 7 paragrafi)
– “Gaudete et exsultate”. Esortazione apostolica sulla santità del 2019: (51 pagine; 5 capitoli; 177 paragrafi)
– “Fratres omnes”. Enciclica del 2020 sulla fratellanza: 97 pagine; (8 capitoli, 287 paragrafi) - Percorso tematico come quelli svolti in passato. Uno molto utilizzato dai gruppi famiglie e già confezionato è: “costruiamo la casa” (vedi).
- Altro: si potrebbe pensare, ad es., che ogni incontro sia su una riflessione introdotta da d. Giuseppe su brani biblici/meditazioni da lui scelti. Questo però, secondo me, rischierebbe di essere un grosso onere per don Giuseppe e una specie di “deresponsabilizzazione” per tutti noi.
- Un’altra ipotesi sarebbe un percorso continuativo imperniato sulle riflessioni di Massimo Recalcati: “Lessico familiare – Lessico Amoroso”. Si recuperano le trasmissioni da Rai Play (se è possibile). La riflessione di Recalcati dura in media 45-47 minuti: siamo capaci di ascolto e di condividere le sollecitazioni ricavate (per almeno altri 30′)?
Maurizio e Francesca Chiappetta
Propongo di utilizzare le omelie di papa Francesco alle udienze del mercoledì nel corso di questi ultimi due anni sul tema della preghiera come spunto di riflessione. Ad oggi sono 36 incontri ma si possono raggruppare molti di questi per temi analoghi. Occorre quindi un lavoro preparatorio e non è detto che bisogna considerarle tutte.
Le omelie sono tutte disponibili sul sito del Vaticano.
Tonino e Rosaria Perna
La nostra idea era quella di realizzare negli incontri mensili un momento di preghiera comunitaria, dove c’è la possibilità di leggere un testo biblico, meditarlo e condividerlo. Come suggeriva Maurizio le catechesi del Papa potrebbero essere un più che valido supporto.
Sentiamo come esigenza quella della preghiera in quanto spesso non riusciamo a ritagliarci lo spazio per un momento di confronto con Dio.
Famiglie Insieme ha nei suoi 25 anni di vita condiviso e approfondito tantissimi temi alla luce della fede. Forse dei momenti di maggiore intimità potrebbero essere di aiuto.
Ovviamente qualsiasi argomento verrà scelto sarà sempre un arricchimento spirituale e umano
Lucio e Marinella Gallo
Essendo (tra) gli ultimi che si sono uniti al gruppo, ci è sembrato inizialmente improprio essere propositivi, non avendo conoscenza del vostro ampio e di certo solido pregresso percorso. Tuttavia, poiché partecipare significa non solo ascoltare, apprendere e apprezzare, ma anche contribuire, farsi parte attiva, mettersi in gioco, abbiamo deciso di sottoporvi qualche idea, sperando possiate gradirle, migliorarle, o, comunque, trovarle utili.
Secondo noi, ci sono 3 opzioni di base da valutare (di cui noi due sentiamo l’esigenza):
- Vivere gli incontri come momento di approfondimento delle Sacre Scritture e più in generale della nostra conoscenza sui temi legati alla nostra fede religiosa e alla famiglia
- Vivere gli incontri per essere preparati a dire la nostra su temi attuali (fluid gender, eutanasia, clonazione, fiscalità, etc) alla luce del Vangelo, senza basarci sulle nostre, a volte, approssimative interpretazioni individuali
- Vivere gli incontri per realizzare dei progetti di testimonianza di fede collettiva, che integrino quanto ognuno già realizza da solo con la preghiera e le opere.
Corrispondentemente, si potrebbero valutare:
- Il testo del Catechismo della Chiesa Cattolica, definendo collettivamente i temi ed affidandoli ogni volta a una coppia, perché li approfondisca con padre Giuseppe. Il Catechismo e’ una splendida fonte di formazione e ispirazione. Se non lo conoscete, provate a leggere cosa dice, ad esempio, sul matrimonio.
- Testimonianze di esperti di singole materie, di estrazione cattolica, selezionati insieme, che forniscano un quadro di riferimento, seguite da domande e dibattito
- Realizzazione di diversi progetti da realizzare sul territorio, come, ad esempio, una Festa delle Famiglie di Piedigrotta, con Messa, dolci, vivande, pesca a premi per i bambini, canzoni, giochi, etc aperta a praticanti e non, indigenti e non.
Ulrica De Georgio
Carissimi, mi associo alla proposta dei nostri fratelli Marinella e Lucio, giacché ritrovo anche in me l’esigenza di conoscere meglio Gesù e la Sua Parola.
Non so se questa sia la sede opportuna, ma vorrei anche sapere se sarà possibile fare formazione per i lettori. Don Giovanni, infatti, ci ha detto che c’è un ministero delle letture.
Infine vorrei rinnovare la mia disponibilità ad affiancare i catechisti nell’organizzazione delle attività per i bambini che si preparano a ricevere la prima comunione. Come alcuni di voi già sanno da più di 10 anni lavoro con i bambini e mi farebbe tanto piacere poter mettere al servizio della nostra comunità questo dono del Signore.
Giovannella Gualdieri Miletto:
Io, se posso, voto “Omelie del Papa sulla preghiera”
Patrizia e Michele, Brunella e Pino
Riteniamo che la lettera Apostolica “Patris Corde” , oltre che essere in sintonia con quanto proposto del Papa che ha voluto dedicare questo anno a San Giuseppe , si possa leggere con molta facilità e fornisca spunti di riflessione sulla realtà familiare.
L’ esortazione apostolica “Gaudete et Exsultate”, nel cap 3 tratta le Beatitudini e le stesse vengono trattate nelle catechesi tenute dal Papa nel corso delle udienze generali da gennaio ad aprile 2020. Molti anni fa in famiglie insieme dedicammo un anno alle Beatitudini. Si potrebbero comunque prendere di nuovo in considerazione leggendo contestualmente le bellissime catechesi di Papa Francesco . In conclusione siamo favorevoli a entrambe le scelte.
Anna e Franco Branda
A me e Anna piacerebbe molto continuare come quest’anno focalizzando l’attenzione su un diverso documento di Papa Francesco. Forse si potrebbe prestare più attenzione ai riferimenti biblici.
Potrebbe essere interessante che uno degli incontri riguardasse un tema d’attualità discusso insieme ad un esperto.
Carlo ed Annamaria De Cesare
In merito alla proposta di verifica riteniamo che l’anno alle spalle non sia andato male, perché se è vero che gli incontri “a distanza” non possono competere con quelli “in vicinanza” è altrettanto vero che abbiamo avuto occasione di incontraci all’interno delle nostre case, e vivere per la prima volta il senso comunitario della famiglia “allargata” condividendo le nostre mura domestiche. Detto questo credo che siamo un gruppo in crescita e lo dimostra il fatto che i temi trattati si stanno sempre più allontanando dalla condivisione di problematiche quotidiane, (se pur importanti) per affrontare la ricerca di una spiritualità condivisa. In merito a tutto quello che avremmo voluto dire e non abbiamo detto, credo che ci sia sempre da dire, e tu lo sai bene, ma ciò che leggo fra le righe del tuo messaggio è che occorre spronare alla condivisione chi purtroppo tende a tenere le cose per se.
La programmazione:
Noi concordiamo con lo “studio” di un documento. Nella specifico l’enciclica sulla fratellanza del 2020.
Crediamo sia un testo ricco di spunti. Ovviamente molto molto attuale.
Ma siamo disponibili anche per percorsi tematici e per eventuali riflessioni proposte da Don Giuseppe.
Riteniamo importante continuare come sempre con la coppia apripista e con la necessità di avere un piccolo nucleo organizzatore (cuore) che potrebbe anche non essere su base volontaria, ma rigorosamente a turno in sostegno alla coppia apripista.
La cassa comune è indispensabile se vogliamo continuare a percorrere la strada intrapresa della carità qualunque sia la destinazione.