Anno 2013 – 2014
E con venerdì 11 ottobre 2013 sono ripresi gli incontri del cammino di “Giovani Sposi” e … di coppie giovani, oltre alle storiche quattro, ce ne erano ben sei nuove. Quindi … un BENVENUTO a loro e un saluto e un grazie anche alle coppie senior che ci affiancano, ci offrono spunti e ci sostengono con la loro esperienza.
L’incontro è iniziato con un giro di presentazione delle coppie presenti e poi è proseguito con l’intervento della coppia-guida della serata, Daniela&Maurizio, che hanno scelto di proporre una riflessione (personale e corale) del capitolo “Giuseppe e Maria: il segreto dell’intesa” tratto da “E Dio disse loro…” di Aristide Fumagalli. Lo spunto offerto dai genitori di Gesù è stato quello del VALORE DEL SILENZIO: il silenzio nella coppia non deve essere solo il momento di decantazione dell’arrabbiatura e quindi essere essenzialmente e solamente il momento di rottura della comunicazione tra marito e moglie; il silenzio deve essere valorizzato come momento di intimità, come momento di preghiera che sottolinea l’importanza e l’impegno di un progetto di vita che è il matrimonio.
Nel matrimonio marito e moglie si sono uniti per “diventare una carne sola”, ma ciò non significa annullare le specificità e le peculiarità della sposa e dello sposo come individui: Giuseppe, infatti, è sposo e padre ed è guidato nel suo cammino matrimoniale in sogno da Dio; Maria, infatti, è sposa e madre e compie il suo cammino matrimoniale attraverso il mistero della maternità. Le loro diversità si incontrano e si capiscono teneramente proprio nel SILENZIO che diventa un silenzio ricco di vita, di intesa e unione con Dio.
Durante l’incontro relativamente al SILENZIO nella vita di coppia sono state condivisi diversi punti di vista (silenzio=imbarazzo; silenzio=rabbia; silenzio=stanchezza; silenzio=noia; silenzio=situazione da evitare per immergersi nella frenesia della vita), ma tutti siamo stati concordi sul fatto che vivere il SILENZIO nel modo in cui l’hanno vissuto pienamente Maria e Giuseppe è un impegno che richiede attenzione, dedizione e volontà.
“C’è dunque un segreto che Maria e Giuseppe lasciano trapelare. Il segreto è che l’intesa di coppia non si regge sulle sole parole e i gesti che ci si scambia, ma necessita anche e soprattutto del silenzio. In ogni linguaggio il silenzio tra le parole è la condizione di permettere il discorso: laddove non c’è tregua al parlare, si finisce per parlare a vanvera”.
L’incontro si è concluso con un brindisi al cammino di Giovani Sposi per questo nuovo anno in seno alla Parrocchia di Piedigrotta e con un pensiero ai nostri “figli” di Haiti per i quali è stata ripresa la raccolta fondi.
L’incontro di Giovani Sposi del mese di Novembre si è tenuto il giorno 8 alle ore 20.00 presso il salone parrocchiale della Basilica di S. Maria di Piedigrotta presso la quale lo scorso mese di Ottobre è approdato Don Silvano che ha partecipato all’incontro offrendo alle coppie presenti un’interessante lettura della vita di Maria E Giuseppe.
Un BENVENUTO a Don Silvano, alla nuova coppia arrivata e un BENTORNATI alle nuove cinque coppie presenti allo scorso incontro di Ottobre.
Il clima dell’incontro novembrino è stato partecipativo, intenso, piacevole ed è stato incentrato su “Maria e Giuseppe: il segreto dell’intesa”. La loro intesa si fonda sul dono del Silenzio, luogo nel quale entrambi sentono e si fondono con l’Unità Dio che è la loro guida. Dio per loro diventa il luogo della reciproca fiducia, del reciproco affidamento: sia per Marie e Giuseppe che per tutte le coppie di sposi è, infatti, la FEDE a supportare il matrimonio, è la FEDE che abolisce le motivazioni personali e egoistiche e apre la strada del SILENZIO, intesa come spazio per dare la possibilità al coniuge di esprimersi e come spazio personale per ascoltare il coniuge. ASCOLTO e SILENZIO diventano così forme di manifestazione della TENEREZZA e quando c’è tenerezza nella coppia automaticamente le proprie ragioni, se pur giuste, decadono o meglio ancora vengono chiarite e controbattute attraverso l’arte del DIALOGO. Infatti, SILENZIO e PAROLE diventano, all’interno di un percorso matrimoniale e ancor di più durante un momento di crisi di coppia, due strumenti per cercare di risolvere la crisi. Come, inoltre, sottolineato da Don Silvano ogni coppia deve trovare i propri strumenti per costruire la propria vita matrimoniale, ogni coppia deve SCOPRIRE IL PROPRIO SEGRETO, la PROPRIA INTESA. E partendo da tale assunto Don Silvano ha donato alle coppie presenti seniores e juniores la sua riflessione in merito al tema dell’incontro: “Maria conservava nel cuore” la propria esperienza di fatica, di dolore, di elaborazione di ciò che Dio voleva dal Lei e da Giuseppe durante il loro matrimonio che ha dovuto affrontare prove su prove. La prova per Giuseppe di sposare la fanciulla incinta Maria. La prova della fuga da Erode che voleva uccidere Gesù. La prova della scomparsa di Gesù che era rimasto nel Tempio e si era riconosciuto figlio di Dio. La prova della morte in croce di Gesù. Maria e Giuseppe, dunque, comunicano sì nel silenzio, ma come tutte le coppie di sposi hanno vissuto le problematiche della quotidianità e sono riuscite ad ovviarle con l’aiuto di Dio. E questo, quindi, quello che si chiede alle COPPIE CONSACRATE: di affidare a Dio ogni domenica al momento dell’offertorio la propria settimana fatta di gioie, di dolori e di stanchezze; di affidarsi a Dio specialmente nei momenti di crisi per tornare a dialogare in modo che, come ricorda San Pietro “NON TRAMONTI IL SOLE SOPRA LA VOSTRA IRA”.
Nel corso dell’incontro è emersa, specialmente nelle coppie da poco sposate, la problematica dell’ingerenza delle famiglie di origine sulla e nella vita matrimoniale dei figli e quindi in diretta è stato contattato lo psicologo Antonio Gentile che coinvolgerà (come sempre) le coppie con il suo intervento venerdì 29 Novembre alle ore 20.00 presso il salone parrocchiale della Basilica di S.M.di Piedigrotta.
L’incontro dicembrino di Giovani Sposi è fissato per venerdì 12 alle ore 20.00 sempre presso il salone parrocchiale e prenderà l’avvio dal capitolo di “E Dio disse loro..” intitolato “Adamo ed Eva: luci ed ombre nell’amore”.
L’incontro si è concluso con un pensiero affettivo e materiale ai bambini adottati di Haiti, con la preghiera del Padre Nostro, Padre di noi tutti che, quindi, siamo Fratelli e con l’impegno di pregare tra di noi e per noi coppie di Giovani Sposi.
Fausta, Giovani Sposi
ps: nella relazione di Ottobre non ho riportato un suggerimento bibliografico proposto da Fulvio F. in relazione alla figura di Maria e al suo essere madre di Gesù e moglie di Giuseppe. Il romanzo è intitolato “In nome della madre” e l’autore è Erri De Luca.
Venerdì 29 novembre alle ore 20.00 presso il salone parrocchiale della Chiesa di S.Maria di Piedigrotta lo psicologo-psicoterapeuta Antonio Gentile è intervenuto sulla tematica “L’ingerenza dei genitori nella vita di coppia”. All’incontro ha partecipato parte della comunità parrocchiale che spaziava da alcune coppie di Giovani Sposi, altre di Famiglie Insieme, una di “Innamorati lontano dal matrimonio”, nonni e ovviamente Don Giovanni senior, Don Giovanni new entry e Don Silvano. All’incontro hanno partecipato anche delle coppie di Cercola di cui una, nata a Piedigrotta, ha filiato nel comune di residenza.
Il dott.Gentile, durante tutto l’incontro, con la sua solita verve e la sua solita spontaneità ha spiegato che la realtà di coppia è si complessa, ma generalmente i comportamenti che la determinano sono semplici e prevedibili. La “difficoltà” è rendersi conto di questi comportamenti che vengono appieno compresi solo quando la “macchina non funziona più”. A questo punto la “macchina” deve essere riparata e messa nuovamente in sesto. Come si fa? Nella coppia uno dei due partner decide di aggiustare “la macchina”, quindi decide di gestire il rapporto: ovviamente se nella coppia c’è complicità insieme i due partner decidono di reagire e creare un nuovo equilibrio positivo.
Nel caso di una giovane coppia di sposi di certo le ingerenze della famiglie di origine sono più marcate e forti. E allora come si deve e come può destreggiarsi la giovane coppia? E qui i casi sono due:
- la giovane coppia fa richiesta di ingerenza in quanto ha bisogno dei genitori, ad esempio, per accudire il nipotino quando i genitori sono a lavoro. L’aiuto si rivela necessario, ma deve richiedere da parte della giovane coppia e dei genitori una gestione della richiesta-offerta.
- la giovane coppia entra in un sistema patologico che, generalmente, dipende da un sistema familiare originario non sano.
Dal punto di vista psicologico la giovane coppia, inoltre, incosciamente o meno è legata ai miti e ai riti della propria famiglia di origine dai quali può essere difficile uscirne. Se comunque se ne riesce ad uscire è certo che la nuova famiglia creerà un nuovo rito ed un nuovo mito. I riti e i miti certo non sono un danno, anzi sono il “luogo” dove la famiglia crea la propria individualità e si riconosce al suo interno ed è riconosciuta dall’esterno. Il problema sorge quando i miti e i riti intrappolano e non danno la possibilità alla nuova famiglia di creare la propria individualità. A tal punto scoppia tra le famiglie di origine e la nuova famiglia un ping-pong continuo che, dolorosamente, poggia e si fomenta sui sensi di colpa.
E, quindi, come si risolve la situazione? Di certo con l’arte del dialogo. La nuova coppia con dolcezza e motivazione deve spigare il proprio punto di vista e le proprie esigenze. Le famiglie di origine, anche se con sofferenza, devono cercare di capire senza mettere in campo l’arte del ricatto. Se tra famiglia nuova e famiglie di origine c’è dialogo, il nuovo rito-mito può riuscire a costruirsi trovando un punto di incontro con il vecchio rito-mito. Il problema sorge, invece, quando all’interno della famiglia di origine i rapporti sono bastai su un legame patologico che, psicologicamente, è addirittura trigenerazionale. A questo punto ogni relazione tra nuova famiglia e famiglia di origine diventa difficile da gestire. Quale può essere, perciò, la “soluzione”? Teoricamente la “soluzione” sarebbe che la nuova coppia di sposi sia solidale e metta se stessa al primo posto: la coppia di sposi deve essere e deve mostrare la sua complicità. Attenzione: ciò non vuol dire che la coppia deve imporsi senza dialogare con le famiglie di origine; ciò vuol dire che la coppia, dopo aver lavorato a formare e gestire la propria individualità, è in grado di trasmettere serenamente, con motivazione e dialogo le sue esigenze. Il punto di forza della nuova coppia, quindi, sia nel rapporto con le famiglie di origine, sia all’interno della vita di coppia è quello di saper trasmettere STIMA AL PROPRIO PARTNER e essere in grado di gestire la BANALITA’ DELLA QUOTIDIANEITA’.
Un GRAZIE all dott. Gentile che anche stavolta non ha deluso il suo pubblico piedigrottese e che sempre con competenza professionale, ironia, gioco ha saputo sciogliere i dubbi e le perplessità delle coppie presenti e ha fornito una chiave di lettura della propria esperienza personale e di coppia.
L’incontro dicembrino di Giovani Sposi si è tenuto il 13 sera, alle 20.00, presso il salone parrocchiale della Basilica di S.M.di Piedigrotta e ha visto la presenza di cinque coppie juniores e due coppie seniores. Certo l’assenza di qualche coppia giovane si è fatta sentire, ma … è pur vero che tra scadenze lavorative previste dalla quasi imminente fine dell’anno e tra influenze e malanni di stagione il proverbio latino cade a fagiuolo … “ubi maior…”!!!!
L’incontro è stato avviato da Don Silvano che con un corale segno della croce e una lettura corale de “Il matrimonio” di Gibran ha dato il là per affrontare l’argomento della serata: “Adamo ed Eva: luci ed ombre dell’amore”.
L’argomento in modo mirabile, preciso, attento e meditato è stato introdotto da Cinzia&Antonio. Il punto di partenza per sviscerare la questione tanto spinosa quanto ancestrale è stato il capitolo del libricino “E Dio disse loro…” dedicato alla prima coppia di sposi delle Sacre Scritture.
Cosa rappresentano Adamo ed Eva?
Qual è il significato della loro storia?
Qual è stato il ruolo giocato dal serpente nella loro vita di coppia?
Queste sono state le domande a cui, durante l’incontro, si è cercato di dare delle risposte.
Prima di tutto, come sottolineato da Cinzia&Antonio, la storia di Adamo ed Eva rappresenta la storia di una coppia che dall’innamoramento passa alla vita reale. Tale passaggio è sancito dalla cacciata dal Paradiso, a seguito del malizioso invito da parte del serpente. Tale immersione nella vita reale, però, sembrerebbe stonare con il fatto che Eva è “carne della carne” di Adamo. Se l’innamoramento tra i due è incentrato su questa fusione divina, come mai Eva si è fatta tentare dal serpente? Come mai Eva non ha chiesto consiglio ad Adamo in merito all’invito alla tentazione?
Questo, quindi, è il nodo reale e culturale di come il passaggio dalla bellezza dell’innamoramento alle difficoltà della vita quotidiana di coppia segna quasi una rottura. Ma, se Adamo ed Eva sono le migliori creature di Dio come è possibile che in loro la bellezza possa sfiorire? Come è possibile che la loro bellezza possa essere stata tramutata in peccato originario? Cercando di dare una risposta tanto legata alla vita reale, quanto legata al contesto culturale cui risale la scrittura della Genesi si può ritenere che in ogni coppia ognuno dei due partner ha un compito e relativamente a questo domina nella coppia. L’altro partner si fa, quindi, sedurre e accoglie la peculiarità di quel ruolo. Se questo rapporto si legge alla luce del Nuovo Testamento nella coppia uomo e donna si amano e si mettono al servizio l’uno dell’altro; se si legge questo rapporto alla luce della parole di Gibran ne scaturisce “amatevi l’uno l’altro, ma non fatevi prigione d’amore”. Di certo anche il libro della Genesi voleva veicolare questo messaggio, ma per contesto socio-culturale si è “limitato” a leggere il rapporto tra Adamo ed Eva su un piano “chimico”: i due, nati l’una dalla costola dell’altro, si sono attratti e si sono uniti. Ma, in un rapporto di coppia, questa dimensione chimica non basta: la coppia deve crescere, deve accettare i cambiamenti come, ad esempio, la nascita di un figlio che addirittura arriva ad abbattere la chimica tra marito e moglie. La coppia, quindi, durante le tappe del suo essere (che sono state le stesse percorse da Adamo ed Eva) si scoprono, si supportano, ma talvolta si sopportano. E come, allora, si deve risolvere questa sopportazione? Sicuramente con l’Amore, con il Rispetto e con l’aiuto di Dio. Grazie a queste tre preziose forze la sopportazione torna ad essere supporto l’uno per l’altra. Essere l’uno per l’altra, perciò, riporta all’inizio della storia dell’umanità in cui sono stati plasmati Adamo ed Eva: sono carne della carne, ma quando subentra la tentazione le loro carni non si riconoscono più ed allora interviene Dio che fa comprendere l’essenza del loro avere peccato. Adamo ed Eva, dunque, non sono poi così distanti da una normalissima coppia tanto dell’antichità, tanto dell’attualità per il semplice fatto che rappresentano l’umanità stessa. Basti pensare che in ebraico la parola “Adamo” significa “Umanità”. E basti pensare anche al fatto che la tentazione è parte integrante dell’umanità: la tentazione non è altro che parte integrante del Dono che Dio ha fatto all’umanità; il dono del Libero arbitrio. Questo dono è, infatti, l’arma divina con il quale l’uomo -che vive sempre ad un passo tra Bene e Male- può decidere di scegliere la via del Bene e della Libertà.
Lo spunto della Genesi, durante l’incontro, ha avviato una serie di domande, di riflessioni e ha dato l’opportunità alla nuova coppia arrivata (cui abbiamo dato il nostro BENVENUTO) di confrontarsi, di fare luce sulle loro ombre e di riflettere sulla pregnanza del matrimonio cristiano che, in un momento di crisi, ha sempre un'”arma” cui fare riferimento. Quel Dio che comprende il dolore delle difficoltà perché ha sottoposto alla prova più dura suo Figlio, ma che dona anche la gioia della Resurrezione.
Assenti all’incontro per motivi di salute sono stati anche Simona&Giovanni. Parlando con Simona qualche tempo fa del capitolo del libro “E Dio disse loro…” relativo ad Adamo ed Eva, lei suggeriva la lettura del racconto di PRIMO LEVI, “LILITH LA PRIMA DONNA”.
L’incontro si è concluso con la raccolta per le adozioni a distanza (cui è dedicata il mercatino del dolce di domenica 15 dicembre) e un AUGURIO DI BUONE FESTE NATALIZIE accompagnato dalla “Preghiera natalizia di Madre Teresa di Calcutta” proposta da Fulvio F. e letta coralmente. “ASCIUGA, BAMBINO GESU’, LE LACRIME DEI FANCIULLI! SPINGI GLI UOMINI A DEPORRE LE ARMI E A STRINGERSI IN UN UNIVERSALE ABBRACCIO DI PACE!INVITA I POPOLI, MISERICORDIOSO GESU’, AD ABBATTERE I MURI CREATI DALLA MISERIA E DALLA DISOCCUPAZIONE, DALL’IGNORANZA E DALL’INDIFFERENZA, DALLA DISCRIMINAZIONE E DALL’INTOLLERANZA. SEI TU, DIVINO BAMBINO DI BETLEMME CHE CI SALVI, LIBERANDOCI DAL PECCATO. SEI TU IL VERO ED UNICO SALVATORE, CHE L’UMANITA’ SPESSO CERCA A TENTONI. DIO DELLA PACE, DONO DI PACE PER L’INTERA UMANITA’, VIENI A VIVERE NEL CUORE DI OGNI UOMO E DI OGNI FAMIGLIA. SII TU LA NOSTEA PACE E LA NOSTRA GIOIA! AMEN.”
L’incontro di Gennaio di Giovani Sposi si è tenuto il giorno 10 alle ore 20.00 presso il salone parrocchiale dove, durante l’incontro, di certo ha vegliato su di noi tutti lo sguardo di Don Giovanni, finito la mattina dell’Epifania. La camera ardente, infatti, è stata allestita proprio nel salone parrocchiale e chi gli ha dato l’ultimo saluto qualche giorno prima e chi gli era molto affezionato ha sentito la sua assenza-presenza in modo forte e profondo durante l’incontro.
L’incontro è stato aperto da Don Silvano che, da pochi mesi giunto a Piedigrotta, sta guidando Giovani Sposi con le sue riflessioni spirituali, ma inserite pienamente nella vita pratica di tutti i giorni. Le sue riflessioni in maniera attenta e meditata sono state accompagnate da una lettura sia all’inizio che alla fine dell’incontro: “Ci hai pensato insieme” e “Il Matrimonio secondo Tertulliano”. Due letture pertinenti alla tematica dell’incontro che verteva sulla coppia Adamo ed Eva e sulle luci e sulle ombre del loro amore.
A guidare la riflessione sulla prima coppia delle Sacre Scritture sono stati Cinzia&Antonio: il percorso di Adamo ed Eva è quello di una normalissima coppia che vive il cammino dall’innamoramento alla matrimonio, guidato dall’Amore di Dio.
La loro vita quotidiana di certo è stata caratterizzata da momenti critici come quello legato al serpente tentatore e alla morso della mela dell’albero della conoscenza: ma questo momento così drammatico va letto come un DONO che Dio ha fatto ad Adamo ed Eva, il dono della LIBERTA’DI SCELTA.
E’stato, infatti, proprio Dio a donare all’uomo la libertà di sbagliare: sbagliare è un modo per misurare la propria FEDE; è il modo che Dio ha stabilito per vedere, nel caso delle coppie di sposi cristiane, se la FEDE della coppia è solida e se il MATRIMONIO CRISTIANO ha QUELLA FORZA IN PIU’ nei momenti di crisi e frattura.
In questa luce, infatti, va letto anche l’episodio della cacciata dall’Eden che diventa simbolo dei reali problemi della vita di coppia che, per superarli, deve imparare a comunicare, deve ricordare che ognuno dei due sposi è carne della carne dell’altro, nonostante la propria identità e diversità. Nel matrimonio, infatti, l’essere carne della carne diventa anche simbolo di reciprocità delle diversità. Partendo, dunque, da questo assioma, la risposta a domande come “cosa può rendere stabile la vita di coppia?”, “il matrimonio è un salto nel buio, o no?”, “chi si sposa in chiesa crede veramente nell’aiuto di Dio?” viene da sé: il matrimonio deve essere una SCELTA COSCIENTE. Scelta che, però, se vive momenti di routine deve essere rinnovata anche attraverso piccoli gesti per “rendersi attraente al partner” (Linda): un abito da casa carino e non totalmente sciatto; l’aspetto fisico curato e non trasandato; un sorriso e non sempre una faccia imbronciata che apre la porta ed un’altra altrettanto imbronciata, stanca e scocciata che entra dalla porta dopo una giornata di lavoro. Il matrimonio deve ricordarsi che la SCINTILLA cambia nel tempo: non può essere sempre e solo quella di matrice chimica dei tempi dell’innamoramento e dei pesciolini nello stomaco; ma deve essere alimentata, mostrata al partner attraverso forme di seduzione inventiva. A tal proposito Fulvio&Linda ci portano sempre l’esempio di quella coppia che, per creare un pò di intimità, a sera inoltrata, dopo aver messo a letto i bimbi, si vestiva di tutto punto e cenava nel salone di casa attorno ad una tavola addobbata per ospiti importanti a cena. Il matrimonio ha bisogno, per non adagiarsi e quindi più facilmente cadere in tentazione, di inventiva, del piacere di stare bene in compagnia del proprio marito o della propria moglie, entrambi i quali hanno il piacere di tornare a casa e tenere alimentata la scintilla del proprio amore, anche ricordando gli albori della loro storia (come fanno Cinzia&Antonio che raccontano ai loro bimbi, quasi sotto forma di favola del fagiolo magico, il loro primo incontro). E la coppia, ricordando, è in grado di vedere e dare peso al cammino fatto insieme negli anni alla luce di valori comuni quali l’AMORE e la STIMA reciproca.
L’incontro si è concluso con la comunicazione
- che il 2 Febbraio presso la Chiesa di S.M. di Piedigrotta, durante le messe, sarà celebrato il Rinnovo delle Promesse Matrimoniali. E’previsto anche pranzo comunitario presso il salone caminetto.
- che il 29 Marzo, presso la Chiesa di S. Pancrazio a Roma, è fissato un incontro con la giornalista C. Miriano che presenta il suo libro, dal titolo provocatorio, “Sposati e sii sottomessa”. L’invito è stato fatto dal gruppo di Famiglie Giovani con il quale Giovani Sposi è partenariato;
- il prossimo incontro è fissato per il 7 Febbraio e dovrebbe vertere su “Isacco e Rebecca: lo sguardo sui figli”.
P.S: In merito al racconto degli albori dell’innamoramento di una coppia, mi permetto di consigliare un film delicato e delizioso intitolato “Certamente forse” (regia A. Brooks):
Durante il mandato Bush, Will Hayes, deve spiegare a sua figlia di dieci anni, Maya, il prossimo divorzio dalla moglie Sara. Incalzato dalle domande di Maya, Will ripercorre la sua vita da quando nel 1992, durante la campagna di Clinton per le primarie, era un giovane idealista di provincia con aspirazioni politiche e toccando inoltre le tre relazioni più importanti della sua vita. I racconti romanzati di Will fanno capire alla piccola Maya chi delle tre donne amate del padre sia poi diventata la sua mamma. Will invece capisce chi è il suo vero amore.” (da “Wikipedia”)
L’incontro di febbraio di Giovani Sposi si è tenuto il giorno 7 alle ore 20.00 presso il salone caminetto e ha visto la partecipazione di una nuova coppia, Tiziana&Felice. A loro, quindi, è spettato il nostro BENVENUTO.
Il tema dell’incontro, guidato da Carla&Alessandro, era incentrato su “ISACCO E REBECCA: LO SGUARDO SUI FIGLI” (Gn 25). Ad introdurre la tematica è stata Brunella che ha letto il passo della Genesi (24) relativo all’incontro e al matrimonio voluto dalla beningintà dell’Eterno tra Isacco, figlio di Abramo, e Rebecca. Dal loro matrimonio nascono due gemelli, Esaù e Giacobbe. Il secondo nasce tenendosi avvinghiato al piede del primo. Esaù è bravo nella caccia, è il primogenito ed è caro al padre Isacco; Giacobbe è il figlio più tranquillo, ma è visto dalla madre Rebecca come il più adatto a diventare il futuro capofamiglia (anche se ciò è in dissonanza con la legge della primogenitura). La storia della famiglia di Isacco ha dato, quindi, lo spunto per riflettere sul rapporto genitori-figli, laddove, in particolare, i genitori devono rapportarsi a due o più figli. Compito non semplice. Lo sguardo sui figli, nonostante l’amore immenso ed uguale che i genitori possono dare loro, non è uguale: potrebbe definirsi diverso. Un genitore, di certo, si riconosce nel figlio che vede più simile a lui. Un genitore, se ha un bel rapporto con il partner, è felice di vedere nel figlio il meglio della persona con cui ha scelto di condividere la vita e metterne al mondo una o più di una. Se c’è equilibrio e serenità di coppia i figli sono in grado di sapere leggere il diverso sguardo che i genitori hanno su di loro. Il problema nasce quando la famiglia non è in regime di serenità per cui il figlio diventa l’ostaggio nella guerra tra marito e moglie: si rischia di tenere solo ed unicamente per sé il figlio nel quale ci si riconosce e di “ripudiare” il figlio che rispecchia il carattere del coniuge con il quale si è in lite. La soluzione, allora, quale potrebbe essere? La prima potrebbe essere, anche in casi di famiglie separate, l’intelligenza degli ex sposi che non potranno mai diventare ex genitori. Nel caso di famiglie unite e separate, relativamente all’educazione dei figli, mamma e papà si devono mostrare uniti nella loro diversità, porre delle regole che attraverso il dialogo e il confronto (talvolta anche critico e forte emotivamente) devono essere veicolate. I genitori devono rappresentare per i figli, nei quali si riconoscono, il modello nel quale i figli devono riconoscersi e costruire la loro strada. In questo percorso consiste la bellezza della diversità tanto dei genitori quanto dei figli. Questi non sono dei bambolotti o delle marionette da crescere: sin dal loro primo vagito hanno un loro carattere, un loro temperamento e i genitori hanno l’arduo compito di imparare a mettere loro addosso il vestito più adatto (come ha detto giustamente Cinzia). In tale lavorio costante (e che cambia nel tempo a secondo delle tappe della crescita dei figli) di mamma e papà si riconosce e si costruisce lo sguardo sui figli. Nel mentre il lavorio dello sguardo deve essere unito al lavorio sull’unità di coppia: richiede fatica, costa tempo, si deve costruire continuamente. Come ha detto giustamente Linda è una “scommessa” dei genitori, come è una scommessa anche il fatto che i genitori devono lavorare su se stessi affinché lo sguardo sui figli sia protezione, affetto, guida e non recriminazione verso i difetti del coniuge. Non è un percorso facile, ma laddove la famiglia è guidata dalla Luce di Dio, anche nei momenti di difficoltà, basta fermarsi un attimo per volere e sapere capire lo sguardo risolutore dell’Eterno su mamma, papà e figli.
L’incontro di Giovani Sposi del mese di Marzo si è tenuto venerdì 7 alle ore 20.00 presso il salone caminetto ed è stato incentrato su “TOBI E ANNA: IL LOGORIO DEL QUOTIDIANO”. (Tb 2) L’incontro, gestito da me e Fulvio, è stato introdotto da Linda che ha inquadrato nel contesto storico la vicenda di Tobi ed Anna: il libro di Tobia del Vecchio Testamento rientra tra i libri sapienziali e risale al 720-612 a.C. quando il popolo ebreo viveva in Assiria. Il libro di Tobia (figlio di Tobi) fa leva prevalentemente sulla pazienza nelle tribolazioni, sul culto della famiglia, sulla preghiera, sull’ospitalità, sull’amore di Dio verso il giusto Tobi. Questi è un eccellente osservatore della Legge anche nei momenti più drammatici della sua vita che lo rendono cieco e lo fanno entrare in conflitto con la moglie Anna. Costei, però, da moglie amorevole e donna forte affronta con tenacia l’avversità della vita: si dedica alla casa, ma per supportare economicamente la famiglia -da quando il marito Tobia è diventato cieco- lavora anche. Tesse la lana, la rimanda ai padroni e riceve la paga. Una volta, poiché era brava nel suo lavoro, il padrone oltre alla paga le donò anche un capretto per desinare. Tobi, sentito il belare del capretto, chiede da dove venisse. La moglie Anna gli spiega la provenienza e lui l’accusa ritenendo che quel capretto è stato rubato e che lei quindi non può accettarlo. Tobi con questa accusa si nasconde dietro la sua cecità: non vede e -soprattutto- non vuol vedere. La moglie Anna, quindi, non sentitasi apprezzata per il suo lavoro, per il suo collaborare per il bene della famiglia, risentita accusa il marito e gli dice, provocatoriamente, “dove sono le tue elemosine? Dove sono le tue buone opere? Ecco, lo si vede bene dal come ti sei ridotto”. A questo punto, però, Tobi comprende che la rigida osservanza della Legge da sola non basta senza la preghiera. Comprende i suoi errori e dona a Dio la sua preghiera a seguito della quale gli si aprirà un nuovo corso e più sereno della vita.
Il passo dell’Antico Testamento è di un’attualità indiscussa. Quante coppie si trovano a vivere la quotidianità vissuta da Tobi e da Anna? Quante moglie non si sentono apprezzate dal marito ed ai figli per il loro impegno e per il loro amorevole sacrificio come madre e come moglie? Dal loro canto quanti mariti non si sentono pienamente coinvolti dalle loro mogli nell’andamento casalingo e nel rapporto con i figli? Di certo la donna, come madre e come moglie, si sente più coinvolta in tutti i processi, si anticipa nella risoluzione di piccole problematiche già quando, in lontananza, sente che stanno per sopraggiungere. La moglie-madre è, generalmente, un piccolo computer programmato a gestire casa-spesa-lavoro-marito-figli-famiglia-servizi burocratici. In alcuni casi la moglie-mamma è una macchinetta e anche se il suo ritmo quotidiano la distrugge, il più delle volte, non è capace di chiedere aiuto al proprio marito. I mariti anche se si dimostrano disponibili, talvolta si rendono conto che non riescono a gestire il menage familiare come le loro mogli. E’anche vero, però, che quando necessario aiutano e fanno bene il loro compito. Il ritmo quotidiano, di fatto, diventa stancante e, talvolta, arriva ad essere un logorio. La coppia si concentra sulla stanchezza e dimentica che per alleviarla basta la “semplice” raccomandazione di Papa Francesco “PERMESSO, GRAZIE, SCUSA”. Sono tre parole che, dette con cuore e con Fede, sono in grado di far sbollire la rabbia, l’amarezza, il risentimento. Sono tre parole che permettono a moglie e marito di incontrarsi, di riconoscersi umanamente con i propri momenti di sfinimento e di affaticamento fisico. Sono tre parole che danno la possibilità alla coppia di far diventare il loro matrimonio un MIRACOLO.
L’incontro di Giovani Sposi del mese di aprile si è tenuto venerdì 4 alle ore 20.00 presso il salone parrocchiale e ha visto l’assenza di Pino e Brunella, di Fulvio T. (ma non mia), di Daniela e Maurizio. Don Silvano, invece, è arrivato ad incontro iniziato perché impegnato nell’attività parrocchiale di benedizione delle abitazioni dei parrocchiani del quartiere.
L’incontro è stato incentrato su “CRISTIANO E CRISTIANA: LA VERITA’DELL’AMORE” ed è stato guidato da Lucia e Giulio.
“L’amore umano si illumina della luce dell’amore cristiano” e perciò è PER SEMPRE, TOTALE, UNICO, FEDELE, FECONDO.
La coppia cristiana, infatti, seguendo la via di Cristo è:
- PER SEMPRE perché “l’amore di Gesù è sino alla fine, fino al gesto supremo e insuperabile di dare la vita per gli altri”;
- TOTALE perché “Cristo amò i suoi dando per loro e a loro tutta la sua stessa vita”;
- UNICO perché è “corpo e anima, carne e spirito”;
- FEDELE perché come “Cristo non ha mai ritirato il suo amore, anche a fronte del tradimento”, così la coppia dovrebbe promettersi “fedeltà senza riserve”;
- FECONDO perché “nei figli, l’amore dei due cammina e continua oltre loro stessi” e perché “gli sposi cristiani danno la vita ai figli affinché l’amore che li unisce non abbia fine”.
Come si legge, quindi, in EF 5,21 l’invito della Bibbia alle coppie cristiane è quello di essere ”sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo”: la sottomissione, in tale ottica, non è sconfitta o perdita d’identità di uno dei due partner all’interno della coppia, ma è “nel timore di Cristo, e cioè nella rispettosa fedeltà al suo amorevole stile, per cui, se mai un coniuge volesse superare l’altro, lo potrebbe fare solo nella misura del dargli la propria vita”.
In quest’ottica perciò il matrimonio cristiano va visto come un matrimonio che dovrebbe avere una marcia in più grazie alla guida quotidiana di Gesù. Talvolta, però, non è così e, nell’esperienza comune, può capitare di vedere indissolubilmente legata una coppia sposata civilmente che una sposata in Chiesa e che, davanti a Dio, è stata celebrante della sua stessa unione.
I problemi quotidiani, i momenti di crisi e di litigio appartengono a tutte le coppie. Quelle cristiane dovrebbero ricordare più spesso a se stesse di avere quella marcia in più che rende bello il matrimonio stesso, quella marcia in più che spesso ci ricorda Papa Francesco: pregare insieme; fare pace prima di andare a dormire; chiedere permesso; chiedere scusa; chiedere perdono..
L’incontro di Giovani Sposi del mese di Maggio si è tenuto venerdì 9 presso il salone caminetto dove, a termine della riflessione su “GIUSEPPE E LA MOGLIE DI POTIFAR: IL PREZZO DELLA FEDELTÀ (Gn 39)”, si è banchettato a base di paste al forno, pizze, focacce, polpettoni, scarole, crostate e babà, coca-cola, aranciate e vino.
L’incontro, cui ha presenziato in qualità di sacerdote Don Giovanni (dato che Don Silvano era dovuto tornare a casa per la dipartita di una persona cara), è stato diretto da Tiziana&Felice: il passo della Genesi analizzato da loro raccontava di Giuseppe che era maggiordomo nella casa dell’egiziano Potifar, la cui moglie era attratta dalla bellezza e dall’avvenenza di Giuseppe. Tenta, perciò, più volte di sedurlo, ma Giuseppe, per rispetto nei confronti di Potifar e del comandamento divino di non desiderare la donna altrui, rifiuta le offerte seducenti della moglie di Potifar. Costei, però, non desiste e un giorno afferrò la veste di Giuseppe che fuggì lasciando la veste nelle mani della donna che, vistasi nuovamente rifiutata, decide di vendicarsi nella maniera più maliziosa e cattiva possibile: dice al marito Potifar che il maggiordomo Giuseppe aveva intenzione di approfittare di lei. A dimostrazione di ciò porge la veste di Giuseppe al marito che “lo prese e lo mise nella prigione, dove erano detenuti i carcerati del re”.
Il personaggio di GIUSEPPE è stato analizzato brillantemente da Tiziana&Felice:
- Giuseppe incarna l’ideale della RESPONSABILITÀ
- Giuseppe incarna la FEDELTÀ NEI PRINCIPI ETICI E RELIGIOSI
- Giuseppe incarna la SERENITÀ e la LIBERTÀ DI SCELTA NELL’AVER PAGATO UNA PENA INGIUSTA
- Giuseppe incarna l’uomo che sa leggere e tramutare le SVENTURE IN OPPORTUNITÀ.
Il personaggio di Giuseppe, quindi, ha fornito lo spunto per la riflessione su valori quali la FEDELTÀ, la FIDUCIA e la RESPONSABILITÀ: come vanno coltivate? Sono delle mete irraggiungibili ed impossibili? Certo sono mete che richiedono impegno per raggiungerle, che non devono essere contaminate da gelosia, ansia e preoccupazioni. Ma come si può sfuggire dalla negatività della gelosia, dell’ansia e delle preoccupazioni? Sicuramente per la coppia cristiana una grande forza viene dalla PREGHIERA, oltre che (come per le coppie non credenti) dal PERDONO, dal NON AVER PREGIUDIZI, dall’ACCETTAZIONE DELLE DIVERSITÀ.
Anche il cammino richiesto da questi antidoti non è proprio semplice, specialmente in quest’epoca nella quale la tentazione è presente ovunque: dalla televisione ai luoghi di lavoro dove spesso la complicità professionale non riesce ad arginare l’attrazione.
La riflessione di Tiziana, a questo punto, si è soffermata sul perché complicità professionale e attrazione si fondono: ciò accade perché la coppia sta attraversando un momento di debolezza e la tentazione si infiltra e fa soccombere il senso della responsabilità. Questa, infatti, spesso ci si dimentica che è un valore: facendola soccombere, non solo si tradisce il proprio partner, ma si tradisce prima di tutto se stessi. Ed allora avere la capacità di perdonare se stessi molto spesso può essere molto più difficile che essere perdonati dal partner che è stato tradito.
Come sottolineato da Linda, infatti, la parola RESPONSABILITÀ deriva dal verbo latino “respondeo” che, tradotto, significa “rispondere ad una chiamata”: per chi crede in primo luogo significa “dare una risposta ad una chiamata di Dio”; per chi crede e per chi non è credente il verbo significa “dare una risposta all’altro/a nella vita di coppia”, “dare una risposta al valore del matrimonio” tanto tra marito e moglie, tanto ai figli, tanto alla società che si fonda sul vincolo religioso/civile del matrimonio.
Come, poi, evidenziato da Don Giovanni il verbo “respondeo” esplicita il concetto di “lavorare alla chiamata di Dio” e per lavorare bene a tale missione il cristiano deve voler lavorare su se stesso per il bene proprio e il bene verso l’altro e deve lavorare non semplicemente sul senso del “perdono”, ma sul senso più profondo dell’ “aver perdonato perché il torto è stato dimenticato”.
La metafora riportataci da Linda ha avviato la chiusura dell’incontro; metafora che dà adito alla più profonda riflessione personale e collettiva: “OGNI ASCETA E’UN ATLETA”. Il traguardo per essere raggiunto richiede costante esercizio. La coppia cristiana per raggiungere quotidianamente il traguardo della durata del matrimonio deve esercitarsi nella FEDELTÀ del CUORE, del CORPO, dello SPIRITO.
La conclusione dell’incontro è stata conviviale e ha sancito la buona riuscita del cammino di Giovani Sposi che ha visto il rientro di Maria&Alessandro (sposi ora con tre non tanto pestiferi bimbi, un tempo fidanzati di “Innamorati lontani dal matrimonio”) e che, con l’incontro del 6 giugno e l’uscita di gruppo del 28 giugno a Roccamonfina, chiuderà momentaneamente i battenti in vista dell’arrivo della bella stagione.
L’incontro di Giovani Sposi si è tenuto anche nel mese di giugno e precisamente venerdì 6 alle ore 20.00 presso il salone parrocchiale.
All’incontro, di bilancio del lavoro annuale, hanno partecipato anche (e per la prima volta) Giuseppe&Valeria, genitori di tre bimbi e catechisti del corso prematrimoniale.
All’incontro, accompagnati da loro, sarebbero dovuti essere presenti anche delle coppie in procinto di sposarsi, ma per i tanti impegni pre-matrimonio non hanno potuto presenziare. Dato che l’idea di partecipare a questo cammino post-matrimoniale per queste prossime neo coppie di sposi c’è, ci auguriamo che da ottobre siano dei nostri.
Con piacere, nonostante un po’ di caos dovuto ai bambini (per i quali, stavolta, non è stato possibile un servizio baby-sitter), a Giuseppe&Valeria è stato presentato il cammino fatto: cammino di crescita e guidato, da punto di vista biblico, dal libricino “E Dio disse loro…”.
La conoscenza della vita delle coppie bibliche e l’approfondimento Bibbia alla mano della loro storia ha dato l’opportunità alle coppie di Giovani Sposi di riflettere su come i piccoli e grandi problemi matrimoniali sono parte integrante della coppia sin dall’origine di tempi (Adamo ed Eva). Ed inoltre anche i genitori di Gesù, Maria e Giuseppe, hanno avuto i loro piccoli problemi quotidiani oltre che, ad aver vissuto, il grande dolore-dono all’umanità della Morte-Resurrezione del loro Figlio.
Durante l’incontro, quindi, aver ripercorso, anche se a volo d’uccello, la storia di
Adamo ed Eva:luci ed ombre dell’amore
Isacco e Rebecca: lo sguardo sui figli
Tobi ed Anna: il logorio del quotidiano
Cristiano e Cristiana: la verità dell’amore
Giuseppe e Potifar: il prezzo della fedeltà
è stato un modo per riflettere con consapevolezza sulle tematiche affrontate, sulle “soluzioni” raggiunte, sul significato umano e religioso che la Bibbia può offrire tanto alle coppie laiche che credenti e sulle prospettive per il cammino del prossimo anno di Giovani Sposi.
Fausta, Giovani Sposi